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"...eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerá nuovamente al bene,che ritorneranno l'ordine, la pace, la serenitá"Annalies Marie Frank
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Centro di Informazione d'Israele - Gerusalemme 1997

Israele è la dimora di una popolazione molto eterogenea proveniente da svariati retroterra etnici, religiosi, culturali e sociali. Una nuova società con radici antiche, che è ancora oggi in fase di fusione ed evoluzione. Dei suoi più di 5,5 milioni di persone, l'81 per cento sono Ebrei (oltre la metà nativi dei paese, il resto è proveniente da circa 70 paesi del mondo), 17,3 per cento sono Arabi (principalmente Musulmani) e il rimanente 1,7 per cento comprende ipiccole Drusi, i Circassi e altre comunità. La società è relativamente giovane (età media 26,9 anni), caratterizzata da impegno sociale e religioso, ideologia politica, intraprendenza economica e creatività culturale, tutte caratteristiche che danno un impulso dinamico al suo continuo sviluppo.

Indice:

Società ebraica

bulletLa lunga strada verso casa
bulletFormazione di una nuova società
bulletIl continuo raduno
bulletDiversità religiosa
bulletDinamiche inter-ebraiche
bulletLa società del kibbutz

Comunità di minoranza

bulletLa vita della comunità araba
bulletDinamiche arabo-ebraiche

La libertà religiosa

SOCIETA' EBRAICA

 

LA LUNGA STRADA VERSO CASA

A seguito della loro espulsione dalla Terra di Israele circa 2.000 anni fa, gli Ebrei furono dispersi in altri paesi, principalmente in Europa, nel Nord Africa e nel Medio Oriente. Nel corso dei secoli, essi fondarono diverse grandi comunità ebraiche in terre vicine e lontane e là sperimentarono lunghi periodi di crescita e prosperità, ma furono anche soggetti a periodi di dura discriminazione, pogrom brutali e totali o parziali espulsioni. Ogni ondata di persecuzioni e violenze rinforzò il loro credo nel concetto di "riunione degli esiliati" e ispirò individui e gruppi a fare ritorno alla loro patria ancestrale. Il movimento Sionista, fondato alla fine del diciannovesimo secolo, trasformò il concetto in un modo di vita, e lo Stato di Israele lo tradusse in legge, assicurando la cittadinanza ad ogni Ebreo che desiderasse stabilirsi nel paese.

 

FORMAZIONE DI UNA NUOVA SOCIETA

La base politica, economica e culturale della società ebraica contemporanea d'Israele si è formata durante il periodo del Mandato Britannico (1922-48). Ideologicamente motivata dal Sionismo, la comunità ebraica in Terra d'Israele sviluppò istituzioni sociali e politiche che esercitarono autorità senza sovranità, con ogni settore mobilitato verso il consolidamento e la crescita. Il volontariato fu la sua spina dorsale politica, l'egualitarismo la sua colla sociale.

Il raggiungimento dell'indipendenza politica e l'immigrazione di massa che le fece seguito, raddoppiò la popolazione Nazione ebraica d'Israele da 650.000 a circa 1.3 milioni nei primi quattro anni della costituzione dello Stato (1948-52), modificando la struttura e il tessuto della società israeliana. Il raggruppamento sociale che ne risultò era composto di due gruppi principali: una maggioranza comprendente in prevalenza coloni veterani e sopravvissuti all'Olocausto provenienti dall'Europa del dopoguerra; una grande minoranza di nuovi immigranti ebrei dai paesi islamici del Nord Africa e del Medio Oriente. Mentre la maggior parte della popolazione del pre-stato era legata a forti convinzioni ideologiche, a uno spirito pionieristico e a uno stile di vita democratico, molti degli Ebrei che erano vissuti per secoli in terre arabe erano legati ad una organizzazione sociale patriarcale, erano estranei al processo democratico e alle richieste di una società moderna e trovarono difficile l'integrazione nell'economia israeliana in rapida fase di sviluppo.

Nei tardi anni '50, i due gruppi coesistettero senza avere praticamente alcuna interazione sociale e culturale; gli Ebrei il cui retroterra culturale era del Nord Africa e del Medio Oriente esprimevano la loro frustrazione e alienazione in proteste contro il governo, che, negli anni '60 e '70, si trasformarono in vere e proprie richieste di maggiore partecipazione politica, di stanziamenti di risorse che venissero a colmare le differenze e di azioni concrete per aiutare a restringere il divario tra questi e la maggior parte della popolazione del paese. In aggiunta alle tensioni generate dalla diversità della sua popolazione durante questi anni, la società israeliana fu anche chiamata a lottare per l'indipendenza economica e per difendersi da azioni di guerra condotte dagli Arabi lungo i confini. Ciononostante, i denominatori comuni di religione, memoria storica e coesione nazionale all'interno della società ebraica si rivelarono forti abbastanza da poter fronteggiare le sfide che le si ponevano davanti.

Negli anni '80, i movimenti di protesta che prima facevano notizia, divennero marginali, i gruppi stigmatizzati avanzarono su tutti i livelli e un'ampia percentuale dei matrimoni furono inter-etnici. Ora, dopo mezzo secolo di indipendenza e con una economia forte, la società è essenzialmente stabile, attestandosi su una cultura politica basata su intese tra i vari gruppi sociali e legata ai suoi valori essenziali: uno stato ebraico nella sua antica patria, un'autorità democratica, una continua immigrazione e il raggiungimento della pace con i suoi vicini. Ciononostante, la diversità etnica è una parte essenziale della società israeliana, influenzando tutti gli aspetti della sua vita culturale, religiosa e politica. Le tensioni sociali che una volta erano considerate una minaccia per l'integrità e la coesione della società, contribuiscono oggi alla sua natura pluralistica.

 

 

IL CONTINUO RADUNO

Nel corso degli anni, Israele ha continuato ad accogliere nuovi immigranti in piccoli o grandi numeri, provenienti da paesi liberi del mondo occidentale così come dalle aree d'indigenza. La più recente ondata di immigrazione di massa comprende membri dell'ampia comunità ebraica dell'ex Unione Sovietica che ha combattuto per anni per il diritto ad emigrare in Israele. Mentre negli anni '70 erano riusciti a giungere nel paese circa in 100.000, dal 1989 sono oltre 600.000 coloro che si sono stabiliti nel paese. Tra i nuovi arrivati vi sono molti professionisti con educazione superiore, scienziati rinomati e artisti e musicisti acclamati, la cui esperienza e talento stanno contribuendo significativamente all'economia d'Israele, alla vita scientifica, accademica e culturale.

Gli anni '80 e '90 sono stati testimoni dell'arrivo di due imponenti ponti aerei dell'antica comunità ebraica d'Etiopia, che si ritiene risalga ai tempi di Re Salomone. Mentre il passaggio di questi 30.000 immigranti da un ambiente agricolo africano a una società occidentale industrializzata richiederà tempo, il forte desiderio dei loro giovani di adattarsi solleciterà l'assorbimento di questa comunità ebraica a lungo rimasta isolata.

DIVERSITA' RELIGIOSA

Sin dai tempi biblici, gli Ebrei sono stati un popolo con una fede monoteistica in cui l'Ebraismo racchiudeva tanto un significato religioso quanto nazionale. Nel diciottesimo secolo, la maggior parte degli Ebrei del mondo vivevano in Europa, dove erano confinati in ghetti e avevano limitate interazioni con le società intorno a loro. Essi conducevano i propri affari all'interno delle loro comunità, rimanendo legati al corpo di leggi ebraiche (Halakha) che era stato sviluppato e codificato da studiosi della religione nel corso di molti secoli.

Lo spirito di emancipazione e nazionalismo che attraversò il diciannovesinio secolo l'Europa, penetrò anche i muri del ghetto, generando lo sviluppo di un approccio più liberale all'istruzione, alla cultura, alla filosofia e alla teologia. Esso dette anche origine a diversi movimenti ebraici, alcuni dei quali si svilupparono lungo linee religiose liberali, mentre altri sposarono ideologie nazionali e politiche. Come risultato, molti Ebrei, e in definitiva la maggioranza, abbandonarono l'ortodossia e lo stile di vita che l'accompagna, lottando per integrarsi completamente nella più ampia società.

La società ebraica in Israele è oggi costituita di Ebrei osservanti e non osservanti, con un arco che va dagli ultraortodossi fino a coloro che si considerano laici. Ad ogni modo, le differenze tra loro non sono così nette. Se l'ortodossia è determinata dal grado di aderenza alle leggi e alle pratiche religiose ebraiche, si può allora dire che il 20 per cento degli Ebrei israeliani adempie a tutti i precetti religiosi, il 60 per cento segue una qualche forma di combinazione delle leggi secondo scelte personali e tradizioni etniche, e il 20 per cento sono essenzialmente non osservanti. Ma poiché Israele è stato concepito come uno Stato ebraico, lo Shabbat (Sabato), tutte le festività ebraiche e i giorni sacri sono stati istituiti come feste nazionali e sono celebrati dall'intera popolazione ebraica e da tutti osservati, in misura maggiore o minore.

Altri indicatori del livello di aderenza religiosa poterebbero essere la percentuale dei genitori che scelgono di dare ai loro figli un'istruzione orientata religiosamente o la percentuale dei votanti che danno il loro voto a partiti religiosi alle elezioni nazionali. Il significato di tali statistiche, comunque, è incerto, in quanto genitori non osservanti possono iscrivere i loro bambini in scuole religiose così come molti cittadini ortodossi possono votare per partiti politici non religiosi.

Fondamentalmente, la maggioranza può essere definita come composta di Ebrei laici che manifestano stili di vita moderni, con differenziati livelli di rispetto e di pratica dei precetti religiosi. All'interno di questa maggioranza vi sono molti che seguono un modo di vita tradizionale modificato, scegliendo di far parte di una delle correnti religiose liberali.

All'interno della minoranza osservante vi sono molti che aderiscono a un modo di vita religioso, regolato dalla legge religiosa ebraica, prendendo allo stesso tempo parte alla vita nazionale dei paese. Questi considerano lo stato ebraico moderno quale primo passo verso la venuta del Messia e la redenzione del popolo ebraico nella Terra d'Israele.

In contrasto, i Charidim (Ebrei ultraortodossi) credono che la sovranità ebraica nella Terra (Paese) possa essere ristabilita solo dopo la venuta del Messia. 6.jpg (10537 byte)

Mantenendo una stretta aderenza alla legge religiosa ebraica, essi risiedono in quartieri separati, frequentano proprie scuole, vestono in abiti tradizionali, mantengono pioli distinti per uomini e donne e mantengono tino stile di vita strettamente limitato. La loro comunità si distingue in due sottogruppi: una piccola ma volubile parte che non riconosce l'esistenza dello stato e si tiene isolata da questo, e una maggioranza pragmatica che partecipa alla vita politica israeliana con lo scopo di rinforzare il carattere religioso ebraico dello stato.

 

DINAMICHE INTER-EBRAICHE

Dal momento che non vi è una netta separazione tra religione e stato, la questione relativa alla misura in cui Israele debba manifestare la propria identità religiosa è sempre stata un motivo centrale di discussione fra le comunità. Mentre il gruppo ortodosso cerca di elevare la legislazione religiosa al di sopra dello stato personale, sul quale esso ha giurisdizione esclusiva, il settore non-osservante considera questo fatto come coercizione religiosa e una violazione della natura democratica dello stato.

Una delle questioni problematiche in continua discussione, ruota intorno agli elementi richiesti per definire una persona quale Ebreo. Il settore ortodosso sostiene che la determinazione di Ebreo si ha quando uno è nato da madre ebrea, in stretto accordo con la legge ebraica, mentre gli Ebrei laici generalmente sostengono una definizione basata sul criterio civile di un'identificazione dell'individuo con l'Ebraismo. Questi conflitti di interesse hanno dato inizio ad una ricerca dei significati legali di come definire la demarcazione tra religione e stato. Fin quando non si troverà una soluzione completa, l'autorità giace in un accordo non scritto, raggiunto alla vigilia dell'indipendenza d'Israele e noto come status quo, in cui si conviene che non saranno fatti cambiamenti fondamentali della condizione della religione.

LA SOCIETA' DEL KIBBUTZ

Contesto sociale ed economico unico nel suo genere, basato su principi egualitari e comunitari, il kibbutz è nato dalla società pionieristica del paese all'inizio del ventesimo secolo e si è sviluppato in un permanente modo di vita rurale. Nel corso degli anni, esso ha costruito una prosperosa economia, all'inizio principalmente agricola, più tardi ampliata con aziende industriali e servizi; si è distinto per i contributi dei propri membri alla costituzione e alla costruzione dello stato.

Nel periodo del pre-stato e nei primi anni dopo la fondazione dello Stato d'Israele, il kibbutz assunse funzioni centrali nell'insediamento, nell'immigrazione e nella difesa, ma quando queste furono trasferite al governo, l'interazione tra il kibbutz e la parte principale del Paese diminuì. La sua centralità come avanguardia per lo sviluppo sociale e istituzionale diminuì, e dagli anni '70 la sua forza politica, che nei primi tempi eccedeva la sua reale rappresentanza, è declinata. Ad ogni modo, la partecipazione dei kibbutzim (plurale di kibbutz) al prodotto nazionale ha continuato ad essere significativamente maggiore rispetto alla loro proporzione nella popolazione.

Negli ultimi decenni il kibbutz è diventato più introspettivo, enfatizzando la realizzazione individuale e la crescita economica. In molti kibbutzim, l'etica del lavoro basata sul "far da sé" è divenuta meno rigida quando il tabù sul lavoro salariato nel kibbutz si è indebolito e viene impiegato un maggior numero di lavoratori non-membri retribuiti. Allo stesso tempo, un numero sempre maggiore di membri di kibbutzim lavora al di fuori, e il loro salario viene versato al kibbutz stesso.

Il kibbutz di oggi è il risultato delle conquiste di tre generazioni. I fondatori, motivati da forti convinzioni e da un'ideologia decisa, hanno formato una società con un modo di vita unico. I loro figli, nati all'interno di una struttura sociale esistente, hanno lavorato duramente per consolidare le basi economiche, sociali e amministrative della loro comunità. La generazione attuale, cresciuta in una società ben stabile, è alle prese con le sfide della vita contemporanea. Oggi, gran parte della discussione si incentra tanto sulla natura futura delle relazioni e delle reciproche responsabilità tra l'individuo e la comunità kibbutzistica, quanto sulle diramazioni per la società dei recenti sviluppi nella tecnologia e nelle comunicazioni. Alcuni temono che nell'adattarsi alle circostanze in cambiamento, il kibbutz si stia pericolosamente allontanando dai suoi principi e valori originali; altri ritengono che questa abilità al compromesso e all'adattamento sia la chiave della sua sopravvivenza.

 

 

 

COMUNITA DI MINORANZA

Oltre un milione di persone, costituenti il 19 per cento della popolazione d'Israele, sono non Ebrei. Sebbene definiti collettivamente come cittadini arabi d'Israele, essi comprendono un certo numero di differenti gruppi, prevalentemente di lingua araba, ciascuno con caratteristiche distinte.

Gli Arabi musulmani, che ammontano a circa 815.000, la maggior parte dei quali Sunniti, costituiscono il 76 per cento della popolazione non ebraica. Risiedono principalmente in piccole città e villaggi, oltre la metà di essi al nord del paese.

 

 

Gli Arabi beduini, costituiscono approssimativamente il 10 per cento della popolazione musulmana, appartengono a circa 30 tribù, molte delle quali sparse su una vasta area al sud. Precedentemente pastori nomadi, i Beduini si trovano oggi in una fase di transizione da un contesto sociale tribale a una società stabilmente insediata e stanno gradualmente inserendosi nella forza lavorativa d'Israele.

 

Gli Arabi cristiani, che costituiscono il secondo più grande gruppo di minoranza d'Israele con circa 160.000 persone, vivono principalmente in aree urbane, fra cui Nazareth, Shfar'am e Haifa. Sebbene vi siano fra essi rappresentanti di molte denominazioni, la maggioranza è affiliata alle Chiese Greca Cattolica (42 per cento), Greca Ortodossa (32 per cento) e Cattolica Romana (16 per cento).

I Drusi, circa 95.000 e di lingua araba, vivono in 22 villaggi al nord d'Israele e costituiscono una comunità culturale, sociale e religiosa separata. Mentre la religione drusa non è accessibile agli estranei, un aspetto conosciuto della sua filosofia è il concetto di taqiya, che chiama alla completa fedeltà dei suoi aderenti al governo del paese nel quale essi risiedono.

I Circassi, che ammontano a circa 3.000 persone concentrate in due villaggi al nord, sono musulmani sunniti, sebbene essi non condividano né l'origine araba né il retroterra culturale della comunità islamica più ampia. Pur mantenendo un'identità etnica distinta, essi partecipano agli affari economici e nazionali d'Israele senza assimilarsi né alla società ebraica né alla comunità musulmana nel suo insieme.

LA VITA DELLA COMUNITA ARABA

Le migrazioni arabe dentro e fuori il paese hanno fluttuato a seconda delle condizioni economiche del momento. Nel tardo diciannovesimo secolo, quando l'immigrazione ebraica aveva stimolato la crescita economica, molti. arabi furono attirati nell'arca dalle opportunità d'impiego, dagli stipendi più alti e da migliori condizioni di vita.

La maggior parte della popolazione degli arabi d'Israele vive in cittadine e villaggi auto-delimitati in quattro aree principali: la Galilea, in cui si trova la città di Nazareth, l'area centrale tra Hadera e Petah Tikva, e il Negev; gli altri risiedono in centri urbani misti come Gerusalemme, Acco, Haifa, Lod, Ramla e Giaffa.

La comunità araba d'Israele fa per lo più parte del settore operaio della forza lavoro, in una società composta prevalentemente di classe media, un gruppo politicamente periferico in uno stato altamente centralizzato e una minoranza di lingua araba accanto a una maggioranza di lingua ebraica. Essenzialmente non assimilata, la comunità riesce a mantenersi separata attraverso l'uso dell'arabo, che è la seconda lingua ufficiale d'Israele, per mezzo di un sistema scolastico arabo-druso separato, di mezzi di comunicazione, letteratura e teatro arabi e grazie al mantenimento di tribunali denominazionali arabi, drusi e cristiani indipendenti che emettono sentenze in cause legate allo stato personale. Mentre costumi del passato sono ancora parte della vita quotidiana, un graduale indebolimento dell'autorità tribale e patriarcale, gli effetti dell'istruzione obbligatoria e la partecipazione al processo democratico d'Israele stanno rapidamente influenzando le vedute e gli stili di vita tradizionali. In concomitanza, la condizione delle donne arabe israeliane è stata significativamente liberalizzata dalla legislazione che stabilisce uguali diritti per le donne e proibisce la poligamia e il matrimonio di bambini.

Il coinvolgimento politico del settore arabo si manifesta nelle elezioni nazionali e municipali. 1 cittadini arabi partecipano agli affari politici e amministrativi delle proprie municipalità e curano gli interessi arabi tramite i rappresentanti da loro eletti alla Knesset (parlamento d'Israele), i quali operano nell'arena politica per promuovere la condizione dei gruppi minoritari e perché questi ricevano la loro parte di benefici della nazione.

Sin dalla fondazione d'Israele (1948), i cittadini arabi sono stati esentati dal servizio obbligatorio nelle Forze di Difesa d'Israele (IDF) tenendo conto tanto delle loro affiliazioni familiari, religiose e culturali con il mondo arabo (con il quale Israele ha una lunga disputa), quanto l'eventualità di trovarsi di fronte al dilemma della doppia fedeltà. Allo stesso tempo viene incoraggiato il servizio militare volontario, ed alcuni ogni anno optano per questa possibilità. Dal 1957, su richiesta dei capi della loro comunità, il servizio IDF è ingiuntivo per gli uomini drusi e circassi, mentre il numero di beduini che abbracciano la carriera militare aumenta costantemente.

 

DINAMICHE ARABO-EBRAICHE

I cittadini arabi d'Israele, che costituiscono un settimo della popolazione dei paese e un settimo del popolo palestinese, vivono ai margini dei due mondi in conflitto, quello degli Ebrei e dei Palestinesi. Comunque, pur restando un segmento del popolo palestinese in quanto a cultura e identità e pur discutendo l'identificazione d'Israele quale stato ebraico, essi vedono il loro futuro legato ad Israele. Nel processo, essi hanno adottato l'ebraico come seconda lingua e la cultura israeliana come uno strato ulteriore nelle loro vite. Allo stesso tempo, essi lottano per ottenere un livello più alto di partecipazione alla vita nazionale, una maggiore integrazione nell'economia e maggiori mezzi per le loro cittadine e villaggi.

Lo sviluppo delle interrelazioni tra Arabi ed Ebrei d'Israele è stato ostacolato dalle differenze profondamente radicate nella religione, nei valori e nelle convinzioni politiche. Ad ogni modo, sebbene coesistenti come due comunità auto-isolate, nel corso degli anni essi sono arrivati ad accettarsi l'un l'altro, riconoscendo l'unicità e le aspirazioni di ciascuna comunità e partecipando al crescente numero di sforzi congiunti.

 

Box 1: PLURALISMO E SEGREGAZIONE

Essendo una società multi-etnica, multi-culturale, multi-religiosa e multi-linguistica, Israele ha un alto livello di modelli di separazione informale. Sebbene i gruppi non siano separati da alcuna politica ufficiale, alcuni differenti settori all'interno della società sono in una qualche forma segregati e mantengono una loro forte identità culturale, religiosa, ideologica c/o etnica.

Comunque, nonostante un livello abbastanza alto di spaccatura sociale, alcune disparità economiche e una vita politica spesso surriscaldata, la società è relativamente equilibrata e stabile. Il moderato livello di conflitto sociale tra i differenti gruppi, a dispetto di un potenziale intrinseco di irrequietezza sociale, può essere attribuito al sistema giudiziario e politico dei paese, rappresentanti di una stretta uguaglianza sia in campo legale che civile.

Pertanto, Israele non è una società sconvolta, ma piuttosto una sorta di mosaico formato da diversi gruppi della popolazione coesistenti nell'an-lbito di uno stato democratico.

 

LIBERTA RELIGIOSA

La Dichiarazione della Fondazione dello Stato di Israele (1948) assicura libertà di religione per tutti. Ogni comunità religiosa è libera, per legge e nella pratica, di esercitare la propria fede, di osservare le proprie festività e il giorno di riposo settimanale, e di amministrare i propri affari interni. Ciascuno ha i suoi propri consigli e tribunali religiosi, riconosciuti dalla legge e con giurisdizione su questioni personali quali il matrimonio e il divorzio. Ciascuno ha i propri luoghi esclusivi di culto, con rituali tradizionali e caratteristiche architettoniche speciali sviluppate nei secoli.

Sinagoga: il culto ebraico ortodosso tradizionale richiede un minyan (quorum di dieci adulti maschi). Le preghiere hanno luogo tre volte al giorno. Gli uomini e le donne sono seduti separatamente e i capi sono coperti. I servizi possono essere condotti da un rabbino, da un cantore o da una persona del pubblico. Il rabbino non è un prete o un intermediario di Dio, ma un maestro. il punto locale nella sinagoga è l'Arca Sacra, posta frontalmente rispetto al Monte del Tempio di Gerusalemme e contenente i rotoli della Torà (Pentateuco). Nel corso dell'anno viene letta ciclicamente una sezione settimanale stabilita. I servizi sono particolarmente festivi nello Shabbat (Sabato, il giorno di riposo ebraico) e nelle feste.

Moschea: le preghiere musulmane hanno luogo cinque volte al giorno. Uomini e donne pregano separatamente. Vengono tolte le scarpe ed è possibile procedere a un'abluzione rituale. I musulmani pregano ponendosi di fronte alla Mecca in Arabia Saudita, la direzione della quale è indicata da una míhrab (nicchia) nel muro della moschea. I servizi sono condotti da un imam, un conduttore di preghiere musulmano. Il Venerdì, il tradizionale giorno di riposo musulmano, viene di solito predicato un sermone pubblico.

Chiesa: la forma e la frequenza dei servizi cristiani variano a seconda della denominazione, ma tutti osservano la Domenica, il giorno di riposo, con rituali speciali. I servizi sono condotti da un prete o da un pastore. Uomini e donne pregano insieme. Gli uomini di solito si scoprono il capo, le donne possono coprirlo. I servizi sono spesso accompagnai da musica e canti corali. Tradizionalmente, le chiese sono a forma di croce.16.jpg (11508 byte)

Luoghi Santi:

Ogni luogo e santuario è amministrato dalla propria relativa autorità religiosa e la libertà di accesso e culto sono assicurati per legge.

Ebraici: il Kotel, il Muro Occidentale ("del Pianto"), ultimo residuo del muro di sostegno del Secondo Tempio, e il Monte del Tempio, a Gerusalemme; la Tomba di Rachele, la Tomba dei Patriarchi nella Grotta di Machpelà, a Hebron; le tombe di Maimonide (Rambani) a Tiberiade, di Rabbi Shimon Bar Yochai a Meron e molti altri.

Islamici: il complesso edilizio di Haram ash-Sharif sul Monte del Tempio, comprendente il Duomo della Roccia e la moschea di Al-Aksa, a Gerusalemme; la Tomba dei Patriarchi, a Hebron; la moschea di EI-Jazzar, ad Acco.

 

 

 

 

Cristiani: la Via Dolorosa, la Sala dell'Ultima Cena, la Chiesa del Santo Sepolcro e altri luoghi della passione e crocifissione di Gesù, a Gerusalemme; la Chiesa della Natività, a Betlemme; la Chiesa dell'Annunciazione, a Nazareth; il Monte delle Beatitudini, Tabga e Cafarnao, vicino al Mare di Galilea (Lago Kinneret).


 

Drusi: Nebi Shuíeb (la tomba di Ietro, suocero di Mosè), vicino i Corni di Hittin in Galilea.

Baha'i (una religione mondiale indipendente fondata in Persia alla metà del diciannovesimo secolo): il centro mondiale Baha'i, il Santuario del Bab, a Haifa; il Santuario di Baha'u'llah, profeta fondatore del credo Baha'i, vicino Acco.

 

 

Box 2:

I Caraiti, una setta ebraica che risale all'ottavo secolo, professano stretta aderenza alla Torà (i cinque Libri di Mosè) quale sola fonte di legge religiosa. Sebbene siano considerati una fazione dell'Ebraismo e non una comunità separata, i Caraiti mantengono i propri tribunali religiosi e tendono a sposarsi tra loro. Circa 15.000 vivono oggi in Israele, principalmente a Ramla, Ashdod e Be'er Sheva.

I Samaritani si considerano come i veri Ebrei, fedeli solo alla Torà e la sua continuazione immediata, il Libro di Giosuè. Il Monte di Gherizim in Samaria è il loro sito santo, dove essi credono che Abramo tentò di sacrificare Isacco e dove Salomone costruì il Primo Tempio. Asserendo la propria discendenza dalle 10 tribù israelite perdute, i circa 600 membri rimanenti dell'antico popolo samaritano vivono oggi in due località; circa la metà nel villaggio di Kiryat Luza vicino alla vetta de "il monte", e l'altra metà, che sono cittadini israeliani, vivono nel loro mini-quartiere a Holon vicino Tel Aviv. Essi parlano arabo nella vita di tutti i giorni e usano una forma arcaica di ebraico nella loro liturgia. Per quanto se ne sappia, non ci sono Samaritani in nessun'altra parte del mondo.

Associazione di Amicizia Marche Israele - Pagina attiva dal 1995 - E mail: aami@eclettico.org
Ultimo aggiornamento: 16/01/10