Ebraismo ed etica, la
ricerca scientifica e l'Halakah
Religione ed etica nell'ebraismo attraverso le opinioni di Rav Yosef Dov Soloveichik e di
Rabbi Shabtai A.Rappaport
Secondo Rav Yosef Dov
Soloveichik, l'impostazione etica della vita appartiene ai fondamenti dell'Ebraismo e
quindi essere ebreo religioso significa essere "morale".
Possiamo comprendere meglio questa affermazione a partire dai Dieci Comandamenti: essi
sono stati scolpiti sulle due tavole del patto; i primi cinque sono relativi alla fede e
regolano i rapporti tra l'uomo e la divinità, i rimanenti cinque proibiscono invece
alcune azioni contrastanti con la società costituita, si tratta quindi di precetti tra
uomo e uomo.
Nella Torah, riguardo al dono dei Dieci Comandamenti, è scritto: "E disse D-o tutto
questo dicendo" (Shemot 20:1). Rashi rileva che la frase potrebbe essere
comprensibile anche senza la parola "tutto" e si sarebbe potuto più
semplicemente dire : "E questo disse D-o dicendo"; ma che con tale forma si
vuole sottolineare che il Santo Benedetto ha profferito i Dieci Comandamenti in una sola
parola, cosa impossibile ad un essere umano.
Il significato di far sentire tutti e dieci i Comandamenti in una sola emissione di voce
è che tutti appartengono ad una sola unità organica sulla quale non è possibile operare
delle divisioni: ci troviamo di fronte ad un unico Comandamento dotato di dieci diversi
aspetti; la parola "tutto" significa l'espressione dell'unicità perfetta che
tutte le parti riescono a comporre.
Pertanto - secondo Rav Yosef Dov Soloveichik - fede e morale sono da considerare come
un'unità integrale che non permette al proprio interno la divisione tra le due
componenti. In forza di ciò egli crede che gli uomini debbano ricevere l'autorità
superiore di D-o come fondamento delle norme morali, altrimenti tutti i tentativi di
fondare una società etica saranno destinati al fallimento. Ciò è testimoniato dal fatto
che un ordine morale di tipo relativistico, creazione dell'uomo, è destinato a non
durare, ed il moderno laicismo non ha avuto successo nel convincere il cittadino a
condurre una vita etica sia sul piano privato che su quello pubblico.
La moralità non regge senza il supporto della fede: i Chakhamim hanno commentato la frase
"Qualora una persona pecchi e commetta sacrilegio verso D-o e menta al suo
compagno" (Vaiqra 5:21), come "Colui che pecca e che contravviene ad un precetto
divino finirà col peccare e far torto anche al suo prossimo". Un midrash narra:
"una volta, di Shabbat, Rabbi Reuven era a Tiberiade. Incontrò un filosofo che gli
chiese chi fosse l'individuo più disprezzabile. Gli rispose: 'colui che tradisce il
proprio Creatore, poiché non vi è persona che corra alla trasgressione se non ha prima
rinnegato Colui che gli ha dato il precetto'." (Tosefta Shevuot 3,5).
Rabbi Reuven sostiene che chi nega la Divinità costituisce un pericolo per la struttura
morale della società; infatti il singolo può trovare facilmente giustificazioni
razionali alle proprie colpe, affermare che ogni norma è relativa ed annunciare di essere
in grado, da solo, di decidere cosa è bene e cosa è male. Proclamando l'unità
indivisibile dei Dieci Comandamenti, il Santo Benedetto ha insegnato che, senza fede, la
morale ha vita breve; e la fede, privata della pietà, non ha senso. Le persone che
praticano le mitzvot rituali ma peccano nel campo della morale, travisano l'Ebraismo; la
separazione dell'etica dalla fede porta ad una "schizofrenia morale".
E' possibile onorare D-o soltanto se, prima di tutto, si vive in pace con il prossimo:
l'Ebraismo senza etica non è possibile. Essere ebreo vuol dire quindi comportarsi in modo
etico, morale, ma qual è relazione tra ricerca scientifica ed ebraismo: fino a che punto
l'uomo può spingersi? In Levitico 19:19 leggiamo: "Osservate le Mie leggi; non
accoppiate due quadrupedi di specie diverse, non seminare il tuo campo di due specie
diverse, ed una stoffa tessuta di due specie diverse, detta scia'atnez (stoffa mista di
lana e lino), non venga indossata da te."
Il Talmud di Gerusalemme interpreta "le Mie leggi" come le leggi della
creazione; quindi la frase di apertura "osservate le Mie leggi" è la ragione
per la proibizione in questo verso. Ramban afferma a questo riguardo: "Il motivo per
questa proibizione è che D-o creò tutte le specie del mondo e le piante e gli animali e
diede loro la capacità di riprodursi così che queste specie sarebbero esistite per tutto
il tempo per il quale Egli avrebbe voluto che esistesse il mondo.
Egli quindi ordinò che essi si riproducessero solo con la loro propria specie, come Egli
ha ordinato durante la creazione. Colui che unisce due organismi diversi adultera la
creazione." Uno studio superficiale di questo commento - afferma Rabbi Shabtai
A.Rappaport (Rosh Yeshiva, Shevut Yisrael, Efrat) - può indicare che la manipolazione
genetica sia contraria alla legge biblica, ma uno sguardo più attento proverebbe
l'incontrario. Egli porta a sostegno del suo pensiero un'importante autorità rabbinica
del XX sec. che spiega come l'inseminazione artificiale per generare un ibrido sia
permessa perché la proibizione biblica è applicabile solo al rapporto sessuale tra
animali viventi: D-o diede agli animali la capacità di riprodursi con il contatto
sessuale, ed all'uomo il potere di sperimentare la creazione e svilupparne le tecniche,
sebbene all'uomo non sia comunque permesso usare la natura per creare nuove specie.
Secondo Rabbi Shabtai A.Rappaport, l'Halakah afferma che è permesso sviluppare la
tecnologia ed ogni considerazione secondo la quale un organismo è un'entità non
suscettibile di cambiamento, non ha basi nell'Halakhà.
In Deuteronomio 22:8 è scritto: "Quando costruirai una nuova casa dovrai fare un
riparo al tuo tetto e non sarai causa di spargimento di sangue in casa tua se uno dovesse
cadere di lassù" I Chakhamim interpretano questo verso come un comando generico per
mantenere un alto livello di sicurezza; l'atto in sé di costruire una nuova casa non è
proibito, il nostro compito è che siano prese ragionevoli misure di sicurezza. La
tradizione Chassidica ci dice che "D-o creò l'uomo per fare e sperimentare" in
virtù di ciò l'uomo non dovrebbe mai credere che non sia possibile cambiare qualsiasi
mancanza o malattia. Rabbi Joseph ben Yehudah Ibn Akvin affermò che "Lo studio e
l'insegnamento della medicina è una grande mitzvah ed è una via esemplare di servire
D-o". Il verso "E se si rialza dal letto (guarirà)" (Esodo 21:19) ci
insegna che la Torah permette l'uso della medicina per guarire; ciò è ribadito anche
dall' "Istituto Dr.Falk Schlesinger per le ricerche medico-halakhiche" che
sostiene come lo studio della medicina contribuisca a comprendere varie leggi della Torah:
leggendo la Torah scopriamo che i Chakhamim conoscevano bene l'anatomia, la fisiologia, la
patologia, la ginecologia, la fertilità e la sterilità, come indicato da vari trattati
nella letteratura ebraica.
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