wpe2.jpg (4456 byte)Prefazione
Home Su Link Libri on line Dentro i radicali

WB00795_.gif (408 byte)

copertina.jpg (18783 byte)

Il Partito che non c'era - on line
Storia di un appuntamento mancato

Prefazione


Fino ad oggi i libri di Mauro Mellini avevano sempre affrontato problemi politici particolari, anche se di grande rilevanza: il divorzio (egli fu il fondatore della LID, Lega Italiana Divorzio, e ne fu presidente) l'aborto, la giustizia, la mafia, l'antimafia. Deputato in quattro legislature, si era invece impegnato in Parlamento nei problemi più vari e generali, pur privilegiando quelli relativi a giustizia e diritti civili.

Radicale tra i fondatori del partito, dal 1987 denunziò il deliberato proposito di Pannella di liquidare tale formazione politica con il pretesto della sua trasformazione in partito transpartitico e transnazionale e con il risultato pratico della sua riduzione ad organizzazione di supporto per le personalissime iniziative ed esibizioni del leader, oramai espressioni di mero virtuosismo, disancorate da ogni progetto politico.

Il Partito radicale viene dunque eliminato, secondo Mellini, dalla scena politica italiana, proprio quando il regime, nemmeno più clericale, ma solo corrotto e lottizzato, regime delle tangenti, aveva finito per determinare nel Paese una ripulsa ed un dissenso profondi e generalizzati ed una ricerca confusa e frustrata di una forza cui affidare un voto di protesta non esclusivamente passiva.

Di qui parte Mellini, affrontando ora con questo libro una questione di carattere politico la più generale, cioè la vicenda del "partito che non c'è", come il quotidiano di Scalfari chiamò, appunto il partito di cui l'opinione pubblica, disgustata dal regime partitocratico, era alla ricerca all'approssimarsi delle elezioni. Non c'era infatti, scrive Mellini, il Partito Radicale, che era stato l'"antiregime" per eccellenza, autosoppresso alla vigilia di quello che doveva essere il suo momento. Ma, se è vero che, quando si crea un "regime", chi ne è fuori non può che essergli contro, subordinando alla necessità di combatterlo ogni altra scelta, si deve dire che a mancare all'appuntamento del 5 aprile, e quindi a rappresentare per milioni di italiani null'altro che il "partito che non c'è", sono state anche altre formazioni, perché meramente improvvisate e velleitarie, scarsamente o niente affatto credibili o perché presenti ed operanti solo in una parte d'Italia, come nel caso della Lega di Bossi.

Il dramma del 5 aprile è dunque, secondo Mellini, il dramma del sud, dove il regime era ed è ancor più clientelare, corrotto e prevaricatore, "più regime", senza che alle popolazioni meridionali fosse dato esprimere in qualche modo un dissenso capace di qualche

Il 5 aprile, del resto, si è avuto, secondo l'autore, un risultato che ha diviso l'Italia in due parti, ambiguo ed interlocutorio, fortemente influenzato dagli alibi che il regime è riuscito ad imporre alla pubblica opinione: l'alibi riforme istituzionali, l'alibi ed il diversivo mafia e camorra, persino l'alibi Cossiga.

Le questioni relative alla mafia e al Sud in rapporto al regime ed alla sua classe dirigente, del resto, sono stati per anni oggetto di interventi "controcorrente" di Mauro Mellini in Parlamento e fuori del parlamento, con un'ampia ed intensa attività pubblicistica (i suoi ultimi libri, "Una repubblica pentita", "Il giudice e il pentito", "La notte della giustizia", "Gli sciacalli dell'antimafia", vertono tutti su tali temi).

Alcune tesi care a Mellini, che ritroviamo in queste pagine, sembrano paradossali, al confronto con i luoghi comuni e la retorica imperanti: che le leggi "antimafia" abbiano favorito l'espandersi e l'approfondirsi del potere mafioso; che tra mafia e ambienti politici non siano tanto preoccupanti . veri o presunti legami quanto la vera e propria concorrenza predatoria; che la lotta a;la mafia ed alla camorra, concepita e conclamata come "guerra" persino dai giudici e nella fase giudiziaria, sia il prodromo di una guerra civile, che non conoscerà colpevoli ed innocenti, ma solo "nemici", "territori occupati", occupazioni militari.; che vi siano grossi interessi che puntano su una siffatta, sciagurata, guerra civile, a cominciare da quelli delle forze del regime, che preferiscono affidare al controllo poliziesco ed alla repressione indiscriminata certe regioni, piuttosto che correre il, rischio di veder sorgere ed affermarsi anche in esse l'organizzazione della protesta e del dissenso, analoga a quella che ha portato al successo delle Leghe.

I fatti, specie gli ultimi, cui il testo, consegnato per la stampa a metà luglio, non fa riferimento, stanno dimostrando che tali tesi avrebbero meritato e meritino attenzione e la più seria considerazione.

Il libro di Mellini non pronostica al regime salvezza o sconfitta: esso si limita ad affermare che la sua sorte si deciderà al Sud, che un'opera meramente "moralizzatrice" si risolverebbe in una operazione di mero restauro di facciata, neppure autenticamente controriformistica, che le riforme istituzionali non potranno che rappresentare un diversivo ed ancora un alibi, per un regime che ha fondato il suo potere ed il suo equilibrio politico su di un continuo aggiramento e scavalcamento della Costituzione e delle istituzioni; ed afferma ancora che dalle riforme elettorali, quelle realizzabili qui ed ora, c'è da attendersi solo un espediente per salvare la pelle al regime ed ai partiti che gli danno vita.

Mellini è convinto che è illusorio sperare in un'azione sconvolgente e salvifica della magistratura contro il regime delle tangenti, cui essa, se ha dato in passato qualche grattacapo, ha soprattutto cavato molte e scottanti castagne dal fuoco.

Ma questo libro è anche un punto fermo contro le generalizzazioni e la rassegnazione. Di qui l’affermazione che la sorte del regime dipenderà essenzialmente dalla capacità delle forze che lo hanno avversato, ed alle quali l'opinione pubblica ha cercato di attribuire tale ruolo il 5 aprile '92, di far fronte alle loro responsabilità, di trovare un comune denominatore, privilegiando non tanto la "questione morale", quanto la "questione regime", diventando, al Nord e, soprattutto al Sud, il "partito che c'è". Così 1'appuntamento mancato i15 aprile potrà risultare semplicemente rinviato.

L'attenzione per il problema centrale ed essenziale del "regime" e del contrasto e dell'alternativa rispetto ad esso, se pone una netta e profonda diversificazione rispetto ad un generico moralismo, non fa invece dimenticare a Mellini l'altro problema essenziale: quello dello Stato di diritto e della certezza del diritto, che lo ha visto per tanti anni impegnato nella vita professionale e politica, da avvocato che ha portato con successo alla corte Costituzionale questioni di diritti civili, da parlamentare che ha sempre insistito, rivendicandone la valenza politica, sulle questioni di armonia e di coerenza dell'ordinamento giuridico.

Così, anche se sembra che deliberatamente voglia evitare di tracciare l'identikit del partito antiregime, che non c'era e che potrebbe esserci domani, Mellini lascia intendere che esso non possa non essere il "partito del diritto". Questa, del resto è la chiave della sua aperta diffidenza nei confronti del "partito dei giudici", dei nuovi "signori della giustizia", che oggi appare maramaldeggiare nei confronti del regime e che ne è reale componente, forse destinata a divenirlo in modo più esplicito e formale.

E' un'opera, questa, che vuole rifuggire da ogni tentazione profetica o anche solo programmatica, per insistere sulla necessità di fare un po' di storia di un avvenimento importante: le elezioni della crisi e di cercare di meglio capirlo. Ma capire significa anche trarre insegnamenti da ciò che è accaduto e comprenderne le possibili correlazioni con ciò che potrebbe accadere domani. Questa è l'unica profezia consentita nella vita politica e di fronte alla storia,

E tuttavia anch'essa può avere la sorte di quelle di Cassandra.

Una sorte che dovremmo augurarci non tocchi alle considerazioni ed alle riflessioni svolte in questo libro.

Ed è con questo augurio che l'Editore affida lo scritto ai lettori.


CR Critica Radicale - 16/03/13 - E-mail: info@eclettico.org