Ramadan e Israele.
E' incominciato il mese
di ramadan e tutti in Israele speravamo che, almeno per questo mese di preghiere e digiuno
dei musulmani, saremmo stati in pace. Speravamo. Israele spera sempre, sono 52 anni che in
Israele si spera . E invece cosa succede? Succede che hamas, la piu' grande organizzazione
islamica, manda un messaggio a tutti i palestinesi " santificheremo meglio Dio se,
durante ramadan, massacreremo gli ebrei." Cosa si puo' dire davanti a tanta barbarie?
Cosa si puo' sperare di fronte a tanta fanatica intolleranza mescolata a un odio cosi'
feroce?
Cerchero', a questo punto, di fare un'analisi il piu' possibile fredda e distaccata.
Il mondo occidentale e democratico, per lo piu' culturalmente distante da tutto cio' che
si avvicina al fanatismo, pensa che questo tipo di messaggi provengano da ambienti
islamici arretrati, da persone di cultura medievale. Non esiste errore piu' grande, questi
messaggi provengono da persone laurate, vestite distintamente in giacca e cravatta
possibilmente italiane o inglesi, questi messaggi di odio e di morte arrivano da persone
che vivono si ad Amman o a Damasco ma che visitano Londra, New York, Roma, Parigi e che
hanno forti legami economici e culturali con il mondo occidentale.
Hanan Ashrawi, la portavoce di Arafat e membro importante del suo governo, non vive in uno
sperduto villaggio nel deserto dello Yemen ma a Washington ed e' quotidianamente in
contatto con personalita' americane ed europee. Eppure la Ashrawi ha commentato cosi' il
linciaggio dei soldati israeliani:" era logico che accadesse, ed e' stata un' azione
assolutamente giustificabile dei palestinesi."
Questo significa che a Hanan Ashrawi, donna colta, laica ed evoluta, non hanno fatto
nessuna impressione le immagini del linch di Ramallah, dei giovani palestinesi con le mani
intinte nel sangue di altri ragazzi maciullati, sbranati, ridotti in poltiglia dall'odio e
dal fanatismo.
Iil presidente iraniano Khatami anche lui molto distinto e signorile nel suo mantello nero
e turbante, bello e sorridente, osannato dall'Europa come luce di democrazia e tolleranza
, chiama ogni santo giorno alla distruzione di Israele.
Non dobbiamo quindi meravigliarci che dei religiosi fanatici in completo grigio e cravatta
italiana chiamino le folle al massacro degli ebrei.
Dobbiamo inorridire.
Il mondo islamico odia gli ebrei non soltanto a causa dell'esistenza di Israele, spina
democratica nel fianco di un'immensita' totalitaria e medievale, li odia perche' e' ancora
fedele alla sua antica alleanza con Hitler e il nazismo, li odia perche' e' ancora fedele
all'antisemitismo comunista dell'ex Unione Sovietica con cui l'Islam si e' alleato dopo la
caduta del nazismo. Il mondo arabo islamico o laico che sia odia gli ebrei in quanto ebrei
ed e' per questo che hamas chiama al massacro, che Hanan Ashrawi non si impressiona per il
linciaggio di due ragazzi, e' per questo che Khatami, luce di democrazia del "nuovo
Iran", invoca quotidianamente la distruzione di Israele.
Ma esiste anche un'altra realta': L'islam odia anche i cristiani. In molti paesi arabi e'
ancora vietato, pena la morte, costruire una chiesa, e' vietato per chi e' cristiano
pregare anche all'interno della sua casa. Il mondo cristiano e' molto tollerante con gli
arabi, li difende e li giustifica sempre e comunque e probabilmente non si rende conto del
pericolo. Il Cardinale Biffi ha messo in guardia:"attenzione, noi siamo aperti e
tolleranti ma non esiste reciprocita'". E' assolutamente vero, non esiste
reciprocita', inoltre l'Islam allunga le mani e dove arriva arriva.. Oggi e' Israele,
domani sara' qualcun altro e invece di accusare Biffi di razzismo e oscurantismo i
cristiani dovrebbero rileggere un po' la storia e dovrebbero fare piu' attenzione a quello
che succede nel mondo arabo-islamico. Fare attenzione non significa essere razzisti ma
intelligenti.
Inorridiamo per l'appello al massacro di hamas e ricordiamoci che, un domani, potrebbe
essere allargato anche ai non ebrei.
I bambini palestinesi...
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Zahal ha confermato che il risultato dell'inchiesta
sulla morte del bambino Mohamed Al Dura non e' imputabile agli israeliani ma ai poliziotti
palestinesi che erano appostati dietro e di fianco a lui e al padre.
Inoltre Hamas ha proposto di festeggiare il ramadan massacrando "tutti gli
ebrei". (Andate a leggervi il programma per il Ramadan che gli estremisti islamici
hanno in serbo su: www.repubblica.it/online/mondo/territoridieci/ramadan/ramadan.html) |
Ai Dirigenti RAI e UNO
MATTINA
Al signor Filippo Landi corrispondente RAI
Al signor Luca Giurato - Unomattina
(27/11/2000)
Il telegiornale 1 di
questa mattina, 27 novembre - ore 9, ha riportato un servizio di Filippo Landi da Israele.
Landi ha detto questa frase:" I coloni ebrei costretti a viaggiare nella Palestina
del nord...". La frase sarebbe stata piu' onesta, piu' veritiera, piu' giusta se
formulata in questo modo:" I cittadini israeliani costretti a viaggiare nei territori
dell'Autorita' palestinese..." Quelli che voi chiamate coloni sono cittadini
israeliani a tutti gli effetti e a pieno diritto e non"colonizzano" nessuno. La
Palestina, del nord o del sud , ancora non esiste. Abbiate la pazienza di aspettare.
Perche' ai giornalisti della RAI e' cosi' difficile essere veritieri?
Una domanda a Luca Giurato che stamane ha parlato di Milosevich come di un assassino che
deve essere consegnato alla giustizia. Giusto. Mi dica, signor Giurato, perche' Milosevich
viene considerato un assassino e Arafat un eroe?Ambedue dittatori, ambedue assassini,
ambedue rovina dei loro popoli, in piu' Arafat e' anche un terrorista (se li ricorda gli
attentati di Fiumicino, della sinagoga di Roma, dell'Achille Lauro? e parlo solo di alcuni
dei suoi attentati avvenuti in Italia). Mi illumini signor Giurato perche', sinceramente
non riesco a capire dove sta la differenza.
Edward Luttwak :
ARAFAT PENSA SOLO A SE
STESSO
"Per
comprendere il comportamento di Arafat, bisogna fare qualche passo indietro.
1) Negli anni
Settanta Arafat creò un mini-Stato palestinese all'interno della Giordania. L'allora re
Hussein gli concesse una larga autonomia in alcune zone di frontiera. Ma Arafat volle di
più, contando sulla forza della sua milizia Fatah. Dopo una serie di provocazioni, re
Hussein fece ricorso al suo piccolo, ma ben addestrato esercito. Sgominò Fatah, ne
massacrò i reparti, costrinse i superstiti all'esilio.
2) Negli anni
Ottanta Arafat strappò di nuovo un mini-Stato, questa volta nel sud Libano. Ottenne mano
libera nel combattere Israele, a patto che non coinvolgesse la popolazione locale. Ancora
una volta riteneva di possedere una forza militare: il suo 'Esercito di Liberazione della
Palestina' aveva carri armati e artiglieria, anche se non li sapeva utilizzare molto bene.
Ancora una volta violò le promesse. Impose la sua autorità sui libanesi. I quali
reagirono con determinazione. Formarono una loro milizia, che aiutò gli israeliani quando
questi ultimi, nel 1982, invasero il Libano. Ancora una volta Arafat perse ogni cosa. Il
suo esercito venne demolito. I superstiti dovettero cercare rifugio in Tunisia, Irak,
Yemen.
3) Negli anni
Novanta, dal suo esilio in terra tunisina, Arafat riuscì a ricostruire la sua
organizzazione con il supporto finanziario di Kuwait, Arabia Saudita e gli Emirati del
Golfo. Ma quando l'Irak invase il Kuwait, il 2 agosto 1990, non dimostrò alcuna
gratitudine. Si schierò con Saddam Hussein, convinto di una sua vittoria. Centinaia di
migliaia di palestinesi vennero espulsi dal Kuwait quando l'Irak venne sconfitto. Il Plo
perse gli aiuti finanziari degli Stati del Golfo.
4) Arriviamo ai
giorni nostri. Alcuni anni fa, in base all'accordo di Oslo, Arafat riottenne un suo
mini-Stato a Gaza e in parte del West Bank. Seguirono lunghi e pazienti negoziati
culminati nel summit di Camp David, durante il quale il premier israeliano Ehud Barak
rischiò la tenuta della sua coalizione offrendogli il 90 per cento del West Bank e parte
di Gerusalemme orientale. L'accordo sembrava vicino ad eccezione di un punto: gli 860
metri quadrati del Monte del Tempio a Gerusalemme. La soluzione più ovvia sarebbe stata
rinviare la questione. Ma ad Arafat non bastava il 90 per cento. Voleva il 91, più di
quanto Barak gli potesse dare senza essere rovesciato dal parlamento. I suoi consiglieri
se ne rendevano conto. Il summit saltò e Clinton ruppe tutte le regole della diplomazia
attribuendone pubblicamente il fallimento ad Arafat.
Quali le
conclusioni?
Una in primo
luogo: emerge un comportamento tipico. Arafat è disposto a giocarsi qualsiasi cosa abbia
già ottenuto - uno Stato palestinese a Gaza e nel 90 per cento del West Bank - per avere
ancora di più.
Secondariamente ricorre alla forza, nonostante i summenzionati precedenti dimostrino che
ogni volta, con la forza, ha perduto tutto quanto aveva guadagnato con la diplomazia.
Barak si era assicurato l'approvazione mondiale con la sua iniziativa di pace.
La contromossa di Arafat è stata di mobilitare la solidarietà araba, spedendo i suoi
ragazzi a tirare sassi contro i soldati israeliani, mentre i suoi poliziotti aprivano il
fuoco per forzare gli israeliani a rispondere col fuoco sotto gli obiettivi della
televisione.
Questa strategia non si sarebbe potuta materializzare senza l'eccellente opportunità
fornita da Ariel Sharon, che il 27 settembre 2000 e.v. ebbe la bella idea di visitare il
Monte del Tempio. La radio e la televisione palestinesi incoraggiarono le violenze con
espliciti inviti, confermando il carattere non spontaneo della sollevazione.
Sapremo presto se gli eventi del Duemila porteranno a un esito simile a quelli degli anni
settanta, ottanta e novanta, se cioè Arafat abbia ancora una volta sbagliato i suoi
calcoli esponendosi a una disastrosa disfatta. Rischia la demolizione del suo mini-Stato,
delle sue forze di polizia e della sua radio-televisione.
L'alternativa è una ripresa negoziale, ma senza più la prospettiva di ottenere una vera
pace.
Quale che sia il risultato una cosa sola è sicura: per l'ennesima volta ne viene
danneggiato lo sviluppo economico delle aree palestinesi. Gli abitanti continueranno a
vivere in povertà. Arafat continuerà a mantenere il suo potere, consapevole che le
classi imprenditoriali palestinesi lo liquiderebbero una volta firmato un vero trattato di
pace. Questa è la minaccia contro la quale combatte".
Edward Luttwak
Dove si trova Riccardo Cristiano?
Il quotidiano
Maariv informa che il giornalista del RAI Riccardo Cristiano e' stato visto in Israele
mentre , insieme allo staff della RAI, cenava al ristorante italiano -Da Angelo- . Ottimo
ristorante di Gerusalemme.
Dunque pare che Riccardo Cristiano diventato famoso per aver scritto una lettera di scuse
ai suoi amici palestinesi mentre doveva fare, pagato, il corrispondente da Israele, si
scusava per il filmato del linciaggio dei soldati israeliani a Ramallah e
contemporaneamente accusava i suoi colleghi di Mediaset. Pare quindi che la RAI, anziche'
punire un giornalista delatore e vigliacco, lo porti a cena fuori.
Che sia venuto in Israele per fare i bagagli lasciati prima di tornare in Italia?
Che sia tornato per prendere contatti con i suoi amici palestinesi? Nassuno lo sa,quello
che certamente si sa e'' che questo squallido personaggio non e' stato punito ma se ne va
in giro con Ferrari e altri capoccioni della RAI.
Ah, dimenticavo: la RAI, contattata dal Maariv, nega tutto! Pero' , comunque, tuttavia
Riccardo Cristiano e' stato visto da Angelo a Gerusalemme, capitale di Israele.
Divulgate questa notizia perche' ne vale la pena!
Cessate il fuoco?
Arafat sta dicendo che
"tentera'" di ottenere un cessate il fuoco nella zona A dei territori. Bravo
Arafat, si e' dimenticato tuttavia di aggiungere che nella zona A non c'e' l'esercito
israeliano perche' e' sotto la totale sovranita' palestinese! Forse vuole il cessate il
fuoco perche' non si sparino piu' tra di loro. Nel conto delle vittime palestinesi ci sono
anche gli incidenti d'auto, le morti per cancro ecc.ecc. Loro mettono dentro tutto, anche
i regolamenti di conti. Tutto sul conto degli israeliani come sempre. Durante le
manifestazioni anti israeliane, organizzate dai partiti del governo italiano, oltre a
bruciare le bandiere di Israele, i dimostranti hanno democraticamente IMPEDITO di parlare
a un'esponente del pacifismo israeliano, piu' esattamente del gruppo "Pace
Adesso".
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