volontà – etica - identità

E poiché il volere crea il carattere dell'io, abbiamo potuto allora interpretarlo come principium individuationis, la fonte dell'identità specifica della persona. Tuttavia, è proprio quest'individuazione prodotta dalla Volontà a porre una nuova grave difficoltà all'idea di libertà. L'individuo, plasmato dalla volontà e consapevole che potrebbe essere diverso da quello che è (a differenza dell'apparenza corporea, dei talenti o dello attitudini, il carattere non è dato all'io con la nascita), tende sempre ad asserire un «me stesso» contro un indeterminato «essi», tutti gli altri che io, in quanto individuo, non sono.

Hanna Arendt - La vita della mente, 522 - 23

volare

Per millenni l'uomo ha sognato di volare, ma ha provato soltanto l'esperienza di cadere. In seguito abbiamo scoperto buone teorie sul volo e poi abbiamo volato, proprio in quest'ordine.

Deutsch D. L' inizio dell'infinito. Spiegazioni che trasformano il mondo. Einaudi; 2013
Formato Kindle - ASIN: B00F01V9B8; posizione: 129

verità

Una delle cose che impariamo, ovviamente, è che la verità assomiglia meno al denaro e più all'amore: è oggettiva nella sua esistenza, soggettiva per il suo apprezzamento e può esistere in più di una forma. Ma può anche essere pericolosa, difficile da trovare, frustrante da vivere.
La questione "Che cos'è la verità?" non è destinata a dissolversi. I misteri non sono troppo diversi. Ed è bene che sia così. Le questioni difficili ci ricordano che non dobbiamo prenderci troppo sul serio. Siamo creature, storielle, prodotti di una cultura, e le nostre conclusioni, dopotutto, sono solo le nostre conclusioni. Abbiamo spesso la tendenza a comportarci da folli, a puntare a obiettivi sbagliati persine alla luce dei nostri intelletti. Il segreto consiste nell'apprezzare tutto questo - che, come ho mostrato, è parte integrante dell'apprezzare la possibilità della verità oggettiva - senza cadere nel cinismo. Se non possiamo evitare di essere folli, cerchiamo almeno di essere dei folli capaci di speranza

Michael P Lynch. La verità e i suoi nemici. Raffello Cortina; 2007: 258.

umiltà intellettuale

Ammettiamolo: tutti noi giriamo per il mondo con convinzioni e opinioni su come investire i nostri soldi nel modo migliore, il partito giusto da votare, il modo corretto di crescere i figli, il telefono migliore e la dieta ottimale. E come menzionato nel capitolo 6, spesso il nostro alto livello di fiducia è ingiustificato (ricordate l’effetto Dunning-Kruger e l’illusione della profondità esplicativa?). Coloro che hanno un alto livello di umiltà intellettuale (e chi tra noi non vorrebbe pensare di avere un alto grado di umiltà intellettuale?) attraversano il mondo forse con le stesse convinzioni di base, ma con meno convinzione e più apertura a cambiarle. Con questo in mente, possiamo vedere come l’umiltà intellettuale descriva una mentalità generale o una caratteristica della personalità che si manifesta in molti aspetti della vita e in molti giudizi e decisioni.

Ariely, Dan. False credenze: Cosa spinge persone razionali a credere a storie completamente irrazionali (pp.280-281). ROI Edizioni. Edizione del Kindle. 

A questo punto, probabilmente state pensando che, poiché avete un alto livello di umiltà intellettuale, siete immuni alle false credenze. Non è così. (In realtà, rifletterebbe maggiore umiltà intellettuale accettare che siamo tutti vulnerabili alle credenze errate.) A rischio di ripetermi, voglio sottolineare che, come nel caso di molti altri tratti di personalità che abbiamo esaminato, sebbene le correlazioni tra bassa umiltà intellettuale e credenze errate siano robuste, sono anche di piccole-medie dimensioni. Ciò suggerisce che la bassa umiltà intellettuale è un importante elemento costituente della suscettibilità al pensiero cospiratorio, ma certamente non rappresenta l’intera immagine. Anche se qualcuno ha una bassa umiltà intellettuale, è troppo presto per concludere che diventerà inevitabilmente un fautore di teorie cospiratorie.

Ariely, Dan. False credenze: Cosa spinge persone razionali a credere a storie completamente irrazionali (pp.284-285). ROI Edizioni. Edizione del Kindle. 

tre corpi

Nel 1900 Jules Henri Poincaré, matematico e fisico francese, guastò la festa dando un grande contributo a ciò che da allora è conosciuto come il problema dei tre corpi o problema degli n-corpi, che aveva appassionato i matematici fin dai tempi di Newton. Le leggi di Newton applicate al moto dei pianeti erano in tutto e per tutto deterministiche: questo implicava che conoscendo la posizione iniziale e la velocità dei pianeti, sarebbe stato possibile determinarne in modo accurato posizione e velocità future (così come quelle passate, se è per questo). Il problema era che le misure iniziali, in qualunque modo venissero prese, non avevano una precisione assoluta e contenevano sempre un piccolo grado di errore; ciò non costituiva una vera preoccupazione, perché si pensava che quanto più piccola fosse stata l'imprecisione della misura iniziale, tanto più piccola sarebbe stata quella della risposta prevista.
Poincaré scoprì che mentre i sistemi astronomici semplici seguono la regola per cui riducendo l'imprecisione iniziale si riduce sempre l'imprecisione della previsione finale, lo stesso non valeva per i sistemi astronomici costituiti da tre o più corpi orbitanti e interagenti. Au contraire! Egli scoprì che differenze anche minime nelle misurazioni iniziali nel tempo aumentavano e in modo piuttosto rapido, dando origine a risultati assai diversi da quanto ci si sarebbe aspettati basandosi sui calcoli matematici. Egli concluse che l'unico modo per ottenere previsioni accurate per sistemi complessi di tre o più corpi astronomici fosse quello di disporre di misure assolutamente precise relative alle condizioni iniziali, cosa però impossibile anche in linea teorica: qualsiasi minima deviazione da una misurazione assolutamente precisa, nel tempo, produrrebbe una previsione deterministica poco meno indeterminata di una fatta in modo casuale. In questi sistemi, oggi noti come sistemi caotici, l'estrema sensibilità alle condizioni iniziali viene chiamata instabilità dinamica o caos, e le previsioni matematiche a lungo termine non sono più accurate di quelle prodotte da una casualità totale. Il problema di un sistema caotico, quindi, è che anche in linea teorica è impossibile fare previsioni precise a lungo termine utilizzando le leggi della fisica.

Gazzanica M. Chi comanda? Scienza, mente e libero. Codice Edizioni; 2014
Formato Kindle - ASIN: B00HW6L12Q; posizione: 2198

tratti comuni alle lingue

Una lingua che non presentasse i tratti comuni a tutti gli idiomi parlati oggigiorno avrebbe un aspetto del tutto diverso da quello a cui siamo abituati. Fino a che punto può variare, senza per questo cessare di essere una lingua? Nel paragrafo sui denominatori comuni a tutte le lingue abbiamo preso in esame la lista di Hockett e abbiamo constatato che solo i punti 6, 10 e 12 sono veri universali linguistici:

6. La lingua è una comunicazione intenzionale.

10. La lingua può parlare di cose non presenti qui e ora.

12. La lingua può mentire.

Più oltre, nello stesso paragrafo, abbiamo stilato una nuova lista di caratteristiche comuni a tutte le lingue:

Tutte le lingue sono dotate di unità che in qualche modo si possono definire ‘parole’.

Tutte le lingue distinguono tra sostantivo e verbo.

Tutte le lingue hanno interiezioni (ah, bah, boh, ahia, uffa), che si collocano un po’ ai margini della grammatica vera e propria.

Tutte le lingue ordinano i loro elementi costitutivi in base a una gerarchia.

Tutte le lingue compongono i loro elementi costitutivi in una sorta di struttura.

Tutte le lingue sono sistemi aperti: il parlante è libero di coniare parole nuove.

Tutte le lingue sono sistemi flessibili: il parlante ha una certa libertà nel modo di espressione.

Tutte le lingue hanno regole grammaticali valide per gruppi di parole, non per le parole singole.

Tutte le lingue possono esprimere un numero illimitato di concetti, talché ogni idea umana è esprimibile a parole in qualunque lingua.

Quali elementi di queste due liste si possono espungere? Di quanti di essi può fare a meno una lingua, prima che la si debba spogliare della qualifica stessa di lingua?

Johansson, Sverker. L'alba del linguaggio (Italian Edition) (posizioni nel Kindle 4681-4695). Ponte alle Grazie. Edizione del Kindle. 

 

A questo punto raduniamo i frammenti rimasti e vediamo, dopo avere eliminato tutto ciò che è superfluo, quanta parte della lingua è rimasta: l’intenzionalità, le parole e l’ampliabilità. Tutto qui.

Johansson, Sverker. L'alba del linguaggio (Italian Edition) (posizioni nel Kindle 4723-4725). Ponte alle Grazie. Edizione del Kindle. 

tragedia dei beni comuni

Il principio "un uomo - un voto" assieme alla "libertà d'accesso" nell'apparato statale (cioè la democrazia) implica che ogni individuo e la sua proprietà personale siano messi alla portata di tutti gli altri e che quest'ultima subisca un saccheggio. 
Si verifica una "tragedia dei beni comuni". 
Ci si può attendere che le maggioranze di have-nots tentino senza tregua di arricchirsi a spese delle minoranze di haves. 
Ciò non significa che ci sarà solo una classe di haves e una sola categoria di have-nots, e che la redistribuzione si farà esclusivamente dai ricchi verso i poveri. Al contrario, mentre la redistribuzione dai ricchi ai poveri giocherà sempre e in ogni luogo un ruolo fondamentale, sarebbe un errore sociologico supporre che essa sarà la sola e la predominante forma di redistribuzione.
Dopotutto, coloro che sono "permanentemente" ricchi e coloro che sono "permanentemente" poveri lo sono in genere per una buona ragione, I ricchi sono, di regola, intelligenti e industriosi, mentre i poveri sono generalmente sciocchi, pigri, o tutt'e due le cose insieme.
Non ci sono molte possibilità che gli imbecilli, anche se costituiscono la maggioranza, siano sistematicamente più furbi della minoranza degli individui brillanti ed energici e riescano ad arricchirsi a loro spese. Piuttosto, la maggior parte delia redistribuzione si farà in favore del gruppo dei "non-poveri", e succederà spesso che saranno i più ricchi che riusciranno a farsi sovvenzionare dai più poveri. Pensate solamente alla pratica quasi universale degli studi universitari sostanzialmente "gratuiti", grazie ai quali la classe operaia, i cui figli raramente frequentano l'università, è costretta a sovvenzionare la formazione dei figli della classe media.

Hoppe HH. Democrazia: il dio che ha fallito. Liberi Libri; 2005: 152.

traffico di pensieri

Nella comunicazione-codice il fulcro è il messaggio da inviare, mentre nella comunicazione-puzzle il fulcro è la procedura con cui l’ascoltatore lo ricostruisce. In ambedue i casi, al centro della scena c’è il messaggio, e l’atto di parlare consiste appunto nel trasmetterlo, ma Dor fa un passettino in più, superando la comunicazione-puzzle e spostando l’attenzione dal messaggio, per concentrarsi invece su ciò che la comunicazione desta nella mente dell’ascoltatore. Per Dor, l’obiettivo del parlante non è comunicare un certo messaggio, ma far sì che l’ascoltatore abbia un certo pensiero. Dor considera la lingua come una tecnologia sociale, uno strumento mirato alla trasmissione di pensieri. Come abbiamo appurato in precedenza, le scimmie sono capaci di fare pensieri piuttosto elaborati e il loro mondo concettuale è assai più ricco di ciò che i loro limitati mezzi espressivi permettono di comunicare. Perciò i pensieri di ogni scimmia restano nella sua testa, e tra lei e i suoi simili non si instaurerà mai quella sinergia che abbiamo invece noi, quando ragioniamo insieme e ci scambiamo idee. Per Dor, la principale differenza tra noi e gli altri primati è questa: il traffico di pensieri. E la lingua è una tecnologia che abbiamo costruito tutti insieme, per renderlo possibile.

Johansson, Sverker. L'alba del linguaggio (Italian Edition) (posizioni nel Kindle 4083-4092). Ponte alle Grazie. Edizione del Kindle. 

Tracce culturali

Tracce culturali palesemente diverse dai manufatti pratici compaiono gradualmente nei siti archeologici a partire da circa duecentomila anni fa, principalmente quelli dell’Homo sapiens in Africa, ma anche in quelli dell’uomo di Neanderthal in Europa. Il cerchio di stalattiti che ho descritto esiste davvero, ed è stato costruito dall’uomo di Neanderthal quasi esattamente 175.000 anni fa. Non sappiamo di preciso che scopo avesse, però è stato trovato a un centinaio di metri dall’uscita della grotta, cioè in un punto troppo interno per essere stato adibito ad abitazione. Sui frammenti di stalattite ci sono tracce di fuliggine. L’uso rituale di questa costruzione è un’ipotesi plausibile.

Le primissime tracce di cultura sono, al momento, rare e di difficile interpretazione, ma via via che si prendono in considerazione reperti meno antichi è sempre più chiaro che l’uomo dell’epoca non viveva di solo pane: poco per volta comincia a usare pigmenti per colorare gli oggetti, crea collane di conchiglie, intaglia statuette, incide motivi decorativi su pietre e ossi, fino ad arrivare alle magnifiche pitture rupestri che ancora oggi si possono ammirare in varie parti del mondo.

Johansson, Sverker. L'alba del linguaggio (Italian Edition) (posizioni nel Kindle 4608-4616). Ponte alle Grazie. Edizione del Kindle. 

Talenti ereditati e darwinismo sociale

Ma, cosa più importante, anche se i talenti ereditati possono portare al successo socioeconomico, ciò non significa che questo successo sia moralmente meritato. II darwinismo sociale si fonda sul presupposto di Spencer per cui è possibile guardare all'evoluzione per scoprire che cosa è giusto; ciò che è «buono» è riducibile a ciò che «ha evoluzionisticamente successo». Siamo di fronte, qui, a un caso esemplare e famigerato di «fallacia naturalistica»: la convinzione che quanto accade in natura sia buono. (Spencer confondeva inoltre il successo sociale, caratterizzato da ricchezza, potere e prestigio, con il successo evoluzionistico, cioè il numero di discendenti vitali.) Di fallacia naturalistica parlò per primo il filosofo morale G.E. Moore nel 1903 nei suoi Principia ethica, il libro che colpì a morte l'etica di Spencer. Moore applicò la «ghigliottina di Hume», l'argomento per cui, per quanto sia convincentemente dimostrato che qualcosa è vero, non ne segue mai logicamente che debba essere vero, e osservò che è sensato domandarsi: «Questa condotta ha più successo dal punto di vista evoluzionistico, ma è buona?». Il fatto stesso che la domanda sia sensata dimostra che successo evoluzionistico e bontà non coincidono.

PINKER S. Tabula rasa. Mondadori, 2005. p 188

Superman

Non fraintendetemi, la vita moderna è incredibile, e dovremmo sentirci privilegiati ogni giorno che viviamo in questi tempi. Tuttavia, dobbiamo anche riconoscere che l’ambiente moderno ha aumentato drasticamente la complessità delle decisioni che dobbiamo prendere quotidianamente. E questo, a volte, ci porta a prendere decisioni subottimali. Ora che siamo consapevoli del fatto che l’essere umano è incompatibile con il nostro ambiente moderno, cosa dovremmo fare? Come dovremmo procedere? Ecco dove l’analogia con Superman è utile. Nello stesso modo in cui non chiediamo alle persone di diventare resistenti al freddo e, invece, creiamo i maglioni e il riscaldamento, non dovremmo neanche aspettarci che le persone prendano sempre decisioni corrette di fronte a informazioni complesse. Nello stesso modo in cui abbiamo inventato il riscaldamento e i maglioni per compensare le nostre limitazioni fisiche, dovremmo inventare tecnologie in grado di contrastare i nostri limiti mentali. Certo, possiamo supporre che le persone siano perfettamente razionali e che ognuno prenderà sempre decisioni perfette, ma questa ipotesi ha tanto senso quanto sostenere che le persone siano fisicamente perfette e simili a Superman. Se riconosciamo le nostre limitazioni e le nostre irrazionalità, potremmo iniziare a costruire l’equivalente di aerei, biciclette, stampelle e cuscini per la nostra mente e raggiungere così un livello superiore di performance.

Ariely, Dan. False credenze: Cosa spinge persone razionali a credere a storie completamente irrazionali (p.376). ROI Edizioni. Edizione del Kindle. 

stato3

Da queste premesse si possono dedurre due centrali e correlate predizioni:

1) un governante privato tenderà ad avere un orizzonte temporale sistematicamente più lungo; ovvero, il suo grado di preferenza temporale sarà più basso, e conformemente la sua tendenza allo sfruttamento economico sarà inferiore a quella di un curatore statale;

2) soggetta ad un più alto grado di sfruttamento, la massa dei governati sarà comparativamente più orientata al presente sotto un sistema di governo pubblico che sotto un sistema di governo privato.

Hoppe HH. Democrazia il dio che ha fallito. Liberi Libri; 2005: 86

Stato2

Si è anche affermato che tutte queste considerazioni relative all'informazione imperfetta e al (presunto) fallimento del mercato aprono a loro volta la strada al ruolo dello Stato, sebbene questo ruolo non sia formalmente e sistematicamente modellato in modi che rendano chiaro quale alternativa, e a quali condizioni, potrebbe essere la migliore: i mercati in presenza di informazione imperfetta e asimmetrica oppure lo Stato, che deve affrontare a sua volta le stesse lacune informative. Lo Stato non può risolvere il problema solo perché ha accesso alle tasche dei contribuenti, senza sistematici confronti analitici/empirici noi non sappiamo se le soluzioni statali esistono e sono migliori delle soluzioni volontarie private e imperfette. 

Vernon L Smith. La razionalità nell'economia. IBL Libri; Torino: 178

Stato

Lo Stato è la grande illusione attraverso la quale tutti cercano di vivere alle spalle di tutti gli altri.

Frédéric Bastiat. La Legge. La Biblioteca di Libero. n. 6: 79

solo lavoratori

L'età moderna ha comportato anche una glorificazione del lavoro, e di fatto è sfociata in una glorificazione dell'intera società in una società di lavoro. La realizzazione del desiderio, però, come avviene nelle fiabe, giunge al momento in cui può essere solo una delusione. È una società di lavoratori quella che sta per liberata pastoie del lavoro, ed è una società che non conosce più quelle attività superiori e più significative in nome delle quali tale libertà meriterebbe di essere conquistata. 

ARENDT H. Vita activa. Bompiani, 2005. p. 4

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