I significati della
parola Pesach
Intervista a Gianfranco Di Segni
La parola
"Pesach" letteralmente vuol dire "saltare" ma i Chachamim, come è
loro abitudine, hanno trovato delle altre spiegazioni. La parola "Pesach" può
essere divisa in "pe" e "sach": "pe" vuol dire
"bocca", "sach" assomiglia ad una radice che vuol dire
"conversare", quindi significa "la bocca che parla, che conversa".
Questo ci dà un'idea dell'importanza del racconto nella storia di Pesach, dell'importanza
delle domande e delle risposte. Infatti è il Talmud stesso che, nel trattato di Pesachim,
nella Mishnah, dice che quando si versa il 2° bicchiere di vino, il figlio fa le domande
a suo padre; se il figlio non ha abbastanza conoscenza, il padre gli insegna come fare
domande e gli dice "in che cosa differisce questa sera da tutte le altre sere,
perché tutte le sere noi mangiamo chamez e mazzah mentre questa sera mangiamo soltanto la
mazzah, perché tutte le altre sere noi mangiamo le verdure ma questa sera mangiamo in
particolare il maror" e così via, ovvero le 4 domande del "Ma nishtanah"
che sono appunto riportate nella Mishnah.
Il Talmud, la Ghemarah, commenta questo brano della Mishnah dicendo che se il figlio è
saggio, è il figlio stesso che fa le domande; se non è abbastanza saggio è la moglie
che fa le domande al marito, se uno non è sposato, fa le domande a se stesso e anche se
ci sono due Talmidè Chachamim, due maestri, due saggi che conoscono tutte le regole di
Pesach approfonditamente, nonostante ciò essi devono farsi le domande uno con l'altro.
Quindi è importante raccontare la storia di Pesach, ma raccontarla sotto forma di domanda
e risposta; bisogna domandare anche a sé stessi e non credere di sapere tutto, ciò che
conta è la domanda più che la risposta. La ghematria di Pesach è 148 (pei è 80, samech
è 60, Het è 8); 148 sono anche le lettere quf, mem, het, dalle cui combinazioni derivano
vari significati: meqqah (mem, quf, het), che vuol dire acquisto, significa che con Pesach
gli ebrei hanno acquistato la loro libertà; mahaq (mem, het, quf), che vuol dire
"cancellare", "colpire", si riferisce a D-o che ha colpito gli
Egiziani ed ha cancellato la schiavitù d'Egitto; qemach (quf, mem, het), che vuol dire
farina, si riferisce al fatto che durante Pesach c'è il divieto del chamez cioè della
farina che è fermentata (divieto negativo), ma c'è anche la mitzvah positiva che è
mangiare la mazzah.
La farina in Pesach diventa un elemento essenziale perché rappresenta sia ciò che noi
dobbiamo togliere, la farina fermentata, sia quello che dobbiamo mangiare, cioè la
mazzah.
|