Alla fine noi, miraggi che si autopercepìscono, sì autoìnventano, sì autoconsolidano, siamo piccoli miracoli di autoreferenza. Crediamo in biglie che si disintegrano non appena ci mettiamo a cercarle, ma che, quando non le cerchiamo, sono reali come qualsia si autentica biglia. È la nostra stessa natura a impedirci una piena comprensione della loro natura. Sospesi a metà tra l'inconcepibile immensità cosmica dello spazio-tempo relativistico e il guizzare elusivo e indistinto di cariche quantkhe, noi esseri umani, più simili ad arcobaleni e miraggi che ad architravi o macigni, siamo imprevedibili poemi che scrivono sé stessi - vaghi, metaforici, ambigui, e a volte straordinariamente beili.
Probabilmente, vedere noi stessi in questa maniera non è così rassicurante come credere in ineffabili aure ultraterrene dotate di esistenza eterna, ma ha le sue compensazioni. Ciò che si perde è quella intuizione infantile che ci porta a credere che le cose sono esattamente come appaiono, e il nostro io, apparentemente solido come una biglia, è la cosa più reale al mondo; ciò che si guadagna è la consapevolezza di quanto impalpabili e rarefatti siamo nel cuore stesso della nostra interiorità, e di quanto siamo radicalmente diversi da ciò che sembriamo. Come Kurt Godei, con i suoi inaspettati strani anelli, ci ha offerto una visione più profonda e penetrante di ciò che significa la matematica, così la rappresentazione delle nostre essenze come strani anelli ci offre una visione più profonda e penetrante dì ciò che vuoi dire essere umani. E, secondo me, la perdita vale il guadagno.
Hofstadter D. Anelli dell'io. Mondandori; 2008: 434
Uno dei motivi per cui la lingua che parliamo non può essere troppo al centro del nostro funzionamento mentale è che abbiamo dovuto impararla. Non è difficile immaginare come l'acquisizione del linguaggio possa avvenire, se i bambini sono in grado di comprendere alcuni degli eventi e delle intenzioni che li circondano e cercano di tracciarne la mappa sui suoni che escono dalla bocca dei genitori. Ma come un flusso grezzo di rumori possa evocare dal nulla dei concetti nella mente di un bambino è un mistero. Non sorprende che gli studi della mente dei bambini in età prelinguistica abbiano dimostrato che essi sono sensibili a causa ed effetto, agentività umana, rapporti spaziali e altri elementi che costituiscono il nucleo centrale della struttura concettuale!
Steven Pinker - Fatti di parole: La natura umana svelata dal linguaggio
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