È anche vero che nel caso della nostra civiltà il principio di precauzione si scarta da sé. Poiché non è stato seguito, una transizione che portasse a adottarlo comporterebbe una frenata del rapido progresso tecnologico che è in corso. Finora un cambiamento di questo genere non ha mai prodotto buoni risultati. Quindi un pessimista assoluto dovrebbe contrastarlo per principio.
Può sembrare un sofisma, ma non lo è. La ragione di questi paradossi e paralleli tra ottimismo assoluto e pessimismo assoluto è che al livello delle spiegazioni i due approcci sono molto simili. Entrambi sono profetici, cioè pretendono di conoscere aspetti inconoscibili del futuro della conoscenza. E poiché in ogni istante le nostre migliori conoscenze contengono verità e idee errate, il pessimismo profetico riguardo a qualsiasi loro aspetto è sempre identico all'ottimismo profetico in merito a un altro.
Deutsch D. L' inizio dell'infinito. Spiegazioni che trasformano il mondo. Einaudi; 2013
Formato Kindle - ASIN: B00F01V9B8; posizione: 3736
Vale a dire: una teoria deve fare previsioni che, nel caso la teoria sia falsa, possano essere contraddette dall'esito di qualche osservazione o esperimento effettivamente eseguibile. In questo modo le teorie non sono derivate, ma verificate dall'esperienza. Ad esempio, prima della scoperta della radioattività i chimici credevano (e ne avevano conferme da innumerevoli esperimenti) che la trasmutazione fosse impossibile. Rutherford e Soddy avanzarono l'audace ipotesi che l'uranio fosse in grado di trasformarsi spontaneamente in altri elementi. Quando poi lo dimostrarono creando del radio in un contenitore ermeticamente chiuso in cui avevano messo dell'uranio, confutarono l'idea prevalentemente accettata e la scienza progredì. Il tutto fu possibile perché la vecchia teoria era verificabile, cioè era possibile fare esperimenti per confutarla. Per contrasto, l'antica credenza secondo cui la materia era composta da varie combinazioni dei quattro elementi - terra, aria, fuoco e acqua - non era verificabile, perché non specificava alcun modo per verificarne la presenza. Dunque nessun esperimento l'avrebbe mai potuta confutare e non era passibile di affinamento (e in effetti cosi fu).
L'Illuminismo fu fondamentalmente un cambiamento filosofico.
Deutsch D. L' inizio dell'infinito. Spiegazioni che trasformano il mondo. Einaudi; 2013
Formato Kindle - ASIN: B00F01V9B8; posizione: 262
Le perentorie restrizioni che incontriamo nella biblioteca di Mendel possono sembrare leggi universali di natura dalla nostra prospettiva miope, ma da un punto di vista diverso può sembrare che corrispondano a condizioni soltanto locali, associate a spiegazioni storiche. Se questo è vero, allora un concetto limitato di possibilità biologica è il tipo di concetto che vogliamo; l'ideale di un concetto universale di possibilità biologica è legato a considerazioni erronee. Ma come si è già ammesso, questo non esclude le leggi biologiche, ma si limita a stabilire l'onere della prova per chi desiderasse proporne uno. E nel frattempo fornisce una cornice di riferimento per descrivere le vaste e importanti classi di regolarità che scopriamo nelle configurazioni della nostra biosfera.
DC Dennett. L'idea pericolosa di Darwin. Bollati Boringhieri, 2004: 155
Da un lato, l'interesse nella «Politica» con la «P» maiuscola (vale a dire quella che si estrinseca in organizzazioni espressamente politiche, in partiti politici e in programmi di governo), e la forza e intensità delle fedi politiche, per non parlare della partecipazione quotidiana ad attività tradizionalmente classificate come politiche, stanno svanendo a ritmo sempre più rapido. In linea con l'umore dei tempi, ci si attende che i «cittadini» non guardino più in là della prossima riduzione fiscale o integrazione pensionistica e non si interessino ad altro che ad avere liste di attesa più brevi per un posto in ospedale, meno barboni per strada, più criminali in galera o maggiore tempestività nello scoprire potenziali sostanze dannose negli alimenti. Pochi o forse nessun politico consumato avrebbe il coraggio di proporre la visione di una «buona società» ad elettori che, essendosi già scottati più volte le dita, sono noti per preferire un oggi diverso a un domani migliore.
Bauman Z. Società sotto assedio Laterza 2005: 66
I piaceri hanno vita breve, e non potrebbe essere altrimenti. E nella natura stessa del piacere l'essere volatile, evasivo, impossibile da trattenere. Come leggiamo nel De brevitate vitae, i piaceri iniziano a raffreddarsi nel momento di massimo fervore. La capacità di godere dell'uomo è minima, si esaurisce in un battibaleno, e l'eccitazione lascia subito il posto all'apatia e al torpore.
La felicità, al contrario, è insita solo nella durata. E non potrebbe essere altrimenti, dal momento che la causa ultima della miseria umana è l'incurabile fugacità della vita, l'imminenza della fine e l'orrore del vuoto che seguirà.
Ciò che l'uomo evoca nel suo sogno di felicità è il fermarsi del tempo: un essere umano che sia immune al suo fluire, non più vulnerabile al suo potere che tutto erode, polverizza, distrugge. I piaceri cooperano con la morte: abbreviano il tempo. A differenza dei piaceri, la felicità resiste alla morte: spoglia il tempo del suo potere distruttivo e ripara la devastazione che il tempo si lascia alle spalle.
BAUMAN Z. La società sotto assedio. Laterza, 2003. p 131
Molti dei tratti che subiscono l'influenza dei geni, inoltre, sono tutt'altro che nobili. Gli psicologi hanno scoperto che, quanto a personalità, differiamo in cinque aspetti principali: siamo in misura variabile introversi o estroversi, nevrotici o stabili, indifferenti o aperti all'esperienza, amabili o polemici, coscienziosi o disordinati. La maggior parte dei 18.000 aggettivi riferibili a tratti della personalità elencati dai dizionari possono essere ricondotti a una dì queste cinque dimensioni, compresi aggettivi indicanti manchevolezze come inconcludente, negligente, conformista, impaziente, limitato, villano, vittimista, egoista, sospettoso, inaffidabile. Tutte e cinque queste grandi dimensioni della personalità sono ereditabili, ed è probabile che dal 40 al 50 per cento della corrispondente variazione in una popolazione tipica sia legata a differenze concernenti i relativi geni. Lo sfortunato che si trova a essere introverso, nevrotico, limitato, egoista e inaffidabile lo deve in parte, probabilmente, ai suoi geni, e lo stesso vale, con ogni probabilità, per quanti di noi tendono verso l'una o l'altra di quelle direzioni.
PINKER S. Tabula rasa. Mondadori, 2005. p 68
La teoria della semantica concettuale, che avanza l'ipotesi che i sensi delle parole siano rappresentati mentalmente come espressioni di un più ricco e astratto linguaggio del pensiero, si colloca al centro di questo cerchio, compatibile con tutte le complicazioni. I significati delle parole possono variare da una lingua all'altra perché i bambini li assemblano e regolano a partire da concetti più elementari. Possono essere precisi perché i concetti si concentrano su alcuni aspetti della realtà e lasciano perdere il resto. E possono sostenere il nostro ragionamento perché rappresentano aspetti a pieno titolo della realtà - spazio, tempo, causalità, oggetti, intenzioni e logica - e non il sistema di rumori sviluppatosi in una comunità per permettere la comunicazione. La semantica concettuale, inoltre, si accorda con il senso comune, che ci dice che le parole non sono la stessa cosa dei pensieri, tanto che gran parte della saggezza umana sta nel non prendere le une per gli altri. «Le parole sono i gettoni degli uomini saggi,» scrisse Hobbes «che le usano solo per contare, ma sono anche il denaro dei folli».
Steven Pinker - Fatti di parole: La natura umana svelata dal linguaggio
MONDADORI [Formato Kindle] ASIN: B005SZ7WSU - Posizione 3598
Un bambino vede i suoi compagni di scuola angariare un altro ragazzino; i vicini vedono e sentono una donna che grida, aggredita per la strada: ecco i prototipi della passività costituita dal non portare aiuto, dal non cercare di saperne dì più o del non dichiarare apertamente il proprio pensiero.
Si ritrovano qui le cause contestuali comuni:
percezione errata - non capire cosa sta succedendo;
responsabilità comune - quando troppe persone sono presenti è meno probabile che ognuna offra aiuto;
paura - di diventare noi stessi una vittima;
diniego - bloccare ogni comprensione del significato dell'evento;
mancanza di empatia, confini - le vittime sono al di fuori del nostro universo di obbligo morale;
ottundimento psichico - una capacità ridotta di sentimento;
routine e desensibilizzazione - ogni elemento in più di sofferenza diventa prevedibile, normale, senza alcun imperativo speciale per rispondere;
nessun canale di aiuto - non sapete come intervenire (cosa fare, a chi dirlo) in un modo che possa fare una differenza;
sostegno ideologico - osservatori che condividono la visione del mondo dei colpevoli, ovviamente, non intervengono.
COHEN S. Stati di negazione. Carocci, 2002. p 200
Un'altra differenza essenziale fra tempo e spazio è che le due direzioni del tempo sono ben diverse. Il passato è congelato e non può essere modificato (tranne che nella fantascienza, come Ritorno al futuro), mentre il futuro è una mera potenzialità e può essere modificato dalle nostre scelte nel presente. Tale metafisica intuitiva si riflette, in molte lingue, nell'esistenza di un'unica distinzione, fra passato e non-passato, dove quest'ultimo abbraccia il presente e il futuro. Molte lingue non esprimono affatto il futuro nel loro sistema di tempi verbali, ma distinguono fra eventi che hanno effettivamente avuto luogo o sono attualmente in corso (realis), ed eventi ipotetici, generici o collocati nel futuro (irrealis). È tale differenza metafisica ed epistemologica fra passato e futuro a essere a fondamento, tra l'altro, della metafora aymara che colloca il passato davanti e il futuro dietro. Il passato ha avuto luogo ed è conoscibile, come se fosse sotto gli occhi, mentre il futuro è del primo che lo afferra, imperscrutabile, come se fosse fuori vista.
Steven Pinker - Fatti di parole: La natura umana svelata dal linguaggio
MONDADORI [Formato Kindle] ASIN: B005SZ7WSU - Posizione 4530
Dal momento che nell’uomo il parto è così difficile, la presenza di una levatrice può essere questione di vita o di morte, spesso per il bambino e a volte anche per la mamma. Abbiamo sviluppato un’andatura bipede e un cervello più grosso, ed entrambe queste caratteristiche si sono dimostrate preziosissime nella lotta per la sopravvivenza, ma ci hanno anche trasformati in creature incapaci di venire al mondo senza qualcuno che ci dia una mano, e questo significa che il nostro spirito collaborativo e la nostra fiducia reciproca devono essersi evoluti di pari passo con i tratti fisici più tipicamente umani. I mutamenti che ci hanno portati a diventare esseri pensanti – e parlanti! – si sarebbero arrestati a metà del cammino, se non avessimo avuto la capacità di aiutarci a vicenda anche nel parto. Dunque la figura della levatrice ha contribuito anche alla nascita della lingua?
Johansson, Sverker. L'alba del linguaggio (Italian Edition) (posizioni nel Kindle 3112-3119). Ponte alle Grazie. Edizione del Kindle.