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"...eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerá nuovamente al bene,che ritorneranno l'ordine, la pace, la serenitá"Annalies Marie Frank
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L'arrivo

Pensavo che arrivo all'aeroporto di Lod. Tel Aviv. come emigrante e non più come turista mi avrebbe emozionata tantissimo, invece e' stata una cosa assolutamente normale per me, come se fosse il compimento di una decisione antica.
Il padre della mia nonna materna, Chaimzill Perlmutter, era partito più di un secolo e mezzo fil dalla Polonia per aggiungere Sion I casi della vita non gli permisero di raggiungere la Terra Promessa, io ho portato a termine il suo viaggio. Una decisione antica quindi che doveva soltanto essere compiuta.
Il sionismo dei miei antenati morti in Europa, e' rinato con mio figlio Aharon o con me ed ora siamo qui, in Erez Israel, o cerchiamo di diventare bravi cittadini di questo Paese. Liberi e orgogliosi non più minoranza, a volte tollerata. La Aliah, la salita metaforica verso Sion, verso Gerusalemme e' una scelta difficile che molti prima di noi hanno fatto ed e' questa la mia grande emozione in questo Paese: vedere tanti ebrei, tutti insieme, buoni o cattivi, intelligenti e stupidi ma tutti liberi e senza paura, tutti la testa alta a guardare il mondo negli occhi quasi a dire "si, siamo ebrei, siamo israeliani. Qualcosa in contrario?"
In questo paese tutto e' facile o tutto e' difficile.
Documenti che in Italia avrebbero richiesto mesi di attesa e tanti soldi in carte da bollo, qui li fanno in pochi minuti e gratis. Ho avuto decine di documenti, tutti con l'autocertificazione, che qui funziona egregiamente.
L'unica cosa in cui sono molto severi e' la dichiarazione di ebraismo perché sono arrivati centinaia di migliaia di russi molti dei quali, si e' scoperto, con mamme ebree finte, quindi non ebrei. Questi ora sono qui cittadini di questo paese con pieni diritti e stanno creando problemi perché hanno dato un forte input alla delinquenza.
Un altro problema che hanno creato i russi e' l'esame obbligatorio per cambiare la patente straniera con quella israeliana. Prima era una cosa automatica, poi si sono accorti che gli incidenti aumentavano pericolosamente e, da un'inchiesta, e' risultato che i russi immigrati avevano quasi tutti patenti acquistate prima dell'Aliah, in Russia o negli altri paesi dell'Est Europeo per alcune centinaia di rubli, poi venivano qua, non sapevano guidare, chiedevano la patente israeliana, compravano la macchina e incominciavano ad ammazzare la gente.
Chi arriva in Israele come Ole' Hadash, o "emigrante" per usare un'espressione meno bella ma più comprensibile in Italia, viene ospitato nei centri di assorbimento e di accoglienza in cui studierà, vivrà' gratuitamente per un anno e riceverà dallo Stato un assegno di aiuto di alcune centinaia di shokolim.
Si riceve subito la carta d'identità e dopo tre mesi il passaporto provvisorio, chi vuol cambiare nome può farlo e l'operazione richiede pochi minuti al Ministero degli Interni. Ti chiedono "che nome vuoi?" glielo dici, scrivono sul computer e dall'altra parte esce il tuo documento con il nome nuovo, ti augurano una buona giornata e te ne vai con il tuo nuovo nome e hai tua nuova vita in tasca e senza pagare una lira, senza petizioni o altro.
Forse e' questa la cosa che sconvolge di più chi proviene dall'Italia, abituato ad andare negli uffici con buste piene di marche da bollo, di nulla osta, di certificati vari e con il presentimento che, comunque, qualcosa mancherà e bisognerà ritornare e fare altre file e sborsare altri soldi.
Qui non succede nulla del genere, qui si va davanti all'impiegato, si consegna la carta di identità, si dice ciò che si vuole avere e ... detto-fatto. Nessun impiegato deve andare dal capufficio, qui ognuno e' responsabile del lavoro che fa. Nessuno ti dice di ritornare dopo una settimana perché il documento richiesto deve essere firmato dal piu' alto in grado, qui chi parla con te e' abilitato a firmare. Ti chiamano per nome e tu parli con Yolam o con Rut, non con il dott. o il rag. tal dei tali . Ti offrono caffè o the o un bel bicchiere di acqua gelata con le foglie di menta, qui si chiamano "nana".
Tutto e' alla pari tu non sei l'idiota che l'impiegato ha il diritto di trattare come tale. Sei un cittadino e sei trattato con rispetto. Nessuno ti chiede soldi in marche da bollo. E' stupendo.
Questa e' la sensazione piu' simpatica che si ha negli uffici pubblici di Israele: sai che lo Stato non ti frega. Lo Stato ti da e ti chiede di diventare un bravo cittadino. Questo e' tutto. E per un italiano e' stupendo Non paghi balzelli per avere il passaporto, non li ripaghi ogni anno che passa. Non paghi balzelli per la patente, paghi pochi scekel quando la ritiri o poi basta. Non vorrei si pensasse che questo sia il paese del bengodi tutt'altro. E un paese dove si fatica, dove tutto ciò che si vuole ottenere bisogna guadagnarselo spesso duramente, anche qui c'è delinquenza e probabilmente corruzione, anche qui, Ci sarà chi mangia alle spalle degli altri.... ma di meno. Israele e' un paese giovane con tanti problemi di sicurezza, quindi le porcherie della vecchia, decrepita Europa non sono ancora arrivate.
Con il processo di normalizzazione da tanti auspicato, forse, arriveranno anche qui, spero tardi perché per il momento vivo ancora sulla mia nuvoletta guardo, facendo gli inevitabili confronti, e me la godo. Israele e' un buon paese por viverci, e' un paese dove si respira speranza. Speranza di pace e speranza di serenità.
Lassù, nella striscia di sicurezza, al confine col Libano, i nostri ragazzi continuano a morire per questa assurda guerra con gli Hezbollah iraniani ma c'è la speranza e quando guardo i bellissimi e fieri bambini di Israele e li vedo giocare e saltare e fare casino come nessun bambino ebreo poteva fare in Europa fino a 50 anni fa, ancora mi commuovono e mi auguro che nessuno di loro debba più andare a morire, vestito da Soldato, per la pazzia e l'odio di qualche maledetto dittatore.
Tel Aviv, 28 Ottobre 1995

 

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Ultimo aggiornamento: 16/01/10