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Lettera aperta a Marco Pannella.

 

Caro Marco,

non credo tu possa avere in mente la mia faccia, il mio volto, ma sono uno dei tanti militanti di Roma, uno dei tanti d’Italia, che ormai da anni va sul marciapiede ad aprire e chiudere con costanza i banchetti, come è proprio della storia radicale, nostra come dei nostri progenitori inglesi. E via con referendum, politica italiana, transnazionale, firme per presentarci, legge di proposta popolare, pioggia, sole, referendum days, Club Pannella, maratone, tutto, anche di più.

Grazie a Radio Radicale ho avuto la fortuna di scoprire le mie idee, radicali, libertarie, radicalmente liberali, grazie a Radio Radicale che trasmetteva le tue idee, che scoprivo, nella tua prosa virtuosa, essere coincidenti alle mie.

Sono cresciuto, e credo bene, grazie a te, a Emma, e adesso a Luca.

E per questo non smetterò mai di esserti grato.

Tu starai pensando, scorrendo velocemente la lettera, "eccola là, mo’ arriva il "però!"…", oppure "…in linea di principio, ma…!".

No, ti voglio anticipare e voglio escludere il "ma" e il "però".

E’ proprio su quello che ho da te appreso, che voglio fare piccole riflessioni; sulle cose accadute e su quello che potrà accadere.

Provo ad assumere per esempio il tuo dire "dobbiamo giocare il possibile contro il probabile". Su questo secondo me si rischia alcune volte di giustificare tutto, in un modo certo affascinante, stimolante per chi deve "agonisticamente" dare slancio a sé e alla battaglia, ma a volte improduttivo, troppo spesso improduttivo; quasi a far diventare il tuo incitamento "un giocare l’improbabile contro il possibile".

Non voglio fare esempi troppo macchinosi, basterebbe su questo prendere in considerazione i dati degli eletti nelle ultime 4 legislature alla Camera, ’87…13, ’92…7, ’94…7, ’96…1, ’01…0. Prendiamo per buono questo elemento oggettivo degli eletti e di certo si va contro una tua seconda riflessione. Quella in cui tu ricordi sempre a tutti di fare "piccoli passi, ma nella direzione giusta". Non so se io ho perso improvvisamente la bussola o la misura, ma a me sembra che siano stati fatti spesso in questi ultimi anni "grandi passi nella direzione sbagliata". Non che gli eletti siano necessariamente la cartina tornasole di una politica giusta o sbagliata, certamente però sono misura di una strategia corretta o non corretta, o quanto meno produttiva o no di risultati. Forse è eccessiva la mia critica, ma sai, quando una cosa non va bene, quando una cosa che tu ami non va bene, cerchi di aggiustarla, perché ne stai male, e di aggiustarla anche con accenti di severità.

Quando ti sento nei comitati discutere con alcuni compagni che non sono propriamente d’accordo con te, sono molto contento. Perché è dalla polemica che si arriva al dialogo, dal disaccordo che nasce l’accordo, e quello che non ho mai capito è il perché si arrivi ad ogni riunione a non vedere prevalere tesi, argomentazioni, strategie diverse dalle tue.

Sì, anch’io ho più fiducia in te che in altri, ma questo è un riflesso che alla lunga danneggia una società, così come un movimento. Dare per scontata quella linea soltanto perché è la tua è limitativo. Dovrebbero gli altri compagni vederti come uno "di" loro, non come uno "su" loro, ma questo certo non posso imputarlo a te.

Ancora. Ricordi spesso che Leonardo Sciascia diceva di scegliere il nostro partito, di scegliere te, perché "Le cose che ha detto Pannella le dice da sempre, ed io sono perfettamente d'accordo con lui. La forza della democrazia sta nella capacità di convincere. Mentre un partito come quello che fu fascista, e purtroppo non solo quello, consiste nel voler vincere, la forza della democrazia sta nel convincere".

Bene, allora, non sarà ora di convincere altre 1000 persone, 10000 persone, a stare con noi, ad aggregarsi per raggiungere un comune obiettivo, e non lasciare nelle mani degli interinali questo momento di interlocuzione? Mi domando spesso come sia possibile che qualche anno fa fossimo così tanti ad incontrarci ai tavoli, a scambiare opinioni a "riconoscerci", come dici tu, tra compagni, ed oggi invece andando al tavolo si trovino solo ragazzi che sono lì per caso, a dare volantini nello stesso modo in cui darebbero inviti per le discoteche. E insieme via denaro e energie preziose. Quanta dispersione di energie! Se ci fosse un po’ di organizzazione. Ma non quella pesante, di un partito burocratico costituito da cellule, strutture e così via, ma l’organizzazione di un partito leggero, che possa prendere il volo e non essere spazzato via al primo colpo di vento.

Un’altra cosa. Non credo che la decisione di chiudere l’Ergife nell’ultimo comitato sia stata una grande presa di posizione; comunque non la prima risposta da dare dopo una sconfitta elettorale. Che male avrebbe fatto una Laura Terni, attenta e silenziosa spettatrice dei lavori dei Radicali, "quelli importanti"?

Se questo è il primo segnale che si trasmette a qualche "capace ed innocente" militante dopo una sconfitta elettorale, non è che sia il massimo… la prassi radicale, credo, era ed è altra. Ho ricordato ad altri compagni come tu fossi stato in passato il più incazzato fra tutti perché a questi benedetti lavori non veniva mai nessuno ad assistere. Si arrivava fino a chiudere la diretta con la Radio per costringerci in qualche modo ad interessarcene. Capisco che tutti i partiti occidentali non fanno riunioni aperte, forse nessuno apre a semplici spettatori simpatizzanti, ma perché farlo ora? Lo trovo non sbagliato, ma privo di senso, inopportuno. Sento dai lavori dell’Ergife che si vuole proseguire il comitato dei radicali ancora per un mese on-line: sembra interessante, salvo poi dire agli "on-line", come li chiami te, "potete guardare ma non toccare!".

Chiudo, dicendo che ovviamente questi non sono consigli che do a qualcuno (com’è? I consigli si chiedono, non si danno…), ma riflessioni, piccole riflessioni, per cercare di contribuire a un movimento, a un partito, che forse non conosco, ma che fino a adesso ho conosciuto così.

Continuo a ringraziarti, senza ma e senza però.

 


CR Critica Radicale - 16/03/13 - E-mail: info@eclettico.org