Nel suo libro del 1925 Elements of Physical Biology (Elementi di biologia fisica) Lotka descriveva uno scarabeo a orologeria che mostrava un comportamento in apparenza finalizzato: percepiva quando stava per cadere dal tavolo e adottava un’azione evasiva. Si basava su un meccanismo molto semplice: lo scarabeo era azionato da un paio di ruote e in piú aveva una ruota libera di muoversi, fissata ad angolo retto proprio di fronte alle ruote motrici; dalla testa del coleottero protrudevano due antenne di metallo che toccavano terra, sollevando di poco la ruota libera affinché la macchina si potesse spostare in linea retta senza ostacoli; se lo scarabeo raggiungeva il bordo di una superficie, l’estremità dell’antenna cascava, abbassando la parte frontale del corpo in modo da far toccare il suolo alla ruota libera.
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Lotka interpretò questo semplice giocattolo come un agglomerato di tre tipi d’organo: un effettore (le ruote motrici), un regolatore (la ruota trasversale) e un recettore (le antenne). Il regolatore – spiegava – «costruisce» l’informazione fornita dall’antenna recettore e, basandosi su questa informazione, modifica la legge di movimento del giocattolo, impedendo allo scarabeo di cadere15. Lotka proponeva un chiaro esempio di un sistema dotato di un comportamento in apparenza finalizzato, diretto a uno scopo, sulla base di un semplice arco riflesso. Riflettendo astrattamente sui tipi di organi coinvolti – recettori, regolatori ed effettori, gli stessi tre elementi che Von Uexküll aveva identificato nei propri circoli funzionali – Lotka rivelò come quei concetti si potessero applicare a un ampio ventaglio di situazioni in cui gli animali rispondevano in un modo adattativo e in apparenza finalizzato.
Cobb, Matthew. Mente e cervello: Una storia filosofica e scientifica (Italian Edition) (p.207-208). EINAUDI. Edizione del Kindle.