Ma, cosa più importante, anche se i talenti ereditati possono portare al successo socioeconomico, ciò non significa che questo successo sia moralmente meritato. II darwinismo sociale si fonda sul presupposto di Spencer per cui è possibile guardare all'evoluzione per scoprire che cosa è giusto; ciò che è «buono» è riducibile a ciò che «ha evoluzionisticamente successo». Siamo di fronte, qui, a un caso esemplare e famigerato di «fallacia naturalistica»: la convinzione che quanto accade in natura sia buono. (Spencer confondeva inoltre il successo sociale, caratterizzato da ricchezza, potere e prestigio, con il successo evoluzionistico, cioè il numero di discendenti vitali.) Di fallacia naturalistica parlò per primo il filosofo morale G.E. Moore nel 1903 nei suoi Principia ethica, il libro che colpì a morte l'etica di Spencer. Moore applicò la «ghigliottina di Hume», l'argomento per cui, per quanto sia convincentemente dimostrato che qualcosa è vero, non ne segue mai logicamente che debba essere vero, e osservò che è sensato domandarsi: «Questa condotta ha più successo dal punto di vista evoluzionistico, ma è buona?». Il fatto stesso che la domanda sia sensata dimostra che successo evoluzionistico e bontà non coincidono.
PINKER S. Tabula rasa. Mondadori, 2005. p 188