"L'Ebraismo alla luce del film 'Europa Europa' di
A.Holland (1991
a cura di Silvia Antonucci
Conferenza su "L'Ebraismo alla luce del film 'Europa Europa' di
A.Holland (1991)", tenuta presso Liceo scientifico "Leonardo da Vinci"
di Fregene nell'ambito del "Progetto incontro" organizzato dalla scuola
e dall' "Osservatorio sul razzismo", Università degli Studi
Roma Tre, Dipartimento di Scienze dell'educazione (7/V/'99)
Nelle prime immagini del film è mostrata una circoncisione. Essa è il segno del patto
con D-o; l'uomo è stato creato ad immagine di D-o e collabora insieme a Lui alla
creazione, ma non è perfetto; tramite la circoncisione compie un piccolo passo verso la
perfezione, verso D-o. Essa viene effettuata 8 giorni dopo la nascita del bambino maschio,
consiste nel taglio della parte superiore della pelle che copre il pene, il prepuzio; è
un'operazione non molto dolorosa, proprio per la piccola età del bambino; non ha nulla di
terribile o barbaro, il futuro uomo non viene assolutamente mutilato.
La circoncisione veniva praticata da altri popoli nell'antichità, prima degli ebrei, come
misura igienica ed oggi viene praticata anche a non ebrei per motivi medici. Non deve
assolutamente essere confusa con l'infibulazione che viene praticata alle donne in alcune
parti dell'Africa islamica (ma che non ha niente a che vedere con l'Islam): essa è una
vera e propria mutilazione della bambina a cui viene tagliata la clitoride, impedendo alla
futura donna di provare piacere durante l'atto sessuale, e le vengono chiuse le labbra con
un filo sino a che non si sposerà, con conseguenze terribili per la sua salute:
infezioni, soprattutto durante il mestruo, che spesso portano alla morte.
Gli ebrei, tramite il patto con D-o, sono il cosiddetto "popolo eletto", ma non
perché siano più bravi degli altri popoli. Narra un midrash, un racconto, che D-o
propose la Torah a tutti i popoli della terra, che però la rifiutarono perché troppo
impegnativa (non rubare, non uccidere, non commettere adulterio, etc.); l'unico popolo che
l'accettò fu il popolo ebraico.
Gli ebrei sono un popolo di sacerdoti che dovrebbero testimoniare la presenza dell'unico
D-o sulla terra, non tramite proselitismo coatto, ma attraverso proprio tutte le regole
che devono seguire e che appaiono strane all'esterno: gli altri popoli, vedendo gli ebrei
che non mangiano certe cose, che si comportano in un modo diverso, dovrebbero accostarsi
agli ebrei e chiedere loro come mai si comportano in quel modo, dando così loro la
possibilità di testimoniare l'esistenza dell'unico D-o.
IL popolo ebraico è Kadosh, cioè santo e diverso, separato dagli altri popoli;
l'ebreo non è santo automaticamente, lo è nel momento in cui mette in pratica tutte le
regole della Torah. Il fatto di essere "popolo eletto" porta agli ebrei , in
pratica, molti più doveri che privilegi! Nel film il rabbino porta sulle spalle il manto
usato per la preghiera (Tallet) che gli uomini indossano al mattino. L'unica occasione in
cui viene indossato di sera è alla vigilia di Kippur, il giorno in cui gli ebrei chiedono
perdono a D-o per i peccati commessi verso di Lui. Il Tallet è un manto rettangolare. Le
12 tribù anticamente avevano dei manti, come il Tallet, che le distinguevano, con strisce
e colori particolari; ma ormai si è perso il ricordo di essi.
Usualmente il Tallet ha, nei lati più corti, delle strisce azzurre ed ai quattro lati dei
fili che pendono su cui vi è un certo numero di nodi che rappresenta il nome di D-o (ogni
lettera dell'alfabeto ebraico corrisponde ad un numero). Del nome di D-o conosciamo solo
le consonanti (l'ebraico si scrive solo con le consonanti) e non ne sappiamo l'esatta
vocalizzazione.
Purtroppo accade che su alcuni libri si trovi scritto il nome di D-o,
"Javé": esso è una vocalizzazione usata dal Medioevo ma storicamente errata ed
inoltre offensiva per gli ebrei che, per rispetto, non hanno pronunciato mai il nome di
D-o, neanche quando si conosceva. L'unico a poterlo pronunciare era il Cohen, il Gran
sacerdote del Tempio di Gerusalemme, che lo pronunciava una volta l'anno, a Kippur. Nel
film il rabbino dice qualcosa in ebraico mentre viene effettuata la circoncisione; non
esiste un testo valido per la circoncisione in tutto il mondo, ogni comunità adotta il
proprio, comunque i concetti generali espressi sono la lode al Signore, la benedizione per
la circoncisione, etc. Il rabbino pronuncia queste parole non leggendole, ma quasi
cantando: anche la Torah (il Pentateuco; viene scritto su una pergamena particolare, con
un inchiostro particolare; bisogna essere molto esperti per compiere questo lavoro.
La pergamena viene poi arrotolata su due bastoni e coperta da un "vestito"
riccamente decorato. I due bastoni, che sporgono fuori dal "vestito" vengono
coperti con una corona o con appositi oggetti in genere d'argento, finemente cesellati. Il
rotolo della Torah, proprio per la sua importanza e delicatezza, durante la lettura non
può essere toccato con la mano; si usa per indicare il segno durante la lettura, un
bastoncino alla cui estremità vi è una piccola mano, chiamato "Yad"), la
Bibbia ebraica, viene letta nella sinagoga con una cantillazione particolare. Il rabbino
ha in testa la Kippah; tutti gli ebrei maschi dovrebbero avere il capo coperto a
dimostrazione che l'uomo non è illimitato, sopra di lui c'è D-o; è un segno di rispetto
verso il Signore. Può essere un semplice cappello, o un tondo fatto in genere
all'uncinetto, chiamato appunto Kippah. Chiunque può diventare rabbino, è un titolo di
studio, come la laurea. Il rabbino si sposa, ha un lavoro ed in più studia la Torah e dà
consigli a coloro che lo consultano. Il che non vuol dire che le donne non possano
studiare Torah; ci sono state e ci sono attualmente tante donne dotte quanto e più degli
uomini nello studio della Torah. Nell'ebraismo ortodosso solo gli uomini possono diventare
rabbini, ma non è un divieto della Torah, si tratta di una tradizione; in altre correnti
dell'ebraismo, ad esempio in quello riformato, le donne possono diventare
"rabinesse". Nella scena della circoncisione si notano degli uomini vestiti in
nero: questa era l'usanza degli ebrei dell'Europa del nord; erano tantissimi, solo in
Polonia erano 3 milioni, poi spazzati via dalla seconda guerra mondiale. Costituivano una
vera e propria cultura a parte: avevano una propria lingua, l'Yiddish, (un misto di
ebraico, tedesco e lingue slave) case editrici, cinematografiche, etc. Era un mondo
fiorente ed attivo, le cui tracce restano solo in Israele ed in America, ma purtroppo il
grosso di quella cultura è stato spazzato via dai nazisti. Quello era l'ambiente in cui
viveva il protagonista del film (Salomon Perel). Gli ebrei del nord Europa, i cosiddetti
"Chassidim", vestono tutt'ora di nero, con cappotti, anche d'estate, ed in
Israele non si scherza con il caldo!
Essi osservano alla lettera il passo nella Torah in cui è scritto di non cambiare le
proprie tradizioni e nel nord Europa, dove faceva molto freddo, essi vestivano così.
Anche le donne si vestono con maniche lunghe, calze e gonne lunghe tutto l'anno, in quanto
seguono alla lettera il passo della Torah dove è scritto che la donna deve vestire in
modo sobrio e modesto. Le donne coprono i capelli solo dopo sposate. Questi ebrei vengono
chiamati "ortodossi", da non confondere con l' "ebraismo ortodosso",
come quello italiano, ovvero osservante della Torah scritta ed orale (differente da quello
"riformato" o "conservativo" che non seguono tutta la Torah scritta ed
orale): in questi casi il termine "ortodosso" viene usato per due accezioni
diverse. Gli ebrei ortodossi del nord Europa, ed i loro discendenti, vestono di nero,
portano in genere la barba, e soprattutto le Peiot, i riccioli che partono
dall'attaccatura sopra all'orecchio, in quanto osservano alla lettera un passo della Torah
dove è scritto di non tagliare quella parte.
Nelle scene successive del film, i negozi degli ebrei vengono segnati con la stella di
Davide, la stella a sei punte, adottata dagli ebrei come simbolo nel Medioevo, in
contrapposizione alla croce cristiana. Può capitare di vedere la stella ebraica usata in
ambiti che non hanno nulla a vedere con l'ebraismo: nell'esoterismo, nella magia. In
quegli ambiti non ha più alcun collegamento con l'ebraismo. Nel film la folla assale i
negozi degli ebrei proprio nel giorno del Bar Mitzvah del protagonista. Bar Mitzvah vuol
dire "figlio del precetto" (per le donne si chiama Bat Mitzvah, figlia del
precetto, oppure Zeved ha-bat, dono della figlia e consiste in una cerimonia durante la
quale le si impone il nome) ed è la maggiorità religiosa: fino a quel momento (13 anni
per i ragazzi, 12 per le ragazze) i genitori sono responsabili del figlio, per quanto
riguarda la religione, ma dopo, i figli diventano in prima persona responsabili del loro
osservare o meno i precetti della Torah.
Da quando compie 13 anni il ragazzo fa parte del mondo degli adulti e può essere contato
nel Minian, il numero minimo di uomini (10) necessario alla lettura pubblica della
preghiera nella sinagoga. La donna non viene compresa nel conto in quanto nell'ebraismo i
compiti dell'uomo e della donna sono divisi: l'uomo, oltre che al lavoro necessario per
sfamarsi, deve dedicarsi allo studio della Torah; il comandamento di studiare è
importantissimo nell'ebraismo. La donna invece ha come compito primario l'educazione dei
figli, l'osservanza delle feste che coinvolgono tutta la famiglia e la cura della casa;
non ha l'obbligo di andare alla sinagoga, ma se lo fa dopo aver adempiuto ai suoi doveri,
fa comunque un'ottima azione. Nel film, dopo l'attacco della folla ai negozi, il
protagonista, che era scappato, torna a casa e vede la famiglia riunita intorno alla
sorella morta ed il padre, seduto, che si dondola davanti al corpo della figlia.
E' uso comune degli ebrei, mentre pregano, muovere un po' il corpo in un dondolio in
quanto è scritto nella Torah che bisogna pregare non solo con le labbra e con il cuore,
ma anche con il corpo che così facendo, partecipa alla preghiera. Quando il protagonista
si è rifugiato dai russi, riceve una lettera dal padre il quale gli chiede se mangia
Kosher (Kasher in ebraico). Kasher è qualsiasi cosa che risponde alle regole; può
riferirsi al cibo, ad una stoffa, ad una persona. In genere, quando si parla di Kasheruth
(il sostantivo di Kasher), ci si riferisce alla Kasheruth alimentare.
Gli ebrei hanno varie regole da seguire per quanto riguarda l'alimentazione che possono
essere così sintetizzate: divieto di mangiare carne di animali non uccisi secondo il rito
ebraico, che fa in modo che l'animale soffra il meno possibile e venga levato da esso
tutto il sangue; divieto di mangiare animali che non siano ruminanti ed abbiano l'unghia
fessa (cioè maiale, coniglio, etc.); divieto di mangiare pesci che non abbiano pinne e
scaglie (cioè frutti di mare, aragoste, etc.); divieto di mischiare carne e latte, etc.
Tutte queste regole sono tratte da versi della Torah.
Il protagonista del film, mentre si trova tra i russi, ha uno scontro con un suo compagno
che lo accusa dicendogli che "gli ebrei sono maledetti perché hanno crocifisso
Gesù": purtroppo da questa affermazione della Chiesa è scaturito un antisemitismo
millenario che ha causato tanti morti e sofferenza agli ebrei. Si tratta comunque di un
affermazione ritrattata recentemente dalla Chiesa e sconfessata dagli storici che hanno
affermato che all'epoca della crocifissione di Gesù, la Palestina era sotto il mandato
romano e gli ebrei non avevano assolutamente potere: erano i romani a decidere ogni cosa e
quindi anche la crocifissione di Gesù.
Nel film il protagonista per due volte si riferisce all'usanza di mangiare uova intinte
in acqua salata: si riferisce alla festa di Pesach, parola ebraica che vuol dire
"passaggio", comunemente tradotta con Pasqua. Essa ricorda il passaggio degli
ebrei dalla schiavitù dell'Egitto alla libertà, attraverso il Mar Rosso. La festa dura 7
giorni in Israele (8 fuori da Israele: si usa aggiungere a tutte le feste 1 giorno in più
se si è fuori da Israele in quanto il calendario ebraico è lunare, non solare, i mesi
sono più corti, quindi i giorni non cadono sempre nello stesso giorno; era il Sinedrio,
il tribunale del Tempio di Gerusalemme a stabilire la data delle feste; una volta
distrutto il Tempio, gli ebrei, dispersi nella diaspora, hanno avuto paura di poter
sbagliare nello stabilire il giorno della festa e così hanno deciso di aggiungerne un
altro per essere più sicuri. Oggi tutto ciò, con i mezzi di informazione attuali, è
inutile, ma si è mantenuta la tradizione).
Durante questo periodo gli ebrei non mangiano cibi lievitati in ricordo dei loro antenati
che, nella fretta di fuggire, non fecero in tempo a far lievitare il pane. Durante la
prima sera (le prime due se si è fuori da Israele) si fa una cena speciale, chiamata
Seder, parola ebraica che vuol dire ordine, che si svolge, appunto, secondo un ordine
particolare: si mangiano dei cibi che ricordano ciò che accadde in quei tempi. Tutto il
Seder è pieno di gesti inusuali, atti ad incuriosire i bambini ed a renderli partecipi
del rituale. Durante il Seder "classico" non si usa intingere le uova nell'acqua
salata, ma ogni comunità ha le sue tradizioni. L'acqua salata probabilmente simboleggia
la vita aspra degli ebrei schiavi in Egitto; l'uovo, tondo, senza fine né inizio, è il
simbolo della vita, che mai si interrompe, anche dopo la morte.
Prima del sogno in cui il protagonista del film ricorda l'episodio delle uova a Pesach,
egli si trova con Leni, la ragazza di cui si è innamorato; passeggiano nei prati finché
incontrano quello che sembra un cimitero ebraico; è in realtà un luogo in cui i nazisti
avevano ammucchiato le lapidi tolte dai cimiteri, con cui poi avrebbero lastricato le
strade (dopo la guerra queste lapidi sono state tolte dalle strade ed apposte su lunghi
muri nei cimiteri ebraici rimasti). Il ragazzo fissa lo sguardo su una di queste lapidi
che ha inciso il segno della benedizione dei Cohanim (plurale di Cohen, sacerdote). Il
protagonista del film poi va a Lods, nella speranza di incontrare i suoi genitori, chiusi
nel ghetto. Il primo ghetto è stato creato a Venezia nel 1516. Non è certo, ma si crede
che l'etimologia della parola venga dal nome di una fonderia che si chiamava
"gheto" e che si trovava vicino al posto dove erano stati rinchiusi gli ebrei.
Il ghetto di Roma è stato creato da Paolo IV nel 1555.
La Chiesa creò i ghetti per separare gli ebrei dagli altri. Gli ebrei, per la Chiesa, non
erano da sterminare, ma da preservare come esempio disgraziato di ciò che accadeva a
coloro che non avevano accettato Gesù; non era bene che stessero vicino ai credenti, per
questo furono creati i ghetti, nei luoghi più malsani delle città. Quello di Roma si
trovava davanti all'Isola Tiberina, nella zona dove ora si trova la Sinagoga. Prima non
c'erano gli argini del Tevere e spesso il fiume straripava creando molti problemi per gli
abitanti del ghetto; essi erano molto numerosi in uno spazio angusto, erano soggetti a
malattie, epidemie, erano estremamente poveri in quanto era vietato loro qualsiasi lavoro
se non il commercio di stracci e l'usura.
All'apertura dei ghetti in Italia, nel 1870, vennero tutti distrutti, perché luoghi
malsani e forieri di malattie. I ghetti furono costruiti di nuovo dai nazisti, durante la
seconda guerra mondiale, come anticamere dei campi di sterminio. Vi sono altri simboli
importanti dell'ebraismo, che non appaiono nel film: la Menorah (nella cui radice è
compresa la parola ebraica "or", luce), il candelabro a sette braccia (da non
confondere con la Chanukkiah, candelabro a nove braccia che ricorda la festa di Chanukkah
che celebra la riconsacrazione del Tempio da parte degli ebrei, profanato dai greci; gli
ebrei trovarono solo un'ampolla di olio sacro per accendere la Menorah che sarebbe bastato
per 1 giorno; gli ebrei impiegarono 8 giorni a trovare altro olio sacro, ma
miracolosamente quella sola ampolla bastò.
Da allora si usa accendere 8 candele, una ogni giorno, o tutte insieme e poi a scalare, a
seconda delle tradizioni, in ricordo del miracolo. La nona luce serve per accendere le
altre). La Menorah era sempre accesa nel Tempio di Gerusalemme. Non deve essere confusa
con i candelabri a sette braccia che si possono trovare in ambienti esoterici o magici; in
tali situazioni il candelabro a sette braccia non ha niente a che vedere con la Menorah
ebraica.
La Mezuzah è un astuccio, che può essere di varie forme, che contiene una pergamena in
cui sono scritti versi della Torah e che si pone sullo stipite destro delle porte
all'esterno. Ricorda l'episodio biblico riferito a Pesach, in cui gli ebrei segnarono gli
stipiti delle porte con il sangue dell'agnello così che l'angelo del Signore non si
fermò alle loro porte ed uccise solo i primogeniti egiziani. Porta benedizione alla casa
ed a chi vi abita. I Tefillin, o "filatteri", sono astucci di pelle nera in cui
vengono inserite pergamene con brani biblici. Si indossano sul braccio sinistro e sulla
testa al mattino a seguito di un comandamento della Torah (porrai la parola del Signore
sulla tua testa e sul tuo braccio...). Lo Shabbat (Sabato) è la festa più importante
dell'ebraismo, è il giorno consacrato al Signore durante il quale l'uomo riconosce la
superiorità di D-o e smette di lavorare, di creare, di collaborare con D-o alla
creazione. Prima dell'inizio della festa (il giorno ebraico inizia al tramonto perché
nella Torah è scritto "e fu sera e fu mattina") la donna accende due candele e
recita l'apposita benedizione. Prima del pasto, momento importante in cui tutta la
famiglia si riunisce, l'ebreo, come per ogni pasto festivo, recita il Kiddush, benedizione
del vino, per il quale in genere si usa un calice d'argento, ma comunque il materiale non
ha importanza; poi si lava le mani recitando una particolare benedizione (l'ebraismo non
è una religione, è un modo di vivere: l'ebreo in ogni momento della sua vita benedice e
ringrazia D-o) versandosi l'acqua sulle mani con un contenitore senza beccucci (l'acqua
non deve scendere direttamente dal rubinetto o comunque essere "aiutata" a
scendere da un beccuccio in quanto, durante la benedizione, l'uomo deve fare "lo
sforzo" di versarsi l'acqua sulle mani, deve compiere lui il gesto, non esserne
facilitato), quindi recita la benedizione del pane. Alla fine dello Shabbat, e di ogni
altra festa, compie il rituale dell'Havdalah: accende una candela formata da tante candele
intrecciate ed odora dei profumi contenuti generalmente in una scatolina d'argento dalle
forme più varie (Besamim), nel frattempo recita delle benedizioni. Il rituale è atto a
far in modo che all'anima, triste perché la festa sta finendo, sia prolungato il piacere
e la gioia della festa.
Lo Shofar è il corno d'ariete che veniva usato nell'antichità dagli ebrei per chiamare a
raduno gli uomini, per dare segnali, etc. Lo Shofar viene suonato anche in alcune feste (a
Rosh ha-Shana, il Capodanno; a Kippur, per segnalarne la fine, etc.).