E-mail: bereny@tin.it
Volevo ricordarviVolevo ricordarvi che quello che per noi era il Moclupari, cioè il Movimento dei Club
Pannella - Riformatori, ha chiuso i battenti tre anni e tre giorni fa.
Con esso, essendo stato l'ultimo soggetto politico radicale partecipato, si è chiusa
anche la storia radicale propriamente definita o definibile "politica" dei
radicali.
Tre anni e tre giorni fa i militanti radicali sono stati licenziati: chi di loro lavorava
sul territorio, rimaneva senza partito, una situazione assolutamente umigliante e
devastante oltre che compromettente, a livello locale ed individuale. Tre anni e tre
giorni fa il bilancio presentava un Movimento sostanzialmente nullatenente. I
"dirigenti" del Movimento si riunirono tra di loro in varie associazioni,
chiuse, "d'area".
Naquero così il Comitato di Coordinamento dei Radicali (?), la lista Emma Bonino (?) e
quant'altro, che per far eleggere i propri candidati ha potuto e saputo spendere decine di
miliardi di lire di patrimonio radicale.
Un operazione perfetta, direi: geniale.
Mai dichiarata, mai dichiarabile.
Da libertario, a me piace, devo dire. Peccato che ci ha lasciato a piedi tutti quanti, ex
militonti. Peccato che il Movimento dei Club continuava ad incassare soldi, come le 17
mensilità di Affatigato, per esempio, anche da defunto. Sarebbe interessante sapere dove
vanno i soldi del Movimento chiuso tre anni e tre giorni fa. Non vi pare? No, a voi, lo
so, non pare affatto. Voi volete andare avanti e "credere" costa quello che
costa. Anch'io vorrei, ma non posso.
Operazione online: esasperazione della doppia verità
Il mio ultimo intervento sulle puttane ungheresi non è riuscito molto bene.
Era pieno di errori, diciamo, di battitura. In ogni caso, come hai suggerito tu,
probabilmente sarebbe più utile sprecare un po'di parole sulla registrazione e successivo
voto online.
Ritengo che tale operazione nasca dall'esigenza dei pannelliani di legittimare, a
posteriori, l'illegittimo, di legalizzare cioè un organo di controllo, il comitato di
coordinamento: non lo scrivo appositamente con la maiuscola, in quanto tale comitato, non
dimentichiamolo, fonda le sue radici in numerose e gravi presunte irregolarità.
Prima di analizzare la situazione, vorrei precisare che queste presunte irregolarità non
mi disturbano più di tanto come tali, tuttavia ritengo che siano una presa in giro, un
inadempiamento di contratto, una truffa ai danni dei partecipanti e, dunque, un attentato
contro la futura operatività del gruppo: il modello "anarchico"
dell'organizzazione interna, infatti, mi è simpatico: bastava solo dichiararlo ed agire
di conseguenza.
Vediamo adesso la breve e "gloriosa" storia dell'impero del Cappato Marco: nel
1997 l'ultimo soggetto politico radicale partecipato, il Movimento dei Club Pannella e
Riformatori, si chiude, licenziando di diritto e di fatto tutti i militanti iscritti.
L'ultimo bilancio mostra un movimento sostanzialmente nullatenente. Il Partito Radicale
Transnazionale non è un soggetto politico, è un Ong dell'Onu, che in ogni caso da più
di cinque anni non fa congressi e non partecipa alle elezioni. Risultato: i pannelliani
hanno fatto fuori il loro "corpo elettorale", attivo e passivo, altrimenti
conosciuto come "iscritti", per restare sempre in sella loro. Vediamo come: dopo
la chiusura del Moclupari, i "dirigenti" "radicali" si costituiscono
in numerose associazioni, dette "d'area radicale".
Nascono così i vari comitati "Emma for President", "Promotori dei
Referendum", ecc. Interessante rilevare che la lista "Emma Bonino" non è
un "partito", è semplicemente il simbolo dell'Associazione Politica Nazionale
"Lista Marco Pannella", con sede a Roma, in Via Torre Argentina 76. Infine, per
completare il cerchio, i "dirigenti" delle associazioni "dell'area
radicale" si associano fra di loro in "Comitato di Coordinamento dei
Radicali", un comitato per altro arrogante, che si permette di rilasciare e ritirare
patenti di radicalità nei confronti di tutti i radicali, anche quelli
"Libertari", quelli "per le Libertà", "per la liberazione del
PR" ed altri gruppi ancora.
In questo modello d'organizzazione, ovunque ci si giri, si trovano sempre le stesse
affidate persone, fenomeno che la letteratura descrive come scatole cinesi.
In questo modo i "dirigenti" "radicali" pannelliani breznevisti sono
riusciti a mettersi in proprio, per promuovere, per far eleggere se stessi, spendendo,
sempre su se stessi, miliardi e miliardi di lire del patrimonio radicale: siamo di fronte
ad un esproprio élitario, altrimenti conosciuto come golpe?
L'operazione online, dunque, serve per normalizzare una situazione che di normale ha poco
o niente, allarga l'abisso fra la verità dei presunti golpisti pannelliani e quella della
resistenza radicale: è per questo motivo che va, assolutamente, boicottata,in quanto
tenta di legittimare una situazione non legittimabile! Gli ultimi tentativi del gruppo
pannelliano di legittimarsi perché "ha lavorato bene" deve lasciare il tempo
che trova!
Un'altra cosa è fare la scissione?
E' storicamente dimostrato che, essendo tenuta artificialmente
piccola e, dunque, non potendo mai raggiungere la massa critica, l'area
radicale, non solo la parte pannelliana, ma quella vera, intera, non può
permettersi scissioni: questo fatto, sfortunatamente, lo sanno anche i
pannelliani ed anche per questo sono abituati a forzare la mano. La
sceneggiatura delle elezioni online è solo l'ultimo e forse meno palese
esempio di questo comportamento, tutt'altro che non violento, degli ultimi
anni. Detto questo, non si può non rilevare tre fatti nuovi. 1.) Grazie alla
diffusione crescente di Internet, la politica dei pannelliani di dividere i
radicali per comandarli, fa acqua da tutte le parti: oggi chi vuole può
mettersi in contatto con altri radicali, ovunque essi siano; la segretazione
pannelliana degli elenchi non pruduce più l'effetto desiderato, anzi,
diciamolo pure, è una pratica dei torreargentini del tutto controproducente,
anche perché svela i loro interessi veri. 2.) La politica radicale
pannelliana non corrisponde alle istanze di modernizzazione più sentite.
Esempio: le battaglie per gli Stati Uniti d'Europa e per la Regione-stato
non possono davvero essere spacciate come se facessero parte della lotta per
i diritti civili o individuali o per la "rivoluzione liberale": di fatto
sono i programmi politici più statalisti della nostra epoca. Il "programma"
dei venti referendum, sempre a titolo di esempio, non è solamente
fallimentare sul piano pratico, ma è intrinsecamente statalista, e dunque
conservatore sul piano teorico. Anche la lotta per il tribunale
sovranazionale è un passo avanti per allargare la sfera d'azione degli
stati, non certo per ridare libertà all'individuo, all'unico portatore di
coscienza. Se i radicali vogliono continuare ad esistere, e non in forma
vegetativa, devono smettere di cercare di riformare lo stato per farlo
funzionare meglio: lo stato, ammesso che esista davvero, non è riformabile,
prima di tutto perché non ha forma, secondo perché le persone fisiche che lo
compongono obbediscono a criteri di tattiche di sopravvivenza e di potere e
non a quelli che alcuni definiscono come interessi comuni o collettivi. 3.)
Oggi esiste una resistenza radicale che vuole una nuova politica e nuove
regole. Inquadrabile in quest'area di resistenza radicale, rigorosamente
censurato da Radio Radicale, esiste da ottobre 1998 un contenitore, un
partito radicale alternativo, che non fa parte della bizzarria delle scatole
cinesi pannelliane. Si tratta dei Radicali Libertari,
www.radicalilibertari.org, nati dalla
sinergia di militanti radicali
ostacolati, derisi, diffamati e umiliati da Torre Argentina e dai loro servi
sparsi sulla Penisola. In accordo con loro, proprio per evitare di fare
passi falsi, si è pensato di testare la consistenza della resistenza
radicale. Appare a questo punto inderogabile, quindi, una campagna di
registrazione parallela, attraverso l'invio di una email per partecipante al
seguente indirizzo: segreteria@radicalilibertari.org
Vista la natura
delicata dell'operazione, tutti i dati saranno trattati con l'opportuna
riservatezza. Si pregano i simpatizzanti e i partecipanti di fare propaganda
a questa iniziativa e di coinvolgere anche chi non ha accesso ad Internet,
magari stampando, fotocopiando e distribuendo questo comunicato.
Un saluto cordiale a tutti: la politica non è difficile, basta farla!