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"...eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerá nuovamente al bene,che ritorneranno l'ordine, la pace, la serenitá"Annalies Marie Frank
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bulletENRICO FRANCESCHINI - La Repubblica
bulletDa Paolo Guzzanti: un editoriale su Il Giornale
bulletPERCHE' HO VOTATO ARIEL SHARON
bulletLETTERA APERTA AL PRESIDENTE AZEGLIO CIAMPI

ENRICO FRANCESCHINI - La Repubblica

Caro Dott. Franceschini,

La sua analisi sulle prossime elezioni in Israele non mi e' piaciuta perche' si basa su propaganda e non sulla realta' delle cose.
Innanzitutto ormai tutta la stampa seria del mondo riconosce che NON e' stato Sharon a scatenare la nuova intifada (vogliamo essere seri e chiamarla "guerra"?). Dopo Camp David Arafat, che aveva gia' preparato la rivolta e per questo aveva fatto fallire il summit, ha fatto il giro di 35 paesi per ottenere l'appoggio a quello che stava per scatenare.
La visita di Sharon e' stata concordata con Jibril Rajoub, capo della polizia palestinese, il quale ha detto di non aver nulla in contrario purche' Sharon non entrasse nell'area delle moschee. Sharon NON e' entrato nelle moschee. E il giorno dopo i palestinesi, usando la visita di Sharon come il cacio sui maccheroni ( ma lei sa che ormai tutto era gia' pronto e avrebbero trovato un'altra scusa) , hanno attaccato urlando di essere stati provocati. Cerchiamo di parlare come persone ragionevoli. Se veramente si fossero sentiti provocati avrebbero dovuto presentare formale protesta a Israele. Sharon non era andato sulla spianata del tempio sparando(ed e' ridicolo affermare che avesse migliaia di soldati al seguito, quelli che lo accompagnavano erano la' per PROTEGGERE LUI, o ci raccontiamo barzellette!?) ma vi si e' recato con la Kippa' in testa come deve fare ogni ebreo che si rechi in un luogo sacro agli ebrei. Comunque ad una "provocazione" pacifica si risponde con una protesta pacifica. Cosi' fanno le societa' civili. NON SI RISPONDE CON LA GUERRA.
Sharon e' entrato in Libano perche' DA ANNI i terroristi palestinesi assassinavano e massacravano i cittadini israeliani del nord di Israele. La sua entrata in Libano, col consenso dell'alletato Gemayel (QUINDI NON SI PUO' PARLARE DI INVASIONE) ha fatto si' che Arafat coraggiosamente se la desse a gambe e decidesse di andare a svernare a Tunisi. Sharon non e' responsabile del massacro di Sabra e Chatila. Il responsabile e' il maggiore Haddad, entrato con le sue truppe di cristiano maroniti per scovare i terroristi e che alla fine ha perpetrato il massacro. Evidentemente non ne poteva piu dei massacri palestinesi ai danni della popolazione libanese.
E' un'ennesima prova che gli arabi si odiano tra di loro e i cristiano libanesi giustamente odiavano i palestinesi RESPONSABILI della distruzione del Libano e della guerra civile.
E' una colpa voler distruggere le basi dei terroristi? Lo sa che entravano nelle case di Kiriat Shmona e massacravano donne e bambini? Se lo ricorda il massacro di Maalot? Bambini che si nascondevano sotto i banchi della scuola urlando di paura e i terrorisrti palestinesi che li freddavano ridendo. Se lo ricorda?
L'Italia non lo ha tentato di eliminare le Brigate Rosse che al confronto dei palestinesi erano bambini dell'asilo?
Quello che lei scrive e' ridicolo, falso e tendezioso.
La commissione d'inchiesta Non ha giudicato Sharon responsabile del massacro ma lo ha giudicato responsabile per non aver fatto intervenire l'intelligence per prevenire i massacri tra arabi. Israele ha dovuto aprire la commissione d'inchiesta sotto le pressioni mondiali. Tutta la stampa mondiale era contro e il suo giornale, mi pare di averglielo gia' detto, si divertiva a titolare EBREI-NAZISTI. Non avevo letto gli stessi titoli dopo il massacro dei bambini di Maalot!
Ridicolo, falso , tendenzioso e vergognoso. Ha lei mai parlato con un maronita? Gli ha mai nominato le parole "palestinesi" o "Arafat"? Io si, e la persona con la quale parlavo stava per avere una crisi di odio isterico. I fratelli Gemayel sono stati assassinati. Da chi? Quasi tutti i componenti della loro famiglia sono stati ammazzati. Perche'? Le dice qualcosa la frase "Siria padrona del Libano"?
Quella che lei definisce, con ridicola ironia, "la visitina" di Sharon e 'stata fatta il 28 settembre. Lo sa che giorno era? Era Rosh Ha Shana', dottor Franceschini, e Sharon, come chiunque di noi ebrei, aveva il diritto di salire sul (ANCHE NOSTRO) MONTE DEL TEMPIO, anche se i palestinesi, democratici come sempre, ci proibiscono di pregarvi.
Vincera' Sharon martedi' e lo sa perche'? Non per le stupidaggini che lei elenca e sinceramente mi aspettavo un'analisi piu' seria, meno ridicola e ignobilmente tendenziosa . Sharon vincera' perche' gli ISRAELIANI hanno visto il volto dell'odio nei palestinesi. Abbiamo visto i loro volti mentre bruciavano e dirtuggevano la tomba di Giuseppe, abbiamo visto i loro volti pieni di rabbiosa gioia dopo aver fatto saltare le gambe di tre fratellini che andavano a scuola. Abbiamo visto la loro barbara felicita' e sete di sangue mentre maciullavano i soldati che avevano sbagliato strada a Ramallah. Abbiamo visto l'odio e il razzismo nei loro volti. Abbiamo visto come si fanno uscire due giovani da un ristorante per sparargli nelle cervella. E come si sparano 15 colpi di pistola su un ragazzino di 16 anni che voleva solo fare l'amore con chi credeva fosse una ragzza normale come lui e non una terrorista. Abbiamo visto cose che avevamo visto 50 anni fa nei volti dei nazisti.
Israele ha bisogno di un governo che voglia fare la pace, COME TUTTO ISRAELE VUOLE, senza chinare la testa tollerando ogni delirio di Arafat.
Israele vuole fare la pace con dignita', come OGNI NAZIONE DEL MONDO VORREBBE, senza cedere alle minacce, ai capricci, e ai diktat di un dittatore che ha dimostrato di non volere la pace ma la distruzione di Israele.
Per questo Sharon vincera' perche' non e' il demonio che voi giornalisti descrivete, perche' ha esperienza, perche' puo' restituire a Israele l'orgoglio e la dignita' che Barak e Clinton avevano schiacciato sotto i piedi. Tutto questo insieme a una pace giusta e non un dare dare dare per avere in cambio guerra, terrorismo, barbarie e odio feroce.
Voi giornalisti vi state semplicemente limando le unghie per un periodo di novella demonizzazione di Israele nella persona del suo prossimo Primo Ministro. Con Sharon che guida Israele non saremo piu' dei "bravi e obbedienti bambini" ma cittadini orgogliosi di un paese che da 52 anni soffre guerra e terrorismo per mano dei suoi vicini e voi vi preparate ad un periodo di articoli al vetriolo contro di noi. Buon lavoro e buon divertimento.
Sinceramente, dottor Franceschini, mi dispiace, mi aspettavo da lei un'analisi meno ovvia e populista, meno razzista, piu' intelligente.
Cordialmente

 

Da Paolo Guzzanti: un editoriale su Il Giornale

Cercherò di spiegare perché sono pronto a scommettere che Ariel Sharon ha le migliori possibilità di portare Israele e i palestinesi verso la pace, perché gli Stati Uniti guidati da Clinton sono fortemente responsabili per la tragedia mediorientale e perché sia bene che ovunque, non soltanto in Italia, ciò che erroneamente si usa chiamare ³sinistra², sia in realtà materiale dannoso alla pace, alla verità, al buon funzionamento delle relazioni internazionali. Vorrei partire da un film di Bertolucci, ³La luna², che non fu fra i più belli, ma che conteneva una scena scioccante in cui il protagonista capriccioso, intimista e molto sinistrese, ad un certo punto prendeva dal padre un ceffone di quelli che ti fanno girare la testa. Scena e schiaffo molto contestati dalla critica. Bertolucci era stato molti anni in analisi da un grande psicoanalista italiano oggi scomparso che era anche mio amico e fu lui, si chiamava Piero Bellanova, a spiegarmi il significato di quel ceffone: il ritorno al principio di realtà. Arriva un momento in cui chiacchiere, piagnistei, travestimenti, luoghi comuni, festini simbolici e ricatti basati sul senso di colpa altrui ma non sul proprio, hanno bisogno di una sberla che tronchi il pasticcio e riporti le cose al principio di realtà. Questo è un compito che politicamente si assume la destra liberale, che non soltanto non ha nulla a che vedere con fascismi e dittature, ma che anzi quando li incontra li affronta e li distrugge con la grinta di Winston Churchill, il quale si batté contro Hitler e Mussolini e poi passò a fronteggiare Stalin.
Ariel Sharon, che non è un mostro ma un valoroso soldato, viene scelto liberamente attaarverso libere elezioni da Israele che è l¹unico Stato democratico in un pianeta di dittatori, autocrati, tiranni. Se volete avere un¹idea di che cosa sia la democrazia palestinese, andate a Gaza, in Arafat-landia, nel paese in cui si mettono al muro e si fucilano in poche ore ragazzi sospettati di avere rapporti con gli israeliani, mentre in Israele si sottopongono a processo regolare i poliziotti palestinesi che hanno linciato gli agenti israeliani davanti alle telecamere del Tg4 italiano. In Israele è stata eseguita in 53 anni un¹unica condanna a morte ed è stata quella della belva nazista Eichmann, reo confesso di genocidio e dopo un lungo e regolare processo che nel 1960 sconvolse il mondo civile e inchiodò per sempre nella memoria almeno il versante nazista dei delitti del secolo scorso.
E Clinton e che ruolo ha avuto in questa vicenda? Diciamolo una buona volta: Clinton è stato il più fortunato enfant prodige del mondo, ma nulla di più: ha ereditato da Bush padre un¹America da due mesi già in quella ripresa economica che poi è diventata gigantesca grazie alle cure di Greenspan e che è durata miracolosamente fino alla fine del suo mandato, quando ha dovuto riconsegnare a Bush figlio un¹America malaticcia e stagnante. Tutte le sue promesse, tutti i suoi programmi elettorali sono falliti. E per lasciare di sé almeno una sola vittoria, come altri suoi predecessori si incaponì nell¹idea di fare fare a tutti i costi la pace fra palestinesi e israeliani, forzandoli molto oltre le loro possibilità ed intenzioni e condannandoli ad una doccia fredda di illusioni e disillusioni che ha alla lunga ha fatto marcire il processo di pace ed ha fatto credere ad Arafat che, martellando l¹opinione pubblica mondiale e dandole in pasto scene truculente e angosciose, potesse ottenere di più, sempre di più. Se oggi Barak cade e Sharon vince, lo si deve anche all¹ex presidente americano, un irresistibile show man che oggi giustamente riflette sulal proposta di venire a suonare il sassofono a San Remo. Insomma: colui che nella weltanschauung veltroniana doveva essere il capogiardiniere dell³Ulivo mondiale² è uno dei padri del disastro
E Sharon, essendo l¹uomo duro che rappresenta oggi il principio di realtà, è per conseguenza l¹uomo più rispettato dalle migliori teste pensanti palestinesi, anche se profondamente odiato centinaia di bambini che televisivamente rendono, come povere vittime, molto di più dei loro parenti adulti rimasti in zona di sicurezza. Che la cosiddetta ³seconda intifada² cominciata il 28 settembre scorso sia stata uno strumento truffaldino pretestuoso e non una sponantanea reazione alla presenza di Sharon nelle aree sacre all¹Islam è dimostrato dal fatto che quel giorno la sua visita al Monte del Tempio era stata accuratamente concordata con il capo della polizia palestinese Jibril Rajoub, il quale disse di non aver nulla in contrario purché Sharon non entrasse nell¹area delle moschee. E Sharon - era il giorno di Rosh Ha Shanà - non entrò nell¹area delle moschee. E poi basta leggere la dichiarazione di uno dei capi dell¹intifada, Morwan Barghuti, il quale ha detto: ³Con Sharon non si deve trattare. L¹unica maniera di fare i conti con lui è di proseguire con l¹intifada². In queste parole è chiaramente enunciato l¹uso politico del sacrificio dei bambini avviati al massacro. In compenso, l¹ala realista dell¹Olp di Arafat, rappresentata dal suo segretario generale Ahmed Abdel Rahaman, ha già ragionevolmente detto che ³Se sarà Sharon il primo ministro, tratteremo con lui sulla base dei suoi programmi, non della sua retorica elettorale². Questa ci sembra la verità, perché è lo specchio della realtà: Arafat è pronto a trattare con Sharon e stavolta non saranno consentiti gli effetti speciali della macabra mattanza.
Quanto ai programmi di Sharon, restano quelli annunciati alla vigilia del voto: massima unità del Paese, la pace come obiettivo finale ma senza cedere nulla di quanto aveva già ceduto Barak (ottenendo in cambio soltanto calci in faccia e l¹attacco di un¹intifada studiata a tavolino e condotta con cinismo), nessuna stretta di mano di pura facciata e senza costrutto, molto rispetto per le parti che siederanno al negoziato, pureché sia un negoziato in condizioni di sicurezza e nell¹assenza di qualsiasi violenza. Questo è ciò che intendevamo come ritorno al principio di realtà e che ci ricorda il vecchio Theodore Roosevelt (parente e predecessore di Francis Delano) il quale andò famoso per il motto secondo cui chi vuole rispetto deve ³parlare a bassa voce e impugnare un nodoso bastone². Quel Roosevelt era in realtà un uomo politicamente manesco, ma certamente la pace fu trovata dal conservatore Nixon che chiuse la disastrosa guerra del Vietnam aperta dal progressista Kennedy. E la più grande speranza concreta di pace il mondo l¹ha vista con Ronald Reagan che arrivò alla Casa Bianca descritto dalle sinistre come un ³rozzo e mediocre attore cinematografico ammalato di anticomunismo viscerale², e che invece vinse la guerra fredda contro il comunismo e aprì la prospettiva di una vera pace mondiale.
Qualcuno dirà a questo punto che sto omettendo la maggior vergogna di Ariel Sharon, costituita dalle stragi di Sabra e Chatila, due campi palestinesi in Libano dove le truppe cristiano maronite di Gemayel massacrarono orribilmente uomini, donne e bambini. Ma anche in questo caso c¹è una verità storica e non controversa da considerare: Sharon è stato sottoposto in Israele ad un¹inchiesta severissima e ostile, come si fa nelle vere democrazie, al termine della quale il generale fu ritenuto colpevole, insieme allo Stato Maggiore e al Mossad, di non aver mantenuto sotto opportuna sorveglianza alleati esacerbati e inferociti, come i maroniti, che avevano subìto una quantità di massacri da parte delle milizie palestinesi che usavano il Libano come la loro base. Non fu una pagina di gloria, per Sharon, ma è del tutto falso che lui sia stato l¹autore o l¹ispiratore di quelle stragi.
E poi su tutto, va considerato l¹elemento fondamentale: Sharon arriva al governo israeliano con il mandato democratico dello stesso popolo che ieri aveva eletto a valanga Ehud Barak, perché Barak si era presentato dicendo che aveva in mano la ricetta giusta per la pace e gli israeliani vogliono, sognano, anelano la pace come nessun altro popolo al mondo, sentendosi condannati a dover vincere ogni guerra scatenata contro di loro, perché i loro vicini si possono permettere di perderle tutte senza con questo smettere di esistere, mentre Israele se perdesse una sola volta sparirebbe dalla faccia della terra e sarebbe dimenticato come una curiosità storica, meno importante del regno crociato di Gerusalemme che durò trentacinque anni di più di quanti ne abbia oggi Israele. E questo lo sanno gli abitanti disperati di quella patria ebraica, lo sa Ariel Sharon, lo sanno i palestinesi di Arafat, lo sanno tutti i vicini arabi, lo sa la nuova amministrazione americana di George W. Bush e lo sa il segretario di Stato Colin Powell che è l¹esperto di Medio Oriente che guidò la guerra all¹Iraq. La pace è un cammino obbligato. Ed è un cammino che ormai non ammette né scorciatoie né divagazioni, cosa che sanno a questo punto benissimo le autorità militari palestinesi che hanno spinto l¹intifada oltre il punto di non ritorno, quello oltre il quale in una democrazia il pomolo sovrano, nella sua coralità, nella sua collettività, nella sua libertà e reponsabilità, decide di licenziare i capi che hanno sbagliato nella loro guida, e di assumere nuovi capi per percorrere lo stesso cammino ma senza i vecchi errori. Nessuno sa oggi se davvero Sharon e la parte più realista della dirigenza palestinese sapranno trovare alla svelta le nuove condizioni per trattare la pace definitiva. Ma sappiamo che se e quando ciò avverrà (e secondo noi avverrà presto) sul tavolo della trattativa non sarà di nuovo gettata la spada di Brenno dell¹ ³Intifada e delle Telecamere². Nel frattempo Clinton ci delizierà col suo sassofono a noleggio e sua moglie onorerà i miliardi ricevuti dal suo editore raccontando in un libro ³hard² le vittoriose dell¹ex presidente: non quelle fallimentari di Camp David, ma dello Studio Ovale e delle sue appassionate stagiste.
Paolo Guzzanti

PERCHE' HO VOTATO ARIEL SHARON

Il giorno delle elezioni in Israele molti di noi erano conbattuti. Chi votare? Anche coloro che un anno e mezzo fa avevano dato il loro voto a Ehud Barak erano lacerati dai dubbi. A cosa aveva portato la sua politica? Che cosa avevamo ottenuto nonostante la sua determinazione nel perseguire la pace?
Avevamo ottenuto guerra e terrorismo, morti, linciaggi, agguati e bombe. Perche'? Cosa era successo?
Perche' Arafat era scappato da Camp David? Barak gli aveva promesso la sovranita' sul Monte, gli aveva promesso il 97% dei territori, gli aveva promesso Gerusalemme capitale della Palestina.
E perche' Arafat era fuggito anche da Parigi ? Bill Clinton, Madeleine Allbright, Ehud Barak era andati a Parigi per rinnovare le promesse fatte a Camp David. Arafat era scappato rincorso inutilmente dalla Allbright e umiliando una volta di piu' il Presidente degli Stati Uniti che voleva consegnargli Gerusalemme su un piatto d'argento, svendendo il NOSTRO Monte del Tempio, il luogo piu' sacro dell'ebraismo.
Nessun governo israeliano e nessuna amministrazione americana erano mai arrivati a queste generose e forse irresponsabili concessioni.
Eppure il capo dell'OLP ha rifiutato sdegnosamente tutto quello che Israele stava per dargli perche' voleva ottenerlo col sangue e col martirio. Voleva il "risorgimento" palestinese e ha iniziato una guerra assassina di cui prima o poi dovra' pagare il prezzo al suo stesso popolo che si interroghera' sul motivo che ha portato il rais a far morire piu' di 300 persone, tra cui molti bambini, quando poteva avere molto di piu' senza vittime.
Israele si e' trovato spiazzato. Come! Dopo tanti sforzi, dopo tante promesse, dopo tanta fatica ecco che i palestinesi, anziche' rispettare gli accordi di Oslo e prendere a piene mani le offerte ottenute dalla disperata voglia di pace degli israeliani, stavano scatenando una guerra inutile e stupida perdendo, tra l'altro, per l'ennesima volta l'occasione di avere una patria.
Non sono stati pero' solo guerra e terrorismo, cui purtroppo sono abituati, che hanno lasciato senza fiato gli israeliani ma la reazione del mondo. l'Occidente, nonostante avesse sotto gli occhi il comportamento irresponsabile di Arafat e gli sforzi di Barak nel raggiungimento della pace, era ancora una volta contro Israele.
E gli israeliani di origine italiana hanno ascoltato con orrore le parole pronunciate da D'Alema e Veltroni il giorno dopo il linciaggio di Ramallah. I due leader italiani, davanti alle mani insanguinate del palestinese urlante di gioia dopo aver sbranato i due soldati che avevano sbagliato strada, hanno parlato di "FEROCIA DI ISRAELE".
Israele ha vissuto quattro mesi di orrore dovuto alla guerra e di sorpresa per le reazioni del mondo di fronte a questa guerra.
Israele ha vissuto quattro mesi di umiliazioni nel vedere Ehud Barak cedere sempre di fronte alle prepotenze di Arafat, nel sentire il proprio Primo Ministro dare un -ultimatum- al giorno per ricevere in cambio uno sdegnoso rifiuto e altri morti.
Umiliazione nel sentire Barak parlare quotidianamente di pace e sicurezza e poi il dolore e la rabbia nel vedere i tre fratellini di Kfar Darom ridotti senza gambe e altri bambini senza genitori.
Umiliazione per l' imbarazzata impassibilita' di Shimon Peres difronte alle accuse deliranti di Arafat a Davos e, subito dopo , la vergogna di assistere anche alla stretta di mano tra i due.
In questi quattro mesi di orrore Israele ha capito quanto per Barak fosse importante soprattutto la posizione politica, il potere e "l'amicizia ricattatrice" di Clinton e quanto sia impossibile e disumano raggiungere la pace calpestando orgoglio e dignita'.
Un popolo senza orgoglio nazionale e' destinato a sparire e gli israeliani vogliono continuare ad esistere, nella loro terra, con dignita' e sicurezza.
Avevano desiderato la pace per dieci anni e adesso, in suo nome, stavano per perdere Gerusalemme, il Monte, la Valle del Giordano. Persino il Kotel. In nome di questa pace stavano per essere costretti a perdere anche la fierezza di essere israeliani ed ebrei.
E allora, come risvegliati da una sorta di deprimente assopimento, hanno votato Sharon che non e' un mostro, come scrive Paolo Guzzanti in un bellissimo articolo, ma un valoroso soldato, demonizzato, aggiungo io, dalla sinistra occidentale e da chi in Israele faceva propaganda elettorale.

Gli israeliani hanno deciso di guardare con orgoglio la propria bandiera biancoazzurra troppe volte bruciata in quasi tutti i paesi del mondo, non solo in Palestina.
Hanno deciso che Israele non sara' distrutta e che la pace potra' essere raggiunta senza considerare irrinunciabili gli accordi di Oslo.
Gli israeliani si sono tirati su i pantaloni e vogliono ricominciare da zero, a testa alta, comprendendo che orgoglio e dignita' sono valori che non devono essere dimenticati in nome di una falsa pace.
Basta con la retorica della "pace dei coraggiosi" sbandierata da chi e' stato solo capace di fare morti.
Basta con la retorica in assoluto, solleviamo la testa, guardiamo negli occhi chi vuole seriamente parlare con noi e diamogli la mano soltanto se la sua non e' sporca del sangue di nostri fratelli.
Gli israeliani vogliono pace, speranza e rispetto
Per questo hanno votato Ariel Sharon.
Per questo Io ho votato Ariel Sharon.

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE AZEGLIO CIAMPI


Caro Presidente,

ho sentito il suo appello alla pace inviato da Petra al Primo Ministro di Israele e ad Arafat. "Dovete fare la pace", lei ha mandato a dire dalla Giordania.
Mi permetto di farle osservare, Presidente, che forse Lei doveva far sentire la Sua autorevole voce quando, in ottobre, Yasser Arafat ha dichiarato guerra a Israele provocando la tragedia che viviamo oggi nella regione. Tragedia per il popolo di Israele che vive nel terrore e tragedia per il popolo palestinese che oltretutto sta anche piombando nella piu' grande miseria economica e morale e nell'anarchia.
Non e' a Israele che Lei deve fare appello poiche' il Primo Ministro uscente Barak aveva fatto ad Arafat concessioni incredibilmente generose e, per molti, anche pericolose per la sicurezza del paese. E la risposta di Arafat e' stata la guerra.
A Parigi Ehud Barak ha rinnovato le sue concessioni addirittura ampliandole e Arafat ha risposto scappando dal Summit, inutilmente inseguito da Madeleine Allbright.
Mi consenta quindi, Caro Presidente, di esprimerle la mia delusione e disappunto per l' appello inviato sia a Israele che ad Arafat. L'appello doveva essere inviato esclusivamente ad Arafat che, oltre ad aver disatteso e tradito ogni accordo precedente, ha ampiamente dimostrato di volere la guerra non solo tra Israele e l'Autonomia palestinese ma tra Israele e tutto il mondo arabo e sta impiegando ogni sforzo affinche' questa immensa tragedia si avveri.
Un libro di testo delle scuole medie dell'Autorita' palestinese porta questo titolo:"Non esiste soluzione alla distruzione di Israele" e i libri di testo dell'Autonomia palestinese sono stati pagati dall' Unione Europea e dall'Italia in particolare.
Credo quindi, caro Presidente Ciampi, che L'Italia che Lei rappresenta abbia il dovere morale di dire ad Arafat, da sempre purtroppo protetto nelle sue azioni criminali, di porre termine alla violenza e al terrorismo. Israele non puo' piu' fare quello che nessuna nazione al mondo sarebbe disposta a fare, cioe' trattare di pace mentre il paese e' sotto il tiro quotidiano del fanatismo islamico, del terrorismo e della guerra.
Signor Presidente Ciampi, Israele e' l'unica democrazia del Medio Oriente ed e' importante anche per L'Europa che questa democrazia non venga distrutta dalla follia di un dittatore il quale , con la guerra, ha solo tentato di allontanare da se' lo scontento del suo popolo per la corruzione della classe dirigente palestinese e per il dilagare della miseria e della disoccupazione.
Forse sarebbe il caso, Presidente, che l'Italia e l'Europa ridimensionassero la figura di Arafat, sempre ingiustamente e sconsideratamente osannato. Forse sarebbe il caso che L'Italia e l'Europa capissero, prima che sia troppo tardi, che il dittatore palestinese non vuole la pace, non l'ha mai voluta. E forse sarebbe ora, Presidente Ciampi, che l'Italia e l'Europa comprendessero le ragioni di Israele e il suo sacrosanto diritto di vivere finalmente in pace e sicurezza senza essere obbligata per questo a rinunciare alla propria Capitale e al proprio territorio, senza l'eterna minaccia e paura di essere distrutta.
Le porgo i miei piu' cordiali saluti e un sentito SHALOM!

Associazione di Amicizia Marche Israele - Pagina attiva dal 1995 - E mail: aami@eclettico.org
Ultimo aggiornamento: 16/01/10