Conferenza del MCPR 2419 14-Lug-95 14:50
Dopo il consiglio generale mi aspettavo nascesse nella conferenza un dibattito sulle
decisioni assunte che non c'e' stato.
Allora vorrei porre alcuni problemi rigurdo la linea politica del movimento confidando
nella bonta' di qualche conferenziere:
1) perche' rivendicare come vittoria la sconfitta referendaria? Abbiamo perso il
referendum e'principale, non abbiamo convinto Forza italia a difenderlo, c'e' stata una
forte ripresa del fronte doppioturnista, abbiamo scoperto che la maggioranza degli
italiani non riconosce la forza rivoluzionante del turno unico: DOV'E' LA VITTORIA?
2) perche' non si e' preso atto che la decisione di aprire un nuovo fronte referendario ha
indebolito la difesa dei precendenti: ovvero e' stato un chiaro errore politico?
3) perche' continuare a rivolgere appelli inascoltati a Berlusconi, dopo tanti ultimatum e
la volonta' precisa da parte di Berlusconi di seguire Buttiglione?
4) perche' continuare la nuova campagna referendaria evidentemente fallita (solo Pezzuto
puo' sentire la spinta a sfatare il tabu' (?) della raccolta firme in estate - piu' che un
tabu' mi pare una stupidaggine)?
5) perche' spendere 13.000.000 per ripeterci l'elenco dei presenti e degli assenti?
6) perche' creare un movimento con articolazioni periferiche e poi soffocarle dalla
contraddizione territorialita' - aterritorialita' (neanche i segretari nazionali hanno
piu' chiara la natura dei club!)?
Magari la mozione sui coordimenti regionali non era il massimo ma non era piu' anti-statutaria della mozione generale (che genera anch'essa nuove figure statutarie oltre che prevedere la definizione dello statuto dell'Unione, che gia' esiste ed e' stato approvato dal congresso).
Lettera
al Presidente del Movimento del Club Pannella - 16/6/1997
Caro Marco,
per avere la certezza che questo movimento sia realmente votato al velleitarismo e
all'isolamento, che nessuno degli iscritti voglia piu' un partito pragmatico e tematico
(pantematico = 35 referendum!), un partito che riesce a con-vincere e ad aggregare su temi
specifici, un partito dagli ultimatum drammaticamente perentori e non ordinatori ti chiedo
la possibilita' di confronto di un congresso (ben fatto pero': di quelli col dibattito
precongressuale alla radio e stampato su un giornale, come si faceva una volta).
Qualora non convenissi, allora ti chiedo come si possa dare attuazione alla norma statutaria che prevede la possibilita' per un terzo degli iscritti di convocarlo:
- accesso agli indirizzari dei promotori della raccolta firme?
- accesso all'organo del partito?
- invio da parte del movimento della richiesta di sottoscrizioni?
Ti ringrazio dell'attenzione e ti saluto con affetto.
FAQ
abusiva della CONFERENZA MOVIMENTO DEI CLUB PANNELLA - 26/6/1997
1) Perche' si e' perso qualsiasi confine tra movimento e partito radicale? Cio' e'
corretto e accettabile? Il Congresso del Pr non ha sempre rifiutato la possibilita' di
costituirsi in sezioni nazionali?
2) Il continuo porre ultimatum non mantenuti e spesso falsi cosa significa?
3) Per quanto l'esperienza insegni che referendum da soli non portino da nessuno parte perche' il MCPR si ostina su tale linea?
4) Perche' investire in referendum per i quali non si raccoglieranno firme sacrificando fondi alla campagna referendaria (errore gia' commesso un anno fa' che ci e' costato la perdita per pochi voti di referendum per i quali avevamo invitato i cittadini a firmare e a finanziare)?
5) In quale modo si rende effettivo il diritto di 1/3 degli iscritti di convocare il congresso: accesso agli indirizzari, accesso all'organo di partito, lettera dal presidente dell'avvenuat richiesta?
6) Perche' in questo movimento non si hanno piu' un dibattito precongressuale: scritto e per radio? Perche' la radio non puo' aprirsi agli iscritti per un paio di domeniche con 5 m a testa?
Lettera al Presidente del Movimento del Club Pannella - 1/7/1997
Egregio Presidente,
la convocazione del Congresso per il 13 luglio è una vergogna!
L'ammasso di iscritti in un locale dell'Ergife senza un filo di spazio di dibattito precongressuale e comunicato con un preavviso inferiore a quello di convocazione dell'Assemblea di un Club non e' una procedura accettabile!
Ma a questo siamo.
Con disinvoltura si crea la sezione nazionale del PR (ipotesi respinta da ogni
Congresso del PR), si danno scadenze a raffica e si promuovono referendum persi e di pura
rappresentanza. Così si uccide l'ultima speranza di politica in Italia!
Partiti con Congresso con un numero di partecipanti impressionate e che dava speranza
arriviamo ad un funerale vuoto e predeterminato senza dibattito, senza un dignitoso
preavviso (sperando che gli iscritti non ritrovino la tessera 1994 dove era stampato:
1994-1998!).
Quanti milioni al vento per questo Congresso farsa?
Il rito e' compiuto - 21/2/1998
Il rituale deposito dei referendum che apre il lungo periodo liturgico detto delle
'mille e una lamentela', caratterizzato dal 'ma su questo tema (ovvero quasi tutto, ndr)
c'e' un referendum depositato che nessuno cita (oltre che firma e vota, ndr)'.
Tale rito non è originale: il Partito Repubblicano usava depositare un referendum
all'anno per l'abolizione della legge Gozzini senza mai in realtà volere che la cosa si
realizzasse.
La religione radicale di rito pannelliano ha la sua base in via di Torre Argentina a
Roma (in realtà proprietà del Partito Radicale, che con voto congressuale non avrebbe
dovuto avere succursali nazionali ma l'attuale segretario ha aderito alla religione), si
basa su una tradizione orale (gli statuti sono solo 'alibi di chi non vuole pagare'), la
nomina dei vescovi locali segue lo stesso meccanismo della chiesa cattolica (anche qui
poca originalità); tra loro si chiamano 'partito' (ad esempio partito Rita, partito
Paolo, partito Sergio) l'origine pare legata all'affermazione del fondatore che ognuno
doveva costituirsi in partito (con quello che aveva di proprio perche' quello che c'era se
lo teneva tutto per il suo partito Giacinto).
Tra i piu' fanatici seguaci c'e' partito Massimo Bordin posto a capo della Radio
Pannelliana; il timore reverenziale per il Santone è difficile da credere se non lo si
sente durante un'intervista con lo stesso.
Come ogni religione ha i propri miracoli tra i più noti la 'moltiplicazione dei
non-pani e non-pesci' (ovvero il numero dei digiunatori ad un cresce col tempo
indipendentemente dalla durata dei singoli digiuni - ma se la stampa non si accorge di
ciò inutile lamentarsi della scarsa precisione dei giornalisti in tal caso), la
'trasformazione dell'Opinione in un giornale nazionale'.
Il Santone va inoltre predicando una prossima rivoluzione che rendera' l'umanita' intera
migliore (capace di votarlo) per la data sinora e' rimasto sul vago (pare voglia salvare a
tutti i costi il Giubileo del 2000, forse per un riflesso ecumenico), piu' volte ha
annunciato di ritirasi in montagna ma purtroppo non ha ancora dato seguito a tale
proponimento.
PS: Vi prego cari partiti conferenzieri di trascurare totalmente tale messaggio che invio solo perche' l'ascolto di qualche bestemmia, senza distogliervi dalla Guerra Santa, vi fortifichi nella fede.
Lettera a Massimo Bordin - 8/1/1998
A Massimo Bordin
Direttore di RR
ieri nella tua rassegna stampa hai irriso, ricordando i magri risultati della lista
Referendum, il povero Giovanni Negri per aver detto di mirare ad un elettorato del 25%: ma
ti sei mai accorto che 'colui che potra' stravolgere i palinsesti finche' tu sarai
direttore' va dicendo da parecchio tempo (pur con limitati risultati elettorali già dal
1992) di rappresentare il 90% degli italiani (quindi non solo degli elettori!)!
Sorvoliamo sullingenua proposta di Negri di riportare in Italia il Partito Radicale Transnazionale. Infatti Giovanni Negri non si e' accorto che questo Babbo Marco Natale lha gia' fatto, con la Lista Pannella che utilizza gli indirizzari, la storia e limmagine del PR (ti dice nulla la Convenzione Radicale Italiana convocata con i due simboli?).
Sei molto divertente anche quando critichi i 'giornalisti stoino': ma ti e' mai capitata una domanda critica al succitato stravolgitore autorizzato di palinsesti?
Ricordo chiaramente che in un'intervista fiume prima del congresso di luglio della Lista Pannella ti scappò - Dio ti perdoni - un accenno a quella folle desueta abitudine radicale del DIBATTITO PRECONGRESSUALE: perche' non riprendi la cassetta e risenti come ti affretti a rettificarti affermando - Dio ti perdoni di nuovo! - che il DIBATTITO PRECONGRESSUALE si sarebbe fatto naturalmente nell'ambito della segreteria. Si e' mai sentito di un DIBATTITO PRECONGRESSUALE come di qualcosa di limitato alla segreteria?
Adesso si', grazie alla tua Radio radicale, la radio dei militanti, non degli iscritti
(Marco non ci ha recentemente spiegato che l'assenza di un'organizzazione e quindi di uno
statuto non puo' essere un ALIBI per non fare i versamenti!). Anche lo Statuto per i
radicali del 2000 e' un optional: ma sono proprio ancora radicali i padroni della
tua radio oggi?
Lettera a Marco Pannella - 3/2/1998
Caro Marco,
alla fine non si può non darti ragione: mi è venuto in mente di costituirmi in partito.
Ma un problema mi si è subito presentato: dove trovo i soldi?
Così, visto il tuo appello a costituirci partito non trovo corretto però da parte tua tenerti il simbolo, il finanziamento pubblico, il deputato, radio radicale e infine i soldi di Berlusconi. Vorresti cortesemente rendere possibile quanto da te prospettato e distribuire tra i militanti quanto quei militanti e non tu solo hanno reso possibile?
Non oserei chiederti spazi di RR per il mio partito (visto come sta andando a Giovanni Negri) quella ormai è tua e la tua ombra la dirige con rigore!
Dei miliardi di Berlusconi prenditene un 80%, che insieme alla radio, la sede del PR, la storia tutta del PR, la storia tutta del MCPR, dovrebbero essere un'equa quota per i tuoi indubbi meriti passati (provvedi con quello anche ai tuoi assistenti e ai dirigenti stipendiati): il resto dividilo tra i militanti.
Dopo i prossimatum, i referendum senza fine di risultato, gli "statuti alibi", da buon rivoluzionario partigiano di montagna (ma pronto a lamentarsi di non essere invitato nei salotti buoni) delle tue stesse parole ti infischierai sicuramente in nome della Guerra Santa al Regime. Con affetto.
Riflessioni radicali - 5/7/2000
La situazione interna al PR è in uno stato incredibile.
I difensori dello stato di diritto hanno dimenticato il proprio statuto, gli
antipartitocrati hanno fatto della cooptazione il principio guida nelle nomine interne, le
cassandre del debito pubblico italiano svendono il patrimonio e fanno debiti, con un gioco
di scatole cinesi di società, per iniziative che nessun congresso ha ratificato.
Difronte a questa situazione si è costituito un comitato di, pochi, radicali che
vogliono essere radicali innanzitutto a casa propria. Il Comitato di Liberazione del
Partito Radicale si è costituito per ripristinare la legalità statutaria nel partito.
Tale obiettivo non risponde semplicemente ad un anelito legalitario (vita del diritto) ma
al riconoscimento della necessità di una profonda ridiscussione sugli obiettivi e sulle
forme organizzative dei radicali.
Il Comitato (home page: www.megi.it/utenti/eclettico/clpr) intende innanzitutto promuovere
la convocazione di un congresso da parte degli iscritti (come previsto dallo statuto), ma
gli organi statutari non rispondono circa le possibilità pratiche di attuazione di tale
norma.
Qualora tale via fosse preclusa (senza indirizzari e spazi nella Radio radicale di Massimo
Bordin lo è di fatto) si dovrà procedere per le vie legali ed anche in sede
internazionale denunciando alle nazioni unite lo stato di assenza di democrazia interna al
partito, che costituisce un requisito per l'ammissione quale Organizzazione Non
Governativa. Ma quali potrebbero essere le prospettive del Partito Radicale
Transnazionale?
La politica "di Buridano" (ovvero abbastanza liberismo da essere lontani dal
fieno dell'Ulivo e abbastanza libertarismo da mantenere le distanze dal Polo) di questi
anni ha prodotto l'inconcludenza assoluta ed ha anche favorito quel clima di inciucio tra
i due poli che ha riportato la prospettiva della proporzionale.
Non resta probabilmente che la scissione in due movimenti politici italiani che siano
quella piattaforma, che Tortora nel 1988 (ma questo Tortora è stato accuratamente epurato
dalle ricostruzioni di radio radicale) ci pregava di non toglierci da sotto i piedi, per
le iniziative transanzionali.
Due movimenti, l'uno liberista (Della Vedova) l'altro libertario (Bonino) che spezzino le
tendenze consociativisme e con un sano pragmatismo individuino obiettivi annuali concreti
e consentano di avere un'Italia più libertaria e più liberista. E Pannella? Pannella per
anni ci ha detto che l'unione di leadership e cariche statutarie era pericolosa, e dal
1992 tale unione ha in effetti condotto al partito con le "mani occupate a tenere
alte le bandiere" (è impressionante come ricorra tale espressione nei suoi discorsi
di questi anni) che ci ritroviamo oggi.
Pannella dovrebbe riflettere sul dove, sotto la sua esclusiva e diretta direzione, ci ha portato in questi anni, sull'utilità di misurare il valore dell'iniziativa politica in kilogrammi di carta firmata da depositare in Cassazione. Un Pannella libero battittore tra due forze politiche che si ispirano al suo inesauribile pensiero ma dotate di una propria dirigenza autonoma, aperte al dialogo e non centralizzate su Roma, continuerebbe a dare quell'impulso essenziale per avere un'Italia più libera e felice.
Essere radicali o essere con il PR? - 23/7/2000
si puo' lottare per lo stato di diritto e dimenticare il nostro statuto?
Egregie cariche statutarie di alcune stelle della galassia Radicale 9/6/2009 e 2013,
l’uscita di uno dei soggetti radicali dal parlamento europeo e’ un evento assolutamente drammatico ed è assolutamente incomprensibile ogni commento che minimizzi in nome di una tenuta che non c’e’ stata o di una lotta partigiana che non c’è.
Purtroppo col tempo tutto diventa normale: normale e’ non avere iscritti (dopo aver toccato quota 40.000), normale e’ mettere ai tavoli gli interninali, fare un uso spregiudicato degli indirizzari dei diversi soggetti, usare il finanziamento pubblico, cancellare il Tortora che non piace, sfregiare la stella gialla dell”io non dimentico”… e così sara’ normalizzato anche il non essere nel PE!
Non vorrei annoiarvi col ricordare che o la partitocrazia è causa dell’agire o è causa del fallire: se interpreta i due ruoli il ragionamento non regge, e la partitocrazia diviene un alibi.
Un alibi infallibile che tutto assolve.
Mai in questi anni si è avuta una riflessione critica sulle scelte della galassia e la mancanza di responsabilità politica (per il divide et impera interno) di chi assume le scelte rende difficile capire chi dovrebbe dimettersi a seguito di questa ennesima sconfitta: infatti Pannella e Bonino non avrebbero da che dimettersi… e la riconsegna del vaticlavio non e’ prevista negli statuti!
Qualcuno – non ricordo bene chi ma si trattava di una figura di spicco – ci ammoniva in passato sui rischi di commistione tra leadership e gestione del partito…
1979 1.285.065 3,67 3
1984 1.199.876 3,41 3
1994 702.717 2,13 2
1999 2.631.205 8,46 7
2004 731.536 2,25 2
2009 743.273 2,42 0
Questi numeri parlano di una dissipazione di consensi.
Il tesoriere potrebbe arricchire la serie con l’andamento delle iscrizioni…
La risposta dell’assemblea dei mille (ormai con un numero di edizioni superiori a Rambo e sempre piu’ coincidente col numero di iscritti totali) e’ la solita non risposta.
Si puo’ continuare a chiedere ai cittadini di essere folla plaudente?
Chi – a parte qualche entusiasta recente - pensate possa intendere la politica solo in questo?
Si può continuare a ripetere sempre le stesse azioni e a perseguire il rapporto con altre classi dirigenti fallite?
Mi permetto di suggerire di partire dal verso opposto e partire dalla messa in discussione del vostro ruolo.
Il partito ha urgente bisogno di aria fresca, di una carica di energie ed idee nuove.
Il partito – che e’ strumento democratico mentre la galassia no – è la casa nella quale in tanti potremo risentirci uniti: dai 40.000 iscritti agli elettori del 1999.
Solo la linfa di nuovi iscritti puo’ farci superare l’uscita dal PE e riaprire una stagione di militanza.
Ci vuole un congresso costitutivo di un nuovo soggetto politico che riunisca i radicali su pochi ma chiari obiettivi e nel quale tutti ci si possa ritrovare da Libertiamo ai radicali italiani. Il Congresso deve essere preceduto da una riapertura della radio a tutte le voci con un lungo periodo di dibattito aperto precongressuale a quanti si saranno iscritti. E’ inutile ripetere l’elenco dei temi assolutamente unificanti: le riforme economiche, la tutela della libertà sulla vita, l’abolizione del quorum ai referendum e la riforma elettorale.
Ci vuole un superamento della commistione tra partito e associazioni che ridia dignità e autonomia alle associazioni (e quindi alla possibilita’ di attrazione: se ti iscrivi alla Coscioni puoi essere proibizionista sulle cosiddette droghe) e quindi consenta loro di aprire nuove frontiere di contaminazione.
Ci vuole il rafforzamento della periferia in modo forte a partire dalla gestione degli iscritti e dei rinnovi (invece delle chiamate di interinali o cococo!) e considerando anche la presenza ad elezioni regionali, considerando il livello di autonomia che le Regioni hanno in settori come la sanità e la possibilità di promozione di referendum. In fondo e’ troppo facile fare dichiarazioni di candore se non si lavora nelle officine!
Tutte le dichiarazioni normalizzatrici partite dalla Dirigenza Centrale (DC!) fanno presumere che di dimissioni nessuno parlera’ mai e nulla cambierà, restando alla ricerca dell’ambito territoriale giusto per dimostrare il successo che non c’e’ stato…
… e allora vai col nuovo motto radicale:
toccato il fondo si puo’ sempre iniziare a scavare!
Grazie per la vs paziente attenzione per una opinione, un saluto.
Remo Appignanesi
www.eclettico.org/cr (per chi ha voglia di leggere cose vecchie…)
Che fare? - 28/2/2013
Mettere nelle mani di tre garanti, amici ma esterni all’attuale dirigenza radicale, i beni, a partire da radio radicale e la titolarità sui simboli
Convocare una assemblea costituente, aperta al dialogo con fermare il declino e il movimento 5 stelle, firmata dai dirigenti della galassia radicale (inclusi Pannella e Bonino) che dichiarano che non assumeranno cariche elettive interne, neppure in organi collegiali.
Il diritto di parola dovrà essere paritario tra i partecipanti e la sede Perugia!
Avviare una discussione pre congressuale su radio radicale, con spazi temporalmente adeguati agli iscritti e ai non iscritti (come si è sempre fatto in passato).
Aprire un’area web di discussione aperta a tutti (ricodate Agorà telematica… M5S…)
Non penso vi sia mai stato in passato un momento tanto favorevole (e i radicali tanto assenti):
1. 80.000 aderenti a fermare il declino (coi quali non si può parlare se la Bonino nello spot elettorale parla di tutte le cose che lo Stato potrebbe fare coi soldi buttati nell’interesse sul debito)
2. migliaia di aderenti e gli eletti del movimento a 5 stelle (si può ridurre ad un abbraccio Pannella – Grillo in luogo di un diffuso capillare confronto?)
Poi c’e’ Matteo Renzi che ha dato riconoscimenti spontanei e sinceri alla storia radicale.
Vedo un grande bisogno di cultura politica e cultura dell’organizzazione politica radicale: ma dove sono i radicali?
remo appignanesi
PS: poi si può sempre immaginare un fondo per il reinserimento lavorativo dei dirigenti radicali cronici…
Oligarchia o rivoluzione liberale - 8/3/2013
Il riflesso del Dirigente Radicale Centrale è semplice: liberarsi di Radicali Italiani (e quindi della necessità di discutere) oppure fingere che nulla è successo lanciando iniziative, senza contare le forze disponibili!
L’ultimo fallimento nell’assalto al regime dovrebbe con tutta evidenza porre al centro il tema del reperimento di iscritti (… avendo 60.000 votanti!) e una assunzione di responsabilità da parte della dirigenza con un passo indietro (anche definibile con norma transitoria statutaria).
La questione della democrazia interna non è un totem sacro, se solo l’attuale assetto producesse risultati concreti!
E’ urgente passare dalla ricerca di tele paganti e plaudenti-paganti ad iscritti azionisti, per questo occorre:
- chiarezza sulle proprietà;
- organi statutari "veri": associazioni: regionali (superando il divide et impera attuale); comitato: ristretto, responsabile (senza invitati o altri presenti a qualsiasi titolo), e costituito da rappresentati eletti a livello regionale; assemblee: con diritto di parola uguale tra i partecipanti; chiaro rapporto col momento elettorale: quindi controllo sui simboli;
- apertura di radio radicale agli iscritti per un reale dibattito pre congressuale.
L’altro elemento è la frammentazione del fronte di lotta, che oggi è diluito in mille rivoli (perché ogni tele pagante ne trovi uno adatto a se, con un effetto devastante sulle possibilità di realizzazione) e focalizzato a esaltare l’eccezionalità radicale (invece dello sporcarsi le mani con le altre forze del regime): ragionevolmente tematico quindi.
Queste cose non smentiscono la lotta al regime (sul commento del quale trascorrono gran parte del dibattito), ma mettono in discussione l’attuale oligarchia del partito:
ma l’alternativa è oggi netta tra conservazione e rivoluzione liberale.
remo appignanesi
PS: persino bordin ha rilevato l’incongruenza del numero di votanti con gli ascoltatori di radio radicale, ottenendo per una risposta sociologica…
nessuna scusa regge difronte alla realta'.