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IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI URBISAGLIA BONSERVIZI (1940 - 1943)di Roberto CRUCIANIIniziamo queste note rifacendoci a quanto scritto dal Dr. Carlo Spartaco Capogreco sulle vicende degli ebrei.Il 15 Giugno 1940 il capo della polizia emanò l'ordine di arresto per gli ebrei stranieri e per gli apolidi compresi tra i diciotto e i sessanta anni. Alle donne e ai bambini veniva intimato di recarsi, entro pochi giorni, alla Prefettura della provincia destinata al loro internamento libero, che consisteva nel domicilio coatto in alcuni Comuni. Le località si trovavano per la maggior parte nelle regioni dell'Italia centromeridionale in quanto sarebbero state poco interessate dalla guerra per la scarsità di vie di comunicazione e per la conformazione collinare-montuosa del territorio. Per la Provincia di Macerata vennero impiantati i Campi di Concentramento di Urbisaglia Bonservizi presso l'Abbadia di Fiastra; di Treia, poi trasferito a Petriolo presso Villa Spada, poi presso la Villa del Marchese Savini; di Pollenza, presso Villa Lauri. I suddetti campi erano di concentramento, mentre a SFORZACOSTA vi era il Campo per Prigionieri di Guerra (il numero 53 dipendente dalla Posta Militare 3300) che rimarrà tale fino all'8 Settembre 1943, per trasformarsi poi in Campo per Internati Civili. Sono segnalati altri campi ma necessitano di ulteriore studio. CAMPO DI URBISAGLIA BONSERVIZIIn particolare, il Campo di Internamento di Urbisaglia Bonservizi, iniziava il 16 Giugno 1940, allorquando, in serata, all'Abbadia di Fiastra, situata a pochi chilometri da Urbisaglia, arrivarono i primi sette internati.Il lavoro di allestimento del Campo, concordato tra la Prefettura di Macerata ed il Comune di Urbisaglia, iniziava subito: erano necessarie coperte, stoviglie, tende, cancelleria, personale di custodia e di mensa, e quanto altro per un perfetto funzionamento dello stesso. Con lettera riservata del 5 luglio 1940, il Prefetto comunicava le prime norme: "Il Podestà, quale Ufficiale di Pubblica Sicurezza, dovrà provvedere, man mano che gli internati arrivano, ad impiantare i registri ed i fascicoli personali, rilevando i connotati più salienti dell'individuo" e dovrà imporre all'internato di non lasciare il Comune senza la sua autorizzazione . Agli internati, se indigenti, doveva essere corrisposto un sussidio giornaliero di Lire 6 e 50 centesimi oltre a lire 50 mensili per l'alloggio. Il Segretario Comunale doveva provvedere alla conta- bilità con il Ragioniere capo della Prefettura per il rimborso di tutte le spese sostenute dal Comune, cioè vitto, alloggio, spese di personale, di riscaldamento, di affitto ed altro. Così il campo veniva predisposto nella Villa Giustiniani Bandini, all'Abbadia di Fiastra con locali adattati a cucina, a refettorio e sala riunioni, mentre i piani superiori a dormitori. In quel periodo numerosi artigiani di Urbisaglia lavoravano per la sistemazione dei locali; altri disoccupati eseguivano invece i lavori più semplici. E' da tenere presente che, secondo le disposizioni vigenti, gli internati non potevano prestare la loro manodopera anche se gratuita. Una signora di Tolentino, per tutto il periodo di funzionamento del campo, provvedeva alla cucina, aiutata da un inserviente di Urbisaglia, fino al 1943 e successivamente da altro. LA VITA NEL CAMPOGli internati, che alla fine di Luglio del 1940 erano già un centinaio, di cui molti ebrei, subivano molte restrizioni: non potevano avere documenti personali perché ritirati, strumenti che potevano offendere e apparecchi radio; non potevano eseguire lavori retribuiti, se non autorizzati. Poiché alcuni di loro erano commercianti, pittori ed anche dottori, trascorrevano le giornate aiutando gli agricoltori nei lavori dei campi con la possibilità di intrattenersi nelle loro case per il pranzo.Qualche internato si recava giornalmente a piedi in paese per i suoi bisogni e forse per cercare di avere comunicazioni tramite amici dai propri familiari. Ad ogni modo, stante le varie testimonianze raccolte, gli ebrei erano ben accetti dalla popolazione che cercava di portare aiuto secondo le proprie possibilità. Il dottor P.P., ebreo tedesco, che era arrivato al campo nel Luglio del 1940, provvedeva al servizio medico a favore degli internati malati: dal Giugno 1942 il Ministero dell'interno autorizzava a suo favore la corresponsione di un compenso mensile di Lire 250. LA PASQUA EBRAICA
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