C'e' chi dice che, dopo
l'assassinio di Rabin per mano di un ebreo, Israele abbia perso la sua innocenza la sua
leggenda di nazione di fratelli uniti in un unico ideale.
Sabato scorso, alla fine della bellissima manifestazione in piazza Re di Israele a Tel
Aviv, quando tutti avevano finito di cantare "SHlR HA SHALOM" (LA CANZONE DELLA
PACE) insieme a Rabin e a Shimon Peres e mentre le bandiere bianco-azzurre con la Stella
di Davide si confondevano con le bandiere con la parola "Shalom" e la luce delle
candele e la folla applaudiva, un giovane israeliano, approfittando della fiducia con cui
in Israele, i rappresentanti del governo stanno in mezzo alla gente, in un rapporto
personale molto stretto e confidenziale, si e' avvicinato e ha colpito al cuore Itzhac
Rabin, primo ministro di Israele. L'assassino ha tolto di mezzo chi, nella sua mente
bacata, stava svendendo Israele, e noi tutti abbiamo perso non solo un grande leader, un
eroe della guerra dei sei giorni e della liberazione di Gerusalemme, ma il simbolo stesso
di Israele e del suo ideale di liberta' e di pace.. Rabin era un "sabra", un
ebreo nato in Israele, rude e dolce al tempo stesso, un sabra vissuto per difendere il suo
paese e morto per dargli pace e sicurezza.
I giornali stranieri hanno parlato di complotto e di guerra civile, in realtà questa
grande tragedia ha unito ancora di più il popolo. Non hanno vinto le pistole del Far
West, come ha scritto Igor Man, non ha vinto l'odio dell'assassino e dei suoi fanatici
compagni, ha vinto l'ideale per il cui raggiungimento il Primo Ministro di Israele,
insieme a Shimon Peres, lavorava da anni. Hanno vinto le parole della "Canzone della
Pace" che Rabin, con il suo vocione di fumatore incallito, aveva cantato prima di
morire.
Al funerale la sua nipotina, con il viso lentigginoso bagnato di lacrime, ha detto
:"non parlerò della pace ma di mio nonno" e queste parole, quasi di ribellione
mi hanno fatto pensare che nella pace, come nella guerra, Israele e' solo. In nessun paese
del Medio Oriente il popolo parla di pace, in nessun paese del Medio Oriente si fanno
cortei e manifestazioni per essa. In Israele non si parla d'altro da anni, chi con
speranza, chi con timore, chi con rabbia, chi con terrore e in cambio abbiamo avuto
autobus che saltavano e giovani che morivano e paura, tanta paura. Aveva ragione la
nipotina di Rabin a non voler parlare di pace al funerale del nonno, forse e' ora che
altri lo facciano Forse sarebbe ora che cortei e manifestazioni per la pace si facessero a
Gaza, ad Amman, al Cairo. Perché solo in Israele?
Forse sarebbe ora che i popoli arabi seguissero l'esempio del Re di Giordania, il
"piccolo" Re, come viene chiamato affettuosamente in Israele, dove tutti lo
amano e dove lui viene spesso in incognito e che l'idea della pace entrasse nei cuori
della gente araba non solo a livello di governi. Gli arabi israeliani .sentono, come tutti
gli abitanti di Israele, il bisogno irrefrenabile di pace e serenità in questo paese
troppo spesso sconvolto dalla guerra e dal terrorismo. Qui non se ne può più della
guerra e nessuno vuole più avere la paura di saltare in aria prendendo l'autobus per
andare a casa.
Clinton, nel suo bel discorso davanti alla bara del suo amico, coperta dalla bandiera di
Israele, ha fatto notare che il Kaddish, la preghiera ebraica per i defunti, non parla mai
di morte ma solo di pace. E' questa la cultura ebraica, una cultura di tolleranza che mai
si è ribellata alle persecuzioni ed e' per questo motivo che la mamma di Yigal Amir non
può più riconoscere nella persona che ha ucciso, scegliendo quindi la violenza e l'odio
e tradendo l'ebraismo, il proprio figlio.
Dopo la tragedia ho visto la gente piangere per le strade, all'Università di Tel Aviv gli
studenti, tutti in piedi, hanno cantato piangendo l'inno nazionale di Israele, Hatikva',
la Speranza, e la canzone della pace.
Quando le sirene hanno suonato per due minuti e tutto il paese si e' fermato come nel
giorno che ricorda la Shoa', e tutti, in piedi, singhiozzando. hanno salutato il loro
Rabin allora ho capito che Israele non e' cambiato.
Ho capito che Israele e' ancora il paese dove ci si sente fratelli, dove arrivano ogni
mese migliaia di ebrei da tutto il mondo per sentirsi "a casa", dove si crede
nella libertà e nella pace. Tutto questo l'ebreo Amir lo aveva dimenticato e non aveva
previsto che dal suo odio e dal suo folle gesto sarebbero nate una più forte unita' e una
rinnovata speranza.
Tutti insieme domenica, alla manifestazione in onore di Rabin, canteremo per questo e la
Hatikva',(la Speranza), alle cui note gli ebrei in ogni parte del mondo si commuovono fino
alle lacrime, ci farà sentire la pace più vicina.
Rabin, che ha dedicato la vita a Israele, non deve essere morto invano e il Popolo di
Israele, stretto a lui e alla sua famiglia in un abbraccio pieno di dolore, dovra'
camminare verso la pace senza di lui, onorando la sua memoria
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