autocoscienza

Lasciatemi riassumere quanto precede in termini leggermente più astratti. Il grande agglomerato che chiamiamo «io» da nel suo insieme origine, in un dato momento, a una qualche azione nel mondo esterno, più o meno come un sasso gettato in uno stagno produce sulla superficie dell'acqua delle increspature che si espandono ad anello. In breve tempo, le miriadi di conseguenze della nostra azione iniziano a rimbalzare verso di noi, proprio come le prime increspature tornano indietro dopo essere rimbalzate sulla riva dello stagno. Quello che riceviamo di ritorno ci permette di percepire quello che il nostro io in graduale metamorfosi ha prodotto. Milioni di minuscoli segnali riflessi ci influenzano dall'esterno, siano essi visivi, acustici, tattili, o di qualunque altro tipo, e quando arrivano a destinazione, innescano onde interne di segnali secondari e terziari dentro il nostro cervello.

HOFSTADTER D. Anelli dell'io. Mondadori, 2008. p. 229

assassinio su scala industriale

Nel passato, e in altri continenti, l'assassinio su scala industriale non era possibile; esso appartiene al Novecento e all'Europa. Lo stesso si può dire della capacità organizzativa e della freddezza con cui è stato eseguito. E forse anche dell'aspettativa che misfatti di tali proporzioni si potessero innescare senza motivazioni reali. Secondo Todorov, la forte specializzazione e complessità della vita individuale e la difficoltà di procurarsene una visione d'insieme, esasperate nel Novecento, hanno contribuito in modo sostanziale a rendere possibile questo crimine senza precedenti.
Secondo Jacob Burckhardt nella morale non esiste progresso. I beni culturali da soli non fanno cultura, ma al massimo producono dei filistei. C'è anche da chiedersi quale contributo la cultura possa dare all'umanità. Tutte queste considerazioni diventano col passare del tempo sempre più pesanti, poiché nuove armi e nuove tecniche portano con sé nuove possibilità, nel bene e nel male; nuove sensibilità portano nuove debolezze (e viceversa), e nuove difficoltà di osservare le cose in termini complessivi portano nuove precarietà e nuovi rischi. 

MEIER C. Da Atene ad Auschwitz. Il Mulino, 2004. p. 179

altruismo

Primo: torniamo alla discussione del capitolo 4 su "avrei potuto fare altrimenti", e sull'esempio di Martin Lutero. Lungi dal rappresentare eccezioni alla regola, o casi speciali che richiedano spiegazioni speciali, siamo in grado ora di capire che esempi di questa pratica di costruire se stessi in modo tale da non permetterci di comportarci diversamente da come facciamo rappresentano un'innovazione chiave per l'ascesa evolutiva attraverso lo spazio dei progetti l'"enorme" spazio multidimensionale di tutti i progetti possibili - del libero arbitrio umano. Ci si può rendere conto di come questa tattica di fissare la volontà di ognuno di noi, una volta che l'abbiamo individuata, lasci una traccia fossile dietro di sé, prendendo in considerazione una caratteristica dell'elogio morale che viene raramente trattata dai filosofi, ma che è spesso ammirata negli agenti morali: quella persona da prova di tale determinazione, diciamo con ammirazione. 
Secondo: abbiamo visto come la paura dei filosofi circa il fatto che, se noi fossimo determinati, non potremmo essere in grado ili ammettere una vera possibilità di scelta - se noi fossimo determinati, non ci sarebbe per noi alcuna genuina opportunità -ci riporti indietro; noi possiamo essere liberi in un senso moralmente importante solo se, in realtà, impariamo a diventare insensibili alle molte opportunità che ci attraversano la strada. Ancora, non otteniamo tale risultato diventando pazzi o ciechi, ma aumentando la posta in gioco in modo che le "decisioni" siano mosse forzate, irriflesse, al di là di ogni attenta considerazione. 
Terzo: abbiamo visto che quel mitico essere, il puro agente egoista razionale degli economisti che non può mai resistere a un affare, è uno stupido razionale, al quale possiamo porre la famosa domanda retorica: "Se siamo così stupidi, come mai siamo anche così ricchi?". [...]
Possiamo ribattere con lo stesso spirito a un'altra creatura mitica, il santo razionale kantiano: ''Se siamo così immorali, come facciamo ad avere così tanti amici fidati?". In altre parole, se volete arrivare all'altruismo genuino, dovete prendere in considerazione l'approccio evoluzionistico, avvicinandovi a quella meta per progressivi incrementi, senza far ricorso ai Primi Mammiferi o ai ganci dal cielo, ma passando dal cieco egoismo, andando dallo pseudoaltruismo al quasi-altruismo (benegoismo), fino ad arrivare a qualcosa che potrebbe andare abbastanza bene per tutti noi.

DC Dennett. L'evoluzione della libertà. Raffaello Cortina, 2004: 288-9

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