La libertà religiosa
SOCIETA' EBRAICA
LA LUNGA STRADA VERSO CASA
A seguito della loro espulsione dalla Terra di
Israele circa 2.000 anni fa, gli Ebrei furono dispersi in altri paesi, principalmente in
Europa, nel Nord Africa e nel Medio Oriente. Nel corso dei secoli, essi fondarono diverse
grandi comunità ebraiche in terre vicine e lontane e là sperimentarono lunghi periodi di
crescita e prosperità, ma furono anche soggetti a periodi di dura discriminazione, pogrom
brutali e totali o parziali espulsioni. Ogni ondata di persecuzioni e violenze rinforzò
il loro credo nel concetto di "riunione degli esiliati" e ispirò individui e
gruppi a fare ritorno alla loro patria ancestrale. Il movimento Sionista, fondato alla
fine del diciannovesimo secolo, trasformò il concetto in un modo di vita, e lo Stato di
Israele lo tradusse in legge, assicurando la cittadinanza ad ogni Ebreo che desiderasse
stabilirsi nel paese.
FORMAZIONE DI UNA NUOVA SOCIETA
La base politica, economica e culturale della società ebraica
contemporanea d'Israele si è formata durante il periodo del Mandato Britannico (1922-48).
Ideologicamente motivata dal Sionismo, la comunità ebraica in Terra d'Israele sviluppò
istituzioni sociali e politiche che esercitarono autorità senza sovranità, con ogni
settore mobilitato verso il consolidamento e la crescita. Il volontariato fu la sua spina
dorsale politica, l'egualitarismo la sua colla sociale.
Il raggiungimento dell'indipendenza politica e l'immigrazione
di massa che le fece seguito, raddoppiò la popolazione Nazione ebraica d'Israele da
650.000 a circa 1.3 milioni nei primi quattro anni della costituzione dello Stato
(1948-52), modificando la struttura e il tessuto della società israeliana. Il
raggruppamento sociale che ne risultò era composto di due gruppi principali: una
maggioranza comprendente in prevalenza coloni veterani e sopravvissuti all'Olocausto
provenienti dall'Europa del dopoguerra; una grande minoranza di nuovi immigranti ebrei dai
paesi islamici del Nord Africa e del Medio Oriente. Mentre la maggior parte della
popolazione del pre-stato era legata a forti convinzioni ideologiche, a uno spirito
pionieristico e a uno stile di vita democratico, molti degli Ebrei che erano vissuti per
secoli in terre arabe erano legati ad una organizzazione sociale patriarcale, erano
estranei al processo democratico e alle richieste di una società moderna e trovarono
difficile l'integrazione nell'economia israeliana in rapida fase di sviluppo.
Nei tardi anni '50, i due gruppi coesistettero senza
avere praticamente alcuna interazione sociale e culturale; gli Ebrei il cui retroterra
culturale era del Nord Africa e del Medio Oriente esprimevano la loro frustrazione e
alienazione in proteste contro il governo, che, negli anni '60 e '70, si trasformarono in
vere e proprie richieste di maggiore partecipazione politica, di stanziamenti di risorse
che venissero a colmare le differenze e di azioni concrete per aiutare a restringere il
divario tra questi e la maggior parte della popolazione del paese. In aggiunta alle
tensioni generate dalla diversità della sua popolazione durante questi anni, la società
israeliana fu anche chiamata a lottare per l'indipendenza economica e per difendersi da
azioni di guerra condotte dagli Arabi lungo i confini. Ciononostante, i denominatori
comuni di religione, memoria storica e coesione nazionale all'interno della società
ebraica si rivelarono forti abbastanza da poter fronteggiare le sfide che le si ponevano
davanti.
Negli anni '80, i movimenti di protesta che prima facevano
notizia, divennero marginali, i gruppi stigmatizzati avanzarono su tutti i livelli e
un'ampia percentuale dei matrimoni furono inter-etnici. Ora, dopo mezzo secolo di
indipendenza e con una economia forte, la società è essenzialmente stabile, attestandosi
su una cultura politica basata su intese tra i vari gruppi sociali e legata ai suoi valori
essenziali: uno stato ebraico nella sua antica patria, un'autorità democratica, una
continua immigrazione e il raggiungimento della pace con i suoi vicini. Ciononostante, la
diversità etnica è una parte essenziale della società israeliana, influenzando tutti
gli aspetti della sua vita culturale, religiosa e politica. Le tensioni sociali che una
volta erano considerate una minaccia per l'integrità e la coesione della società,
contribuiscono oggi alla sua natura pluralistica.
IL CONTINUO RADUNO
Nel corso degli anni, Israele ha continuato ad
accogliere nuovi immigranti in piccoli o grandi numeri, provenienti da paesi liberi del
mondo occidentale così come dalle aree d'indigenza. La più recente ondata di
immigrazione di massa comprende membri dell'ampia comunità ebraica dell'ex Unione
Sovietica che ha combattuto per anni per il diritto ad emigrare in Israele. Mentre negli
anni '70 erano riusciti a giungere nel paese circa in 100.000, dal 1989 sono oltre 600.000
coloro che si sono stabiliti nel paese. Tra i nuovi arrivati vi sono molti professionisti
con educazione superiore, scienziati rinomati e artisti e musicisti acclamati, la cui
esperienza e talento stanno contribuendo significativamente all'economia d'Israele, alla
vita scientifica, accademica e culturale.
Gli anni '80 e '90 sono stati testimoni dell'arrivo di due
imponenti ponti aerei dell'antica comunità ebraica d'Etiopia, che si ritiene risalga ai
tempi di Re Salomone. Mentre il passaggio di questi 30.000 immigranti da un ambiente
agricolo africano a una società occidentale industrializzata richiederà tempo, il forte
desiderio dei loro giovani di adattarsi solleciterà l'assorbimento di questa comunità
ebraica a lungo rimasta isolata.
DIVERSITA' RELIGIOSA
Sin dai tempi biblici, gli Ebrei sono stati un popolo con una
fede monoteistica in cui l'Ebraismo racchiudeva tanto un significato religioso quanto
nazionale. Nel diciottesimo secolo, la maggior parte degli Ebrei del mondo vivevano in
Europa, dove erano confinati in ghetti e avevano limitate interazioni con le società
intorno a loro. Essi conducevano i propri affari all'interno delle loro comunità,
rimanendo legati al corpo di leggi ebraiche (Halakha) che era stato sviluppato e
codificato da studiosi della religione nel corso di molti secoli.
Lo spirito di emancipazione e nazionalismo che
attraversò il diciannovesinio secolo l'Europa, penetrò anche i muri del ghetto,
generando lo sviluppo di un approccio più liberale all'istruzione, alla cultura, alla
filosofia e alla teologia. Esso dette anche origine a diversi movimenti ebraici, alcuni
dei quali si svilupparono lungo linee religiose liberali, mentre altri sposarono ideologie
nazionali e politiche. Come risultato, molti Ebrei, e in definitiva la maggioranza,
abbandonarono l'ortodossia e lo stile di vita che l'accompagna, lottando per integrarsi
completamente nella più ampia società.
La società ebraica in Israele è oggi costituita di Ebrei
osservanti e non osservanti, con un arco che va dagli ultraortodossi fino a coloro che si
considerano laici. Ad ogni modo, le differenze tra loro non sono così nette. Se
l'ortodossia è determinata dal grado di aderenza alle leggi e alle pratiche religiose
ebraiche, si può allora dire che il 20 per cento degli Ebrei israeliani adempie a
tutti i precetti religiosi, il 60 per cento segue una qualche forma di combinazione delle
leggi secondo scelte personali e tradizioni etniche, e il 20 per cento sono essenzialmente
non osservanti. Ma poiché Israele è stato concepito come uno Stato ebraico, lo Shabbat
(Sabato), tutte le festività ebraiche e i giorni sacri sono stati istituiti come feste
nazionali e sono celebrati dall'intera popolazione ebraica e da tutti osservati, in misura
maggiore o minore.
Altri indicatori del livello di aderenza religiosa poterebbero
essere la percentuale dei genitori che scelgono di dare ai loro figli un'istruzione
orientata religiosamente o la percentuale dei votanti che danno il loro voto a partiti
religiosi alle elezioni nazionali. Il significato di tali statistiche, comunque, è
incerto, in quanto genitori non osservanti possono iscrivere i loro bambini in scuole
religiose così come molti cittadini ortodossi possono votare per partiti politici non
religiosi.
Fondamentalmente, la maggioranza può essere definita
come composta di Ebrei laici che manifestano stili di vita moderni, con differenziati
livelli di rispetto e di pratica dei precetti religiosi. All'interno di questa maggioranza
vi sono molti che seguono un modo di vita tradizionale modificato, scegliendo di far parte
di una delle correnti religiose liberali.
All'interno della minoranza osservante vi sono molti che
aderiscono a un modo di vita religioso, regolato dalla legge religiosa ebraica, prendendo
allo stesso tempo parte alla vita nazionale dei paese. Questi considerano lo stato ebraico
moderno quale primo passo verso la venuta del Messia e la redenzione del popolo ebraico
nella Terra d'Israele.
In contrasto, i Charidim (Ebrei ultraortodossi) credono
che la sovranità ebraica nella Terra (Paese) possa essere ristabilita solo dopo la venuta
del Messia.
Mantenendo una stretta aderenza alla legge religiosa ebraica,
essi risiedono in quartieri separati, frequentano proprie scuole, vestono in abiti
tradizionali, mantengono pioli distinti per uomini e donne e mantengono tino stile di vita
strettamente limitato. La loro comunità si distingue in due sottogruppi: una piccola ma
volubile parte che non riconosce l'esistenza dello stato e si tiene isolata da questo, e
una maggioranza pragmatica che partecipa alla vita politica israeliana con lo scopo di
rinforzare il carattere religioso ebraico dello stato.
DINAMICHE INTER-EBRAICHE
Dal momento che non vi è una netta separazione tra religione
e stato, la questione relativa alla misura in cui Israele debba manifestare la propria
identità religiosa è sempre stata un motivo centrale di discussione fra le comunità.
Mentre il gruppo ortodosso cerca di elevare la legislazione religiosa al di sopra dello
stato personale, sul quale esso ha giurisdizione esclusiva, il settore non-osservante
considera questo fatto come coercizione religiosa e una violazione della natura
democratica dello stato.
Una delle questioni problematiche in continua
discussione, ruota intorno agli elementi richiesti per definire una persona quale Ebreo.
Il settore ortodosso sostiene che la determinazione di Ebreo si ha quando uno è nato da
madre ebrea, in stretto accordo con la legge ebraica, mentre gli Ebrei laici generalmente
sostengono una definizione basata sul criterio civile di un'identificazione dell'individuo
con l'Ebraismo. Questi conflitti di interesse hanno dato inizio ad una ricerca dei
significati legali di come definire la demarcazione tra religione e stato. Fin quando non
si troverà una soluzione completa, l'autorità giace in un accordo non scritto, raggiunto
alla vigilia dell'indipendenza d'Israele e noto come status quo, in cui si conviene che
non saranno fatti cambiamenti fondamentali della condizione della religione.
LA SOCIETA' DEL KIBBUTZ
Contesto sociale ed economico unico nel suo genere, basato su
principi egualitari e comunitari, il kibbutz è nato dalla società pionieristica del
paese all'inizio del ventesimo secolo e si è sviluppato in un permanente modo di vita
rurale. Nel corso degli anni, esso ha costruito una prosperosa economia, all'inizio
principalmente agricola, più tardi ampliata con aziende industriali e servizi; si è
distinto per i contributi dei propri membri alla costituzione e alla costruzione dello
stato.
Nel periodo del pre-stato e nei primi anni dopo la fondazione
dello Stato d'Israele, il kibbutz assunse funzioni centrali nell'insediamento,
nell'immigrazione e nella difesa, ma quando queste furono trasferite al governo,
l'interazione tra il kibbutz e la parte principale del Paese diminuì. La sua centralità
come avanguardia per lo sviluppo sociale e istituzionale diminuì, e dagli anni '70 la sua
forza politica, che nei primi tempi eccedeva la sua reale rappresentanza, è declinata. Ad
ogni modo, la partecipazione dei kibbutzim (plurale di kibbutz) al prodotto nazionale ha
continuato ad essere significativamente maggiore rispetto alla loro proporzione nella
popolazione.
Negli ultimi decenni il kibbutz è diventato più
introspettivo, enfatizzando la realizzazione individuale e la crescita economica. In molti
kibbutzim, l'etica del lavoro basata sul "far da sé" è divenuta meno rigida
quando il tabù sul lavoro salariato nel kibbutz si è indebolito e viene impiegato un
maggior numero di lavoratori non-membri retribuiti. Allo stesso tempo, un numero sempre
maggiore di membri di kibbutzim lavora al di fuori, e il loro salario viene versato al
kibbutz stesso.
Il kibbutz di oggi è il risultato delle conquiste di tre
generazioni. I fondatori, motivati da forti convinzioni e da un'ideologia decisa, hanno
formato una società con un modo di vita unico. I loro figli, nati all'interno di una
struttura sociale esistente, hanno lavorato duramente per consolidare le basi economiche,
sociali e amministrative della loro comunità. La generazione attuale, cresciuta in una
società ben stabile, è alle prese con le sfide della vita contemporanea. Oggi, gran
parte della discussione si incentra tanto sulla natura futura delle relazioni e delle
reciproche responsabilità tra l'individuo e la comunità kibbutzistica, quanto sulle
diramazioni per la società dei recenti sviluppi nella tecnologia e nelle comunicazioni.
Alcuni temono che nell'adattarsi alle circostanze in cambiamento, il kibbutz si stia
pericolosamente allontanando dai suoi principi e valori originali; altri ritengono che
questa abilità al compromesso e all'adattamento sia la chiave della sua sopravvivenza.
COMUNITA DI MINORANZA
Oltre un milione di persone, costituenti il 19 per cento della
popolazione d'Israele, sono non Ebrei. Sebbene definiti collettivamente come cittadini
arabi d'Israele, essi comprendono un certo numero di differenti gruppi, prevalentemente di
lingua araba, ciascuno con caratteristiche distinte.
Gli Arabi musulmani, che ammontano a circa
815.000, la maggior parte dei quali Sunniti, costituiscono il 76 per cento della
popolazione non ebraica. Risiedono principalmente in piccole città e villaggi, oltre la
metà di essi al nord del paese.
Gli Arabi beduini, costituiscono
approssimativamente il 10 per cento della popolazione musulmana, appartengono a circa 30
tribù, molte delle quali sparse su una vasta area al sud. Precedentemente pastori nomadi,
i Beduini si trovano oggi in una fase di transizione da un contesto sociale tribale a una
società stabilmente insediata e stanno gradualmente inserendosi nella forza lavorativa
d'Israele.
Gli Arabi cristiani, che costituiscono il
secondo più grande gruppo di minoranza d'Israele con circa 160.000 persone, vivono
principalmente in aree urbane, fra cui Nazareth, Shfar'am e Haifa. Sebbene vi siano fra
essi rappresentanti di molte denominazioni, la maggioranza è affiliata alle Chiese Greca
Cattolica (42 per cento), Greca Ortodossa (32 per cento) e Cattolica Romana (16 per
cento).
I Drusi, circa 95.000 e di lingua araba,
vivono in 22 villaggi al nord d'Israele e costituiscono una comunità culturale, sociale e
religiosa separata. Mentre la religione drusa non è accessibile agli estranei, un aspetto
conosciuto della sua filosofia è il concetto di taqiya, che chiama alla completa
fedeltà dei suoi aderenti al governo del paese nel quale essi risiedono.
I Circassi, che ammontano a circa 3.000 persone
concentrate in due villaggi al nord, sono musulmani sunniti, sebbene essi non condividano
né l'origine araba né il retroterra culturale della comunità islamica più ampia. Pur
mantenendo un'identità etnica distinta, essi partecipano agli affari economici e
nazionali d'Israele senza assimilarsi né alla società ebraica né alla comunità
musulmana nel suo insieme.
LA VITA DELLA COMUNITA ARABA
Le migrazioni arabe dentro e fuori il paese hanno fluttuato a
seconda delle condizioni economiche del momento. Nel tardo diciannovesimo secolo, quando
l'immigrazione ebraica aveva stimolato la crescita economica, molti. arabi furono attirati
nell'arca dalle opportunità d'impiego, dagli stipendi più alti e da migliori condizioni
di vita.
La maggior parte della popolazione degli arabi
d'Israele vive in cittadine e villaggi auto-delimitati in quattro aree principali: la
Galilea, in cui si trova la città di Nazareth, l'area centrale tra Hadera e Petah Tikva,
e il Negev; gli altri risiedono in centri urbani misti come Gerusalemme, Acco, Haifa, Lod,
Ramla e Giaffa.
La comunità araba d'Israele fa per lo più parte del settore
operaio della forza lavoro, in una società composta prevalentemente di classe media, un
gruppo politicamente periferico in uno stato altamente centralizzato e una minoranza di
lingua araba accanto a una maggioranza di lingua ebraica. Essenzialmente non assimilata,
la comunità riesce a mantenersi separata attraverso l'uso dell'arabo, che è la seconda
lingua ufficiale d'Israele, per mezzo di un sistema scolastico arabo-druso separato, di
mezzi di comunicazione, letteratura e teatro arabi e grazie al mantenimento di tribunali
denominazionali arabi, drusi e cristiani indipendenti che emettono sentenze in cause
legate allo stato personale. Mentre costumi del passato sono ancora parte della vita
quotidiana, un graduale indebolimento dell'autorità tribale e patriarcale, gli effetti
dell'istruzione obbligatoria e la partecipazione al processo democratico d'Israele stanno
rapidamente influenzando le vedute e gli stili di vita tradizionali. In concomitanza, la
condizione delle donne arabe israeliane è stata significativamente liberalizzata dalla
legislazione che stabilisce uguali diritti per le donne e proibisce la poligamia e il
matrimonio di bambini.
Il coinvolgimento politico del settore arabo si
manifesta nelle elezioni nazionali e municipali. 1 cittadini arabi partecipano agli affari
politici e amministrativi delle proprie municipalità e curano gli interessi arabi tramite
i rappresentanti da loro eletti alla Knesset (parlamento d'Israele), i quali operano
nell'arena politica per promuovere la condizione dei gruppi minoritari e perché questi
ricevano la loro parte di benefici della nazione.
Sin dalla fondazione d'Israele (1948), i cittadini arabi sono
stati esentati dal servizio obbligatorio nelle Forze di Difesa d'Israele (IDF) tenendo
conto tanto delle loro affiliazioni familiari, religiose e culturali con il mondo arabo
(con il quale Israele ha una lunga disputa), quanto l'eventualità di trovarsi di fronte
al dilemma della doppia fedeltà. Allo stesso tempo viene incoraggiato il servizio
militare volontario, ed alcuni ogni anno optano per questa possibilità. Dal 1957, su
richiesta dei capi della loro comunità, il servizio IDF è ingiuntivo per gli uomini
drusi e circassi, mentre il numero di beduini che abbracciano la carriera militare aumenta
costantemente.
DINAMICHE ARABO-EBRAICHE
I cittadini arabi d'Israele, che costituiscono un settimo
della popolazione dei paese e un settimo del popolo palestinese, vivono ai margini dei due
mondi in conflitto, quello degli Ebrei e dei Palestinesi. Comunque, pur restando un
segmento del popolo palestinese in quanto a cultura e identità e pur discutendo
l'identificazione d'Israele quale stato ebraico, essi vedono il loro futuro legato ad
Israele. Nel processo, essi hanno adottato l'ebraico come seconda lingua e la cultura
israeliana come uno strato ulteriore nelle loro vite. Allo stesso tempo, essi lottano per
ottenere un livello più alto di partecipazione alla vita nazionale, una maggiore
integrazione nell'economia e maggiori mezzi per le loro cittadine e villaggi.
Lo sviluppo delle interrelazioni tra Arabi ed Ebrei d'Israele
è stato ostacolato dalle differenze profondamente radicate nella religione, nei valori e
nelle convinzioni politiche. Ad ogni modo, sebbene coesistenti come due comunità
auto-isolate, nel corso degli anni essi sono arrivati ad accettarsi l'un l'altro,
riconoscendo l'unicità e le aspirazioni di ciascuna comunità e partecipando al crescente
numero di sforzi congiunti.
Box 1: PLURALISMO E SEGREGAZIONE
Essendo una società multi-etnica,
multi-culturale, multi-religiosa e multi-linguistica, Israele ha un alto livello di
modelli di separazione informale. Sebbene i gruppi non siano separati da alcuna politica
ufficiale, alcuni differenti settori all'interno della società sono in una qualche forma
segregati e mantengono una loro forte identità culturale, religiosa, ideologica c/o
etnica.
Comunque, nonostante un livello abbastanza
alto di spaccatura sociale, alcune disparità economiche e una vita politica spesso
surriscaldata, la società è relativamente equilibrata e stabile. Il moderato livello di
conflitto sociale tra i differenti gruppi, a dispetto di un potenziale intrinseco di
irrequietezza sociale, può essere attribuito al sistema giudiziario e politico dei paese,
rappresentanti di una stretta uguaglianza sia in campo legale che civile.
Pertanto, Israele non è una società
sconvolta, ma piuttosto una sorta di mosaico formato da diversi gruppi della popolazione
coesistenti nell'an-lbito di uno stato democratico.
LIBERTA RELIGIOSA
La Dichiarazione della Fondazione dello Stato di Israele
(1948) assicura libertà di religione per tutti. Ogni comunità religiosa è libera, per
legge e nella pratica, di esercitare la propria fede, di osservare le proprie festività e
il giorno di riposo settimanale, e di amministrare i propri affari interni. Ciascuno ha i
suoi propri consigli e tribunali religiosi, riconosciuti dalla legge e con giurisdizione
su questioni personali quali il matrimonio e il divorzio. Ciascuno ha i propri luoghi
esclusivi di culto, con rituali tradizionali e caratteristiche architettoniche speciali
sviluppate nei secoli.
Sinagoga: il culto ebraico ortodosso tradizionale
richiede un minyan (quorum di dieci adulti maschi). Le preghiere hanno luogo tre volte al
giorno. Gli uomini e le donne sono seduti separatamente e i capi sono coperti. I servizi
possono essere condotti da un rabbino, da un cantore o da una persona del pubblico. Il
rabbino non è un prete o un intermediario di Dio, ma un maestro. il punto locale nella
sinagoga è l'Arca Sacra, posta frontalmente rispetto al Monte del Tempio di Gerusalemme e
contenente i rotoli della Torà (Pentateuco). Nel corso dell'anno viene letta ciclicamente
una sezione settimanale stabilita. I servizi sono particolarmente festivi nello Shabbat
(Sabato, il giorno di riposo ebraico) e nelle feste.
Moschea: le preghiere musulmane hanno luogo cinque
volte al giorno. Uomini e donne pregano separatamente. Vengono tolte le scarpe ed è
possibile procedere a un'abluzione rituale. I musulmani pregano ponendosi di fronte alla
Mecca in Arabia Saudita, la direzione della quale è indicata da una míhrab (nicchia)
nel muro della moschea. I servizi sono condotti da un imam, un conduttore di
preghiere musulmano. Il Venerdì, il tradizionale giorno di riposo musulmano, viene di
solito predicato un sermone pubblico.
Chiesa: la forma e la frequenza dei servizi cristiani
variano a seconda della denominazione, ma tutti osservano la Domenica, il giorno di
riposo, con rituali speciali. I servizi sono condotti da un prete o da un pastore. Uomini
e donne pregano insieme. Gli uomini di solito si scoprono il capo, le donne possono
coprirlo. I servizi sono spesso accompagnai da musica e canti corali. Tradizionalmente, le
chiese sono a forma di croce.
Luoghi
Santi:
Ogni luogo e santuario è amministrato dalla propria relativa
autorità religiosa e la libertà di accesso e culto sono assicurati per legge.
Ebraici: il Kotel, il Muro Occidentale
("del Pianto"), ultimo residuo del muro di sostegno del Secondo Tempio, e il
Monte del Tempio, a Gerusalemme; la Tomba di Rachele, la Tomba dei Patriarchi nella Grotta
di Machpelà, a Hebron; le tombe di Maimonide (Rambani) a Tiberiade, di Rabbi Shimon Bar
Yochai a Meron e molti altri.
Islamici: il complesso edilizio di Haram ash-Sharif sul
Monte del Tempio, comprendente il Duomo della Roccia e la moschea di Al-Aksa, a
Gerusalemme; la Tomba dei Patriarchi, a Hebron; la moschea di EI-Jazzar, ad Acco.
Cristiani: la Via Dolorosa, la Sala dell'Ultima
Cena, la Chiesa del Santo Sepolcro e altri luoghi della passione e crocifissione di Gesù,
a Gerusalemme; la Chiesa della Natività, a Betlemme; la Chiesa dell'Annunciazione, a
Nazareth; il Monte delle Beatitudini, Tabga e Cafarnao, vicino al Mare di Galilea (Lago
Kinneret).
Drusi: Nebi Shuíeb (la tomba di Ietro, suocero
di Mosè), vicino i Corni di Hittin in Galilea.
Baha'i (una religione mondiale indipendente fondata in
Persia alla metà del diciannovesimo secolo): il centro mondiale Baha'i, il Santuario del
Bab, a Haifa; il Santuario di Baha'u'llah, profeta fondatore del credo Baha'i, vicino
Acco.
Box 2:
I Caraiti, una
setta ebraica che risale all'ottavo secolo, professano stretta aderenza alla Torà (i
cinque Libri di Mosè) quale sola fonte di legge religiosa. Sebbene siano considerati una
fazione dell'Ebraismo e non una comunità separata, i Caraiti mantengono i propri
tribunali religiosi e tendono a sposarsi tra loro. Circa 15.000 vivono oggi in Israele,
principalmente a Ramla, Ashdod e Be'er Sheva.
I Samaritani si
considerano come i veri Ebrei, fedeli solo alla Torà e la sua continuazione immediata, il
Libro di Giosuè. Il Monte di Gherizim in Samaria è il loro sito santo, dove essi credono
che Abramo tentò di sacrificare Isacco e dove Salomone costruì il Primo Tempio.
Asserendo la propria discendenza dalle 10 tribù israelite perdute, i circa 600 membri
rimanenti dell'antico popolo samaritano vivono oggi in due località; circa la metà nel
villaggio di Kiryat Luza vicino alla vetta de "il monte", e l'altra metà, che
sono cittadini israeliani, vivono nel loro mini-quartiere a Holon vicino Tel Aviv. Essi
parlano arabo nella vita di tutti i giorni e usano una forma arcaica di ebraico nella loro
liturgia. Per quanto se ne sappia, non ci sono Samaritani in nessun'altra parte del mondo.