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"...eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerá nuovamente al bene,che ritorneranno l'ordine, la pace, la serenitá"Annalies Marie Frank
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La tradizione islamica: l'Islam dei primi tempi

Consideriamo innanzi tutto il caso dell'islam, poiché qui il problema è, da un certo punto di vista, più complesso. La santità di Gerusalemme per l'islam è un fatto. Gerusalemme e al-kuds ("la santa"), o al-kuds alsharifa ("la nobile santa") come era chiamata dai viaggiatori e dagli scrittori arabi medievali. Il problema che qui ci interessa è come la città abbia raggiunto questa posizione nella coscienza musulmana, e in una religione il cui fondatore aveva esercitato il suo ministero nell'Arabia sud-occidentale. (Per evitare ogni possibile malinteso, devo sottolineare che io intavolo e tratto questo problema come un "miscredente". Ciò che è un fatto per il credente musulmano non lo è necessariamente per lo storico critico e studioso delle religioni comparate.) Lo schema generale della risposta è abbastanza semplice e evidente, sebbene i dettagli si rivelino più complessi. Pochi dubbi esistono - per il suddetto storico miscredente - che il Profeta Maometto non sia mai stato a Gerusalemme.

Ed è egualmente fuori di dubbio che il profeta e il suo messaggio siano stati soggetti a influenze ebraiche e cristiane. Le opinioni degli studiosi divergono sia sulla valutazione dell'ampiezza e della relativa importanza delle influenze ebraiche e cristiane, sia sulle forme dell'ebraismo e del cristianesimo che il Profeta incontrò durante gli anni della sua formazione quando il suo messaggio era ancora, si può dire, in fase di gestazione e di maturazione. Per esempio, era l'ebraismo "normativo" che noi conosciamo dalle fonti classiche dell'epoca, oppure l'ebraismo di qualche setta locale? Incidentalmente, questo potrebbe spiegare le versioni "confuse" in cui alcune tradizioni ebraiche e cristiane, comprese le tradizioni bibliche, si ritrovano nel Corano. Ma, comunque sia, non c'è alcun dubbio che molte delle idee centrali del Profeta il monoteismo, il giudizio universale, la responsabilità morale dell'uomo per le sue azioni, siano strettamente collegate all'eredità ebraica e cristiana.

La santità di Gerusalemme era parte di questa eredità, e infatti, nei primi tempi dell'islam, il luogo verso cui si dirigeva la preghiera (qibla) non era La Mecca ma Gerusalemme-- 'ula al-qiblatheyn ("la prima delle due qibla"). Non è qui necessario esaminare l'origine di questa prima qibla e le ragioni del successivo cambiamento in direzione della Mecca e della Ka'aba (cf. Corano, Sura 2:136 sg.). Su questo argomento esiste un'abbondante letteratura, storica e teologica, che è inutile riassumere qui.

Tuttavia si deve rivolgere l'attenzione, per quanto brevemente, al famoso passo del Corano, Sura 17:1 "Sia lodato Allah che trasportò il suo servitore di notte dalla moschea santa alla moschea lontana, della quale noi abbiamo benedetto il recinto". Di nuovo non è necessario esaminare qui il significato originario di questo versetto, sebbene io sia convinto che esso si riferisce a un'ascensione in estasi, cioè in visione, verso un santuario celeste (3). L'idea di un santuario celeste è ugualmente diffusa nella tradizione ebraica e cristiana, in cui però questa nozione è associata a volte a quella di una Gerusalemme celeste. Perciò alcuni studiosi hanno sostenuto, in modo convincente, che anche il significato originario del testo coranico implicava un riferimento a Gerusalemme, benché alla Gerusalemme celeste.

Nonostante ciò, non è il significato originario e controverso di questo versetto del Corano che deve attirare la nostra attenzione qui, bensì l'interpretazione che ne fu data già nei primi tempi dell'islam. Secondo questa interpretazione, il profeta Maometto era stato miracolosamente trasportato dalla Mecca a Gerusalemme, e da l`~ aveva compiuto la sua ascesa al cielo, il mi'radj (i riferimenti alle rivelazioni ricevute dal Profeta e descritte nel Corano, Sura 81:19 sgg. e 53:1 sgg., furono quindi fusi con il viaggio di cui tratta la Sura 17:1). Gli eventi di questo viaggio notturno (I' isra') sono stati successivamente abbelliti da un rigoglioso sviluppo di leggende, che comprendevano il miracoloso cavallo alato del Profeta, alBuraq, e molti altri particolari pittoreschi. Ma l'essenza di questa storia, importante per il nostro scopo, è semplice, e se mi è permesso di esprimerla, in modo alquanto irreverente, nel linguaggio della moderna navigazione aerea, è questa: non ci sono voli diretti dalla Mecca al cielo; bisogna fare sosta a Gerusalemme. Per mezzo di questa interpretazione e di questa fusione dell' isra' e del mi'radj, l'islam si è collegato alla tradizione della santità di Gerusalemme trasmessa dal cristianesimo e ha incorporato questa eredità nel suo sistema religioso.

Il problema che si pone allo storico è di spiegare lo sviluppo ~ credenze e tradizioni. Perché, dove e quando esattamente si sono sviluppate? Per il nostro scopo poco importa che non tutte le tradizioni musulmane siano unanimi su questo argomento, che alcune di queste tradizioni siano il frutto di fabbricazioni successive, e che ancora più tardi alcuni spiriti audaci e quasi eretici abbiano negato la realtà storica di questi eventi, sia per un netto rifiuto razionalistico, sia per la persuasione che si tratti di allegorizzazioni mistiche. Il nostro interesse si rivolge qui alla tradizione centrale, ortodossa, dell'islam per la quale almi'radj haqq, il racconto dell'ascesa di Maometto al cielo, compreso il precedente viaggio notturno a Gerusalemme, è letteralmente vero. Questa credenza ha nutrito la dogmatica, la pietà e la devozione musulmana per secoli, sebbene a questo proposito siano evidenti anche tensioni e lotte.

Storicamente un importante avvenimento aveva decisamente cambiato la condizione di Gerusalemme e consolidato la sua posizione come centro religioso musulmano: la conquista della città da parte del califfo Omar, intorno all'anno 638. Contrariamente al periodo di Medina, il periodo delle origini, quando la città era fuori dell'orbita della società musulmana, e quando la qibla originaria era basata su fattori puramente deologici, Gerusalemme era ora parte del dar al-lslam, la ecumene musulmana. Le numerose chiese cristiane e i luoghi di pellegrinaggio nella città (compreso il luogo tradizionale dell'ascensione di Cristo), e il suo ruolo come centro della devozione e della pietà cristiana, non potevano non rappresentare una sfida per i musulmani. Anche le influenze ebraiche possono aver avuto una parte, messa in luce da varie tradizioni come quella relativa al dialogo fra il conquistatore di ,Gerusalemme, il califfo Omar ibn al-Khattab, e Ka'ab al-Akhbar, un ebreo :convertito all'islam, dialogo che è riferito dallo storico arabo del X secolo aI-Tabari. Infatti i tentativi di esaltare la santità di Gerusalemme in modo tale da far apparire la città in competizione con La Mecca o Medina, sono stati più d'una volta stigmatizzati dagli oppositori come "ebraici" (4). Sembra che il califfo Omar abbia eretto una casa di preghiera vicino alla anta sakhra (la "roccia") sul luogo dell'antico tempio ebraico, e circa cinquant'anni più tardi, nel 691, il califfo omayyade Abd el-Malik ibn Marwan costruì il Duomo della Roccia (erroneamente chiamato moschea li Omar nel linguaggio popolare) che è ancora oggi una delle glorie non soltanto dell'islam ma dell'architettura religiosa in generale. La parola ebraica che significa "tempio" è divenuta una delle denominazioni di Gerusalemme: Beytal-Makdis(o Beytal-Mukaddis), sharrafahuAllah, "la Casa del Santuario, possa Allah glorificarla".

La storia della moschea, con i suoi restauri e i suoi cambiamenti, non leve tenerci occupati qui. Il fatto importante è che quando Abd al-Malik o suo figlio al-Walid) costruì la grande moschea all'estremità meridionale della spianata del tempio (Haram) e questa moschea fu chiamata al-Aksa ("la moschea lontana"), l'identificazione del luogo con la più lontana moschea" nel racconto coranico dell' isra'fu completa e definitiva. Per lungo tempo gli studiosi hanno ritenuto che l'enfasi sempre crescente con cui si esaltava la santità di Gerusalemme fosse principalmente la conseguenza delle considerazioni pratiche della politica omayyade; e perfino l'eminente Goldzihers (5). ha confortato questa tesi con il peso della sua grande autorità. Abd al-Malik era interessato, così si asseriva, a diffondere e rafforzare sempre più l'idea della santità di al fine di neutralizzare l'influenza del califfo avversario e Mecca, ibn Zubayr. La scienza moderna --e io sento il dovere di sottolineare il contributo degli studiosi

Ebraica di Gerusalemme in questo campo -- ha abbandonato questa interpretazione e tende ad accettare la testimonianza degli antichi scrittori musulmani, secondo i quali i motivi basilari erano essenzialmente religiosi (6). Gerusalemme aveva cominciato d assumere un ruolo vieppiù importante nella pietà musulmana, e se 'era un elemento di competizione, non era tanto con ibn Zubayr e La Mecca quanto con le chiese cristiane di Gerusalemme e specialmente con l'imponente duomo dell'Anastasi (purtroppo conosciuto in occidente sotto il nome di "Santo Sepolcro"), lo splendore del quale i musulmani volevano superare con un santuario ancor più prestigioso. Questo è esplicitamente affermato da un grande amante di Gerusalemme e famoso Gerusalemmita (benché sia vissuto mille anni fa), lo storico e geografo arabo del X secolo al-Mukaddasi, e non vedo alcuna ragione per non credere alla sua testimonianza.

La tradizione islamica: sviluppi successivi

La santità di questo luogo sacro ha agito come una calamita, e un crescente numero di credenze cosmologiche, escatologiche (7) e storico-leggendarie, nonché di pratiche devote finì per essere ad essa collegato. Dopo la conquista di Gerusalemme da parte dei crociati, un nuovo genere di letteratura--si è tentati di chiamarla "Sionista"-- cominciò a fiorire nel mondo islamico: i fadha'ilal-Kuds, composizioni che cantano le lodi e le virtù di Gerusalemme. Non si può descrivere questo genere letterario come una semplice propaganda destinata a suscitare entusiasmo per una riconquista musulmana. Non vi è dubbio che questo fattore aiuta a spiegare la quantità e la diffusione di questo genere di letteratura, ma la sua esistenza e le idee che ne costituiscono l'ispirazione appartengono alla sfera della pietà e della religiosità musulmana. In realtà la letteratura dei fadha'il, sebbene sia fiorita soprattutto nel periodo delle crociate (8). effettivamente ebbe inizio prima delle crociate. Un moderno studioso musulmano afferma che "il testo più antico di questo tipo è opera di un contemporaneo di Saladino" (9). e io sono lieto di poter dire che gli studiosi dell'Università Ebraica di Gerusalemme, in base alle loro ricerche, hanno definitivamente stabilito che alcune composizioni fadha'il appartengono a un'epoca ancora più antica (10).

L'islam ci offre così l'esempio forse più impressionante di come una città santa può acquisire una specifica santità sulla base di ciò che--almeno per un estraneo infedele-- è pura leggenda, sovrapposta, senza dubbio, a una precedente santità tradizionale del luogo. Mentre nel caso del cristianesimo dei fatti storici (la vita e la morte di Gesù) hanno creato dei fatti religiosi (la resurrezione e l'ascensione), e le due categorie si sono unite per creare dei "luoghi santi", il caso dell'islam è esattamente opposto. Le credenze e la pietà hanno creato dei fatti religiosi e questi, a loro volta, hanno prodotto dei fatti storici che, per lo studioso delle religioni, della cultura e anche della politica, devono essere considerati, a tutti gli effetti, reali come ogni altro fatto storico accertato. Certamente nell'islam, che non fa distinzione tra la sfera religiosa e la sfera secolare (compresa la politica), come ha fatto il cristianesimo, i fatti religiosi hanno delle implicazioni che entrano legittimamente a far parte della sfera politica. Ciò rimane vero anche quando la dimensione religiosa è soggetta a abusi e manipolazioni a causa di interessi puramente politici.

 

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Ultimo aggiornamento: 16/01/10