L'immagine complessiva è quella di una tragedia, di una dialettica contorta d'inestricabili contraddizioni: l'assoluto che si manifesta solo nella particolarità degli individui e dei loro incontri; il permanente che si nasconde dietro episodi sfuggenti, il normale dietro l'eccezionale.
Soprattutto, il dramma della modernità deriva dalla «tragedia della cultura», dall'incapacità umana di assimilare prodotti culturali sovrabbondanti a causa della creatività scatenata dello spirito umano. Una volta messi in moto, i processi culturali acquistano una loro dinamica, sviluppano una loro logica e producono nuove molteplici realtà che fronteggiano gli individui come un mondo esterno, oggettivo, troppo potente e distante per essere «risoggettivato». La ricchezza della cultura oggettiva si traduce quindi nella povertà culturale degli esseri umani individuali, che ora agiscono secondo un principio di omnia habentes, nihil possidente [avere tutto, non possedere nulla] (secondo l'inversione che Giinther S. Stent fece del famoso principio di san Francesco).
Una frenetica ricerca di oggetti di cui appropriarsi cerca invano di sostituire la riappropriazione di significati perduti.
Z. Bauman. La decadenza degli intellettuali Bollati Boringhieri 2007 pag 135