Caro Dott. Franceschini,
La sua analisi sulle prossime elezioni in Israele non mi e' piaciuta perche' si basa su
propaganda e non sulla realta' delle cose.
Innanzitutto ormai tutta la stampa seria del mondo riconosce che NON e' stato Sharon a
scatenare la nuova intifada (vogliamo essere seri e chiamarla "guerra"?). Dopo
Camp David Arafat, che aveva gia' preparato la rivolta e per questo aveva fatto fallire il
summit, ha fatto il giro di 35 paesi per ottenere l'appoggio a quello che stava per
scatenare.
La visita di Sharon e' stata concordata con Jibril Rajoub, capo della polizia palestinese,
il quale ha detto di non aver nulla in contrario purche' Sharon non entrasse nell'area
delle moschee. Sharon NON e' entrato nelle moschee. E il giorno dopo i palestinesi, usando
la visita di Sharon come il cacio sui maccheroni ( ma lei sa che ormai tutto era gia'
pronto e avrebbero trovato un'altra scusa) , hanno attaccato urlando di essere stati
provocati. Cerchiamo di parlare come persone ragionevoli. Se veramente si fossero sentiti
provocati avrebbero dovuto presentare formale protesta a Israele. Sharon non era andato
sulla spianata del tempio sparando(ed e' ridicolo affermare che avesse migliaia di soldati
al seguito, quelli che lo accompagnavano erano la' per PROTEGGERE LUI, o ci raccontiamo
barzellette!?) ma vi si e' recato con la Kippa' in testa come deve fare ogni ebreo che si
rechi in un luogo sacro agli ebrei. Comunque ad una "provocazione" pacifica si
risponde con una protesta pacifica. Cosi' fanno le societa' civili. NON SI RISPONDE CON LA
GUERRA.
Sharon e' entrato in Libano perche' DA ANNI i terroristi palestinesi assassinavano e
massacravano i cittadini israeliani del nord di Israele. La sua entrata in Libano, col
consenso dell'alletato Gemayel (QUINDI NON SI PUO' PARLARE DI INVASIONE) ha fatto si' che
Arafat coraggiosamente se la desse a gambe e decidesse di andare a svernare a Tunisi.
Sharon non e' responsabile del massacro di Sabra e Chatila. Il responsabile e' il maggiore
Haddad, entrato con le sue truppe di cristiano maroniti per scovare i terroristi e che
alla fine ha perpetrato il massacro. Evidentemente non ne poteva piu dei massacri
palestinesi ai danni della popolazione libanese.
E' un'ennesima prova che gli arabi si odiano tra di loro e i cristiano libanesi
giustamente odiavano i palestinesi RESPONSABILI della distruzione del Libano e della
guerra civile.
E' una colpa voler distruggere le basi dei terroristi? Lo sa che entravano nelle case di
Kiriat Shmona e massacravano donne e bambini? Se lo ricorda il massacro di Maalot? Bambini
che si nascondevano sotto i banchi della scuola urlando di paura e i terrorisrti
palestinesi che li freddavano ridendo. Se lo ricorda?
L'Italia non lo ha tentato di eliminare le Brigate Rosse che al confronto dei palestinesi
erano bambini dell'asilo?
Quello che lei scrive e' ridicolo, falso e tendezioso.
La commissione d'inchiesta Non ha giudicato Sharon responsabile del massacro ma lo ha
giudicato responsabile per non aver fatto intervenire l'intelligence per prevenire i
massacri tra arabi. Israele ha dovuto aprire la commissione d'inchiesta sotto le pressioni
mondiali. Tutta la stampa mondiale era contro e il suo giornale, mi pare di averglielo
gia' detto, si divertiva a titolare EBREI-NAZISTI. Non avevo letto gli stessi titoli dopo
il massacro dei bambini di Maalot!
Ridicolo, falso , tendenzioso e vergognoso. Ha lei mai parlato con un maronita? Gli ha mai
nominato le parole "palestinesi" o "Arafat"? Io si, e la persona con
la quale parlavo stava per avere una crisi di odio isterico. I fratelli Gemayel sono stati
assassinati. Da chi? Quasi tutti i componenti della loro famiglia sono stati ammazzati.
Perche'? Le dice qualcosa la frase "Siria padrona del Libano"?
Quella che lei definisce, con ridicola ironia, "la visitina" di Sharon e 'stata
fatta il 28 settembre. Lo sa che giorno era? Era Rosh Ha Shana', dottor Franceschini, e
Sharon, come chiunque di noi ebrei, aveva il diritto di salire sul (ANCHE NOSTRO) MONTE
DEL TEMPIO, anche se i palestinesi, democratici come sempre, ci proibiscono di pregarvi.
Vincera' Sharon martedi' e lo sa perche'? Non per le stupidaggini che lei elenca e
sinceramente mi aspettavo un'analisi piu' seria, meno ridicola e ignobilmente tendenziosa
. Sharon vincera' perche' gli ISRAELIANI hanno visto il volto dell'odio nei palestinesi.
Abbiamo visto i loro volti mentre bruciavano e dirtuggevano la tomba di Giuseppe, abbiamo
visto i loro volti pieni di rabbiosa gioia dopo aver fatto saltare le gambe di tre
fratellini che andavano a scuola. Abbiamo visto la loro barbara felicita' e sete di sangue
mentre maciullavano i soldati che avevano sbagliato strada a Ramallah. Abbiamo visto
l'odio e il razzismo nei loro volti. Abbiamo visto come si fanno uscire due giovani da un
ristorante per sparargli nelle cervella. E come si sparano 15 colpi di pistola su un
ragazzino di 16 anni che voleva solo fare l'amore con chi credeva fosse una ragzza normale
come lui e non una terrorista. Abbiamo visto cose che avevamo visto 50 anni fa nei volti
dei nazisti.
Israele ha bisogno di un governo che voglia fare la pace, COME TUTTO ISRAELE VUOLE, senza
chinare la testa tollerando ogni delirio di Arafat.
Israele vuole fare la pace con dignita', come OGNI NAZIONE DEL MONDO VORREBBE, senza
cedere alle minacce, ai capricci, e ai diktat di un dittatore che ha dimostrato di non
volere la pace ma la distruzione di Israele.
Per questo Sharon vincera' perche' non e' il demonio che voi giornalisti descrivete,
perche' ha esperienza, perche' puo' restituire a Israele l'orgoglio e la dignita' che
Barak e Clinton avevano schiacciato sotto i piedi. Tutto questo insieme a una pace giusta
e non un dare dare dare per avere in cambio guerra, terrorismo, barbarie e odio feroce.
Voi giornalisti vi state semplicemente limando le unghie per un periodo di novella
demonizzazione di Israele nella persona del suo prossimo Primo Ministro. Con Sharon che
guida Israele non saremo piu' dei "bravi e obbedienti bambini" ma cittadini
orgogliosi di un paese che da 52 anni soffre guerra e terrorismo per mano dei suoi vicini
e voi vi preparate ad un periodo di articoli al vetriolo contro di noi. Buon lavoro e buon
divertimento.
Sinceramente, dottor Franceschini, mi dispiace, mi aspettavo da lei un'analisi meno ovvia
e populista, meno razzista, piu' intelligente.
Cordialmente
Cercherò di spiegare
perché sono pronto a scommettere che Ariel Sharon ha le migliori possibilità di portare
Israele e i palestinesi verso la pace, perché gli Stati Uniti guidati da Clinton sono
fortemente responsabili per la tragedia mediorientale e perché sia bene che ovunque, non
soltanto in Italia, ciò che erroneamente si usa chiamare ³sinistra², sia in realtà
materiale dannoso alla pace, alla verità, al buon funzionamento delle relazioni
internazionali. Vorrei partire da un film di Bertolucci, ³La luna², che non fu fra i
più belli, ma che conteneva una scena scioccante in cui il protagonista capriccioso,
intimista e molto sinistrese, ad un certo punto prendeva dal padre un ceffone di quelli
che ti fanno girare la testa. Scena e schiaffo molto contestati dalla critica. Bertolucci
era stato molti anni in analisi da un grande psicoanalista italiano oggi scomparso che era
anche mio amico e fu lui, si chiamava Piero Bellanova, a spiegarmi il significato di quel
ceffone: il ritorno al principio di realtà. Arriva un momento in cui chiacchiere,
piagnistei, travestimenti, luoghi comuni, festini simbolici e ricatti basati sul senso di
colpa altrui ma non sul proprio, hanno bisogno di una sberla che tronchi il pasticcio e
riporti le cose al principio di realtà. Questo è un compito che politicamente si assume
la destra liberale, che non soltanto non ha nulla a che vedere con fascismi e dittature,
ma che anzi quando li incontra li affronta e li distrugge con la grinta di Winston
Churchill, il quale si batté contro Hitler e Mussolini e poi passò a fronteggiare
Stalin.
Ariel Sharon, che non è un mostro ma un valoroso soldato, viene scelto liberamente
attaarverso libere elezioni da Israele che è l¹unico Stato democratico in un pianeta di
dittatori, autocrati, tiranni. Se volete avere un¹idea di che cosa sia la democrazia
palestinese, andate a Gaza, in Arafat-landia, nel paese in cui si mettono al muro e si
fucilano in poche ore ragazzi sospettati di avere rapporti con gli israeliani, mentre in
Israele si sottopongono a processo regolare i poliziotti palestinesi che hanno linciato
gli agenti israeliani davanti alle telecamere del Tg4 italiano. In Israele è stata
eseguita in 53 anni un¹unica condanna a morte ed è stata quella della belva nazista
Eichmann, reo confesso di genocidio e dopo un lungo e regolare processo che nel 1960
sconvolse il mondo civile e inchiodò per sempre nella memoria almeno il versante nazista
dei delitti del secolo scorso.
E Clinton e che ruolo ha avuto in questa vicenda? Diciamolo una buona volta: Clinton è
stato il più fortunato enfant prodige del mondo, ma nulla di più: ha ereditato da Bush
padre un¹America da due mesi già in quella ripresa economica che poi è diventata
gigantesca grazie alle cure di Greenspan e che è durata miracolosamente fino alla fine
del suo mandato, quando ha dovuto riconsegnare a Bush figlio un¹America malaticcia e
stagnante. Tutte le sue promesse, tutti i suoi programmi elettorali sono falliti. E per
lasciare di sé almeno una sola vittoria, come altri suoi predecessori si incaponì
nell¹idea di fare fare a tutti i costi la pace fra palestinesi e israeliani, forzandoli
molto oltre le loro possibilità ed intenzioni e condannandoli ad una doccia fredda di
illusioni e disillusioni che ha alla lunga ha fatto marcire il processo di pace ed ha
fatto credere ad Arafat che, martellando l¹opinione pubblica mondiale e dandole in pasto
scene truculente e angosciose, potesse ottenere di più, sempre di più. Se oggi Barak
cade e Sharon vince, lo si deve anche all¹ex presidente americano, un irresistibile show
man che oggi giustamente riflette sulal proposta di venire a suonare il sassofono a San
Remo. Insomma: colui che nella weltanschauung veltroniana doveva essere il capogiardiniere
dell³Ulivo mondiale² è uno dei padri del disastro
E Sharon, essendo l¹uomo duro che rappresenta oggi il principio di realtà, è per
conseguenza l¹uomo più rispettato dalle migliori teste pensanti palestinesi, anche se
profondamente odiato centinaia di bambini che televisivamente rendono, come povere
vittime, molto di più dei loro parenti adulti rimasti in zona di sicurezza. Che la
cosiddetta ³seconda intifada² cominciata il 28 settembre scorso sia stata uno strumento
truffaldino pretestuoso e non una sponantanea reazione alla presenza di Sharon nelle aree
sacre all¹Islam è dimostrato dal fatto che quel giorno la sua visita al Monte del Tempio
era stata accuratamente concordata con il capo della polizia palestinese Jibril Rajoub, il
quale disse di non aver nulla in contrario purché Sharon non entrasse nell¹area delle
moschee. E Sharon - era il giorno di Rosh Ha Shanà - non entrò nell¹area delle moschee.
E poi basta leggere la dichiarazione di uno dei capi dell¹intifada, Morwan Barghuti, il
quale ha detto: ³Con Sharon non si deve trattare. L¹unica maniera di fare i conti con
lui è di proseguire con l¹intifada². In queste parole è chiaramente enunciato l¹uso
politico del sacrificio dei bambini avviati al massacro. In compenso, l¹ala realista
dell¹Olp di Arafat, rappresentata dal suo segretario generale Ahmed Abdel Rahaman, ha
già ragionevolmente detto che ³Se sarà Sharon il primo ministro, tratteremo con lui
sulla base dei suoi programmi, non della sua retorica elettorale². Questa ci sembra la
verità, perché è lo specchio della realtà: Arafat è pronto a trattare con Sharon e
stavolta non saranno consentiti gli effetti speciali della macabra mattanza.
Quanto ai programmi di Sharon, restano quelli annunciati alla vigilia del voto: massima
unità del Paese, la pace come obiettivo finale ma senza cedere nulla di quanto aveva già
ceduto Barak (ottenendo in cambio soltanto calci in faccia e l¹attacco di un¹intifada
studiata a tavolino e condotta con cinismo), nessuna stretta di mano di pura facciata e
senza costrutto, molto rispetto per le parti che siederanno al negoziato, pureché sia un
negoziato in condizioni di sicurezza e nell¹assenza di qualsiasi violenza. Questo è ciò
che intendevamo come ritorno al principio di realtà e che ci ricorda il vecchio Theodore
Roosevelt (parente e predecessore di Francis Delano) il quale andò famoso per il motto
secondo cui chi vuole rispetto deve ³parlare a bassa voce e impugnare un nodoso
bastone². Quel Roosevelt era in realtà un uomo politicamente manesco, ma certamente la
pace fu trovata dal conservatore Nixon che chiuse la disastrosa guerra del Vietnam aperta
dal progressista Kennedy. E la più grande speranza concreta di pace il mondo l¹ha vista
con Ronald Reagan che arrivò alla Casa Bianca descritto dalle sinistre come un ³rozzo e
mediocre attore cinematografico ammalato di anticomunismo viscerale², e che invece vinse
la guerra fredda contro il comunismo e aprì la prospettiva di una vera pace mondiale.
Qualcuno dirà a questo punto che sto omettendo la maggior vergogna di Ariel Sharon,
costituita dalle stragi di Sabra e Chatila, due campi palestinesi in Libano dove le truppe
cristiano maronite di Gemayel massacrarono orribilmente uomini, donne e bambini. Ma anche
in questo caso c¹è una verità storica e non controversa da considerare: Sharon è stato
sottoposto in Israele ad un¹inchiesta severissima e ostile, come si fa nelle vere
democrazie, al termine della quale il generale fu ritenuto colpevole, insieme allo Stato
Maggiore e al Mossad, di non aver mantenuto sotto opportuna sorveglianza alleati
esacerbati e inferociti, come i maroniti, che avevano subìto una quantità di massacri da
parte delle milizie palestinesi che usavano il Libano come la loro base. Non fu una pagina
di gloria, per Sharon, ma è del tutto falso che lui sia stato l¹autore o l¹ispiratore
di quelle stragi.
E poi su tutto, va considerato l¹elemento fondamentale: Sharon arriva al governo
israeliano con il mandato democratico dello stesso popolo che ieri aveva eletto a valanga
Ehud Barak, perché Barak si era presentato dicendo che aveva in mano la ricetta giusta
per la pace e gli israeliani vogliono, sognano, anelano la pace come nessun altro popolo
al mondo, sentendosi condannati a dover vincere ogni guerra scatenata contro di loro,
perché i loro vicini si possono permettere di perderle tutte senza con questo smettere di
esistere, mentre Israele se perdesse una sola volta sparirebbe dalla faccia della terra e
sarebbe dimenticato come una curiosità storica, meno importante del regno crociato di
Gerusalemme che durò trentacinque anni di più di quanti ne abbia oggi Israele. E questo
lo sanno gli abitanti disperati di quella patria ebraica, lo sa Ariel Sharon, lo sanno i
palestinesi di Arafat, lo sanno tutti i vicini arabi, lo sa la nuova amministrazione
americana di George W. Bush e lo sa il segretario di Stato Colin Powell che è l¹esperto
di Medio Oriente che guidò la guerra all¹Iraq. La pace è un cammino obbligato. Ed è un
cammino che ormai non ammette né scorciatoie né divagazioni, cosa che sanno a questo
punto benissimo le autorità militari palestinesi che hanno spinto l¹intifada oltre il
punto di non ritorno, quello oltre il quale in una democrazia il pomolo sovrano, nella sua
coralità, nella sua collettività, nella sua libertà e reponsabilità, decide di
licenziare i capi che hanno sbagliato nella loro guida, e di assumere nuovi capi per
percorrere lo stesso cammino ma senza i vecchi errori. Nessuno sa oggi se davvero Sharon e
la parte più realista della dirigenza palestinese sapranno trovare alla svelta le nuove
condizioni per trattare la pace definitiva. Ma sappiamo che se e quando ciò avverrà (e
secondo noi avverrà presto) sul tavolo della trattativa non sarà di nuovo gettata la
spada di Brenno dell¹ ³Intifada e delle Telecamere². Nel frattempo Clinton ci
delizierà col suo sassofono a noleggio e sua moglie onorerà i miliardi ricevuti dal suo
editore raccontando in un libro ³hard² le vittoriose dell¹ex presidente: non quelle
fallimentari di Camp David, ma dello Studio Ovale e delle sue appassionate stagiste.
Paolo Guzzanti
Il giorno delle elezioni
in Israele molti di noi erano conbattuti. Chi votare? Anche coloro che un anno e mezzo fa
avevano dato il loro voto a Ehud Barak erano lacerati dai dubbi. A cosa aveva portato la
sua politica? Che cosa avevamo ottenuto nonostante la sua determinazione nel perseguire la
pace?
Avevamo ottenuto guerra e terrorismo, morti, linciaggi, agguati e bombe. Perche'? Cosa era
successo?
Perche' Arafat era scappato da Camp David? Barak gli aveva promesso la sovranita' sul
Monte, gli aveva promesso il 97% dei territori, gli aveva promesso Gerusalemme capitale
della Palestina.
E perche' Arafat era fuggito anche da Parigi ? Bill Clinton, Madeleine Allbright, Ehud
Barak era andati a Parigi per rinnovare le promesse fatte a Camp David. Arafat era
scappato rincorso inutilmente dalla Allbright e umiliando una volta di piu' il Presidente
degli Stati Uniti che voleva consegnargli Gerusalemme su un piatto d'argento, svendendo il
NOSTRO Monte del Tempio, il luogo piu' sacro dell'ebraismo.
Nessun governo israeliano e nessuna amministrazione americana erano mai arrivati a queste
generose e forse irresponsabili concessioni.
Eppure il capo dell'OLP ha rifiutato sdegnosamente tutto quello che Israele stava per
dargli perche' voleva ottenerlo col sangue e col martirio. Voleva il
"risorgimento" palestinese e ha iniziato una guerra assassina di cui prima o poi
dovra' pagare il prezzo al suo stesso popolo che si interroghera' sul motivo che ha
portato il rais a far morire piu' di 300 persone, tra cui molti bambini, quando poteva
avere molto di piu' senza vittime.
Israele si e' trovato spiazzato. Come! Dopo tanti sforzi, dopo tante promesse, dopo tanta
fatica ecco che i palestinesi, anziche' rispettare gli accordi di Oslo e prendere a piene
mani le offerte ottenute dalla disperata voglia di pace degli israeliani, stavano
scatenando una guerra inutile e stupida perdendo, tra l'altro, per l'ennesima volta
l'occasione di avere una patria.
Non sono stati pero' solo guerra e terrorismo, cui purtroppo sono abituati, che hanno
lasciato senza fiato gli israeliani ma la reazione del mondo. l'Occidente, nonostante
avesse sotto gli occhi il comportamento irresponsabile di Arafat e gli sforzi di Barak nel
raggiungimento della pace, era ancora una volta contro Israele.
E gli israeliani di origine italiana hanno ascoltato con orrore le parole pronunciate da
D'Alema e Veltroni il giorno dopo il linciaggio di Ramallah. I due leader italiani,
davanti alle mani insanguinate del palestinese urlante di gioia dopo aver sbranato i due
soldati che avevano sbagliato strada, hanno parlato di "FEROCIA DI ISRAELE".
Israele ha vissuto quattro mesi di orrore dovuto alla guerra e di sorpresa per le reazioni
del mondo di fronte a questa guerra.
Israele ha vissuto quattro mesi di umiliazioni nel vedere Ehud Barak cedere sempre di
fronte alle prepotenze di Arafat, nel sentire il proprio Primo Ministro dare un
-ultimatum- al giorno per ricevere in cambio uno sdegnoso rifiuto e altri morti.
Umiliazione nel sentire Barak parlare quotidianamente di pace e sicurezza e poi il dolore
e la rabbia nel vedere i tre fratellini di Kfar Darom ridotti senza gambe e altri bambini
senza genitori.
Umiliazione per l' imbarazzata impassibilita' di Shimon Peres difronte alle accuse
deliranti di Arafat a Davos e, subito dopo , la vergogna di assistere anche alla stretta
di mano tra i due.
In questi quattro mesi di orrore Israele ha capito quanto per Barak fosse importante
soprattutto la posizione politica, il potere e "l'amicizia ricattatrice" di
Clinton e quanto sia impossibile e disumano raggiungere la pace calpestando orgoglio e
dignita'.
Un popolo senza orgoglio nazionale e' destinato a sparire e gli israeliani vogliono
continuare ad esistere, nella loro terra, con dignita' e sicurezza.
Avevano desiderato la pace per dieci anni e adesso, in suo nome, stavano per perdere
Gerusalemme, il Monte, la Valle del Giordano. Persino il Kotel. In nome di questa pace
stavano per essere costretti a perdere anche la fierezza di essere israeliani ed ebrei.
E allora, come risvegliati da una sorta di deprimente assopimento, hanno votato Sharon che
non e' un mostro, come scrive Paolo Guzzanti in un bellissimo articolo, ma un valoroso
soldato, demonizzato, aggiungo io, dalla sinistra occidentale e da chi in Israele faceva
propaganda elettorale.
Gli israeliani hanno
deciso di guardare con orgoglio la propria bandiera biancoazzurra troppe volte bruciata in
quasi tutti i paesi del mondo, non solo in Palestina.
Hanno deciso che Israele non sara' distrutta e che la pace potra' essere raggiunta senza
considerare irrinunciabili gli accordi di Oslo.
Gli israeliani si sono tirati su i pantaloni e vogliono ricominciare da zero, a testa
alta, comprendendo che orgoglio e dignita' sono valori che non devono essere dimenticati
in nome di una falsa pace.
Basta con la retorica della "pace dei coraggiosi" sbandierata da chi e' stato
solo capace di fare morti.
Basta con la retorica in assoluto, solleviamo la testa, guardiamo negli occhi chi vuole
seriamente parlare con noi e diamogli la mano soltanto se la sua non e' sporca del sangue
di nostri fratelli.
Gli israeliani vogliono pace, speranza e rispetto
Per questo hanno votato Ariel Sharon.
Per questo Io ho votato Ariel Sharon.
Caro Presidente,
ho sentito il suo appello
alla pace inviato da Petra al Primo Ministro di Israele e ad Arafat. "Dovete fare la
pace", lei ha mandato a dire dalla Giordania.
Mi permetto di farle osservare, Presidente, che forse Lei doveva far sentire la Sua
autorevole voce quando, in ottobre, Yasser Arafat ha dichiarato guerra a Israele
provocando la tragedia che viviamo oggi nella regione. Tragedia per il popolo di Israele
che vive nel terrore e tragedia per il popolo palestinese che oltretutto sta anche
piombando nella piu' grande miseria economica e morale e nell'anarchia.
Non e' a Israele che Lei deve fare appello poiche' il Primo Ministro uscente Barak aveva
fatto ad Arafat concessioni incredibilmente generose e, per molti, anche pericolose per la
sicurezza del paese. E la risposta di Arafat e' stata la guerra.
A Parigi Ehud Barak ha rinnovato le sue concessioni addirittura ampliandole e Arafat ha
risposto scappando dal Summit, inutilmente inseguito da Madeleine Allbright.
Mi consenta quindi, Caro Presidente, di esprimerle la mia delusione e disappunto per l'
appello inviato sia a Israele che ad Arafat. L'appello doveva essere inviato
esclusivamente ad Arafat che, oltre ad aver disatteso e tradito ogni accordo precedente,
ha ampiamente dimostrato di volere la guerra non solo tra Israele e l'Autonomia
palestinese ma tra Israele e tutto il mondo arabo e sta impiegando ogni sforzo affinche'
questa immensa tragedia si avveri.
Un libro di testo delle scuole medie dell'Autorita' palestinese porta questo
titolo:"Non esiste soluzione alla distruzione di Israele" e i libri di testo
dell'Autonomia palestinese sono stati pagati dall' Unione Europea e dall'Italia in
particolare.
Credo quindi, caro Presidente Ciampi, che L'Italia che Lei rappresenta abbia il dovere
morale di dire ad Arafat, da sempre purtroppo protetto nelle sue azioni criminali, di
porre termine alla violenza e al terrorismo. Israele non puo' piu' fare quello che nessuna
nazione al mondo sarebbe disposta a fare, cioe' trattare di pace mentre il paese e' sotto
il tiro quotidiano del fanatismo islamico, del terrorismo e della guerra.
Signor Presidente Ciampi, Israele e' l'unica democrazia del Medio Oriente ed e' importante
anche per L'Europa che questa democrazia non venga distrutta dalla follia di un dittatore
il quale , con la guerra, ha solo tentato di allontanare da se' lo scontento del suo
popolo per la corruzione della classe dirigente palestinese e per il dilagare della
miseria e della disoccupazione.
Forse sarebbe il caso, Presidente, che l'Italia e l'Europa ridimensionassero la figura di
Arafat, sempre ingiustamente e sconsideratamente osannato. Forse sarebbe il caso che
L'Italia e l'Europa capissero, prima che sia troppo tardi, che il dittatore palestinese
non vuole la pace, non l'ha mai voluta. E forse sarebbe ora, Presidente Ciampi, che
l'Italia e l'Europa comprendessero le ragioni di Israele e il suo sacrosanto diritto di
vivere finalmente in pace e sicurezza senza essere obbligata per questo a rinunciare alla
propria Capitale e al proprio territorio, senza l'eterna minaccia e paura di essere
distrutta.
Le porgo i miei piu' cordiali saluti e un sentito SHALOM!
|