Un bambino vede i suoi compagni di scuola angariare un altro ragazzino; i vicini vedono e sentono una donna che grida, aggredita per la strada: ecco i prototipi della passività costituita dal non portare aiuto, dal non cercare di saperne dì più o del non dichiarare apertamente il proprio pensiero.
Si ritrovano qui le cause contestuali comuni:
percezione errata - non capire cosa sta succedendo;
responsabilità comune - quando troppe persone sono presenti è meno probabile che ognuna offra aiuto;
paura - di diventare noi stessi una vittima;
diniego - bloccare ogni comprensione del significato dell'evento;
mancanza di empatia, confini - le vittime sono al di fuori del nostro universo di obbligo morale;
ottundimento psichico - una capacità ridotta di sentimento;
routine e desensibilizzazione - ogni elemento in più di sofferenza diventa prevedibile, normale, senza alcun imperativo speciale per rispondere;
nessun canale di aiuto - non sapete come intervenire (cosa fare, a chi dirlo) in un modo che possa fare una differenza;
sostegno ideologico - osservatori che condividono la visione del mondo dei colpevoli, ovviamente, non intervengono.
COHEN S. Stati di negazione. Carocci, 2002. p 200